LA FEBBRE Q (QUERY) ORA È CONOSCIUTA

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Dottor Professor
Aldo Ercoli

La Rickettsie sono responsabili di malattie febbrili esantematiche (colpiscono la pelle), quali la Rickettsia prowazechi (tipo esantematica) la Rickettsia mooseri (tipo murino), la Rickettsia conorii(febbre Mediterranea).
La prima viene trasmessa dal pidocchio, la seconda dalla pulce, la terza dalla zecca. L’unica rickettiosi non esantematica bensì respiratoria è la febbre Q, (Coxiella Burnetii), trasmessa non da un artropode vettore bensì contratta (come il coronavirus) per via inalatoria oppure digestiva o anche attraverso soluzioni di continuo della cute da materiale contenente le coxielle (latte, feci, urine) di alcuni roditori o animali domestici infettati da un artropode (pidocchi, zecche, pulci).

 

E’ chiamata febbre Q (dall’iniziale del nome inglese Query) perché era un tempo sconosciuta. E’ una malattia febbrile che quindi il più delle volte viene trasmessa dall’esposizione diretta o indiretta da bestiame infetto, specie ovini, bovini e caprini. Ciò può verificarsi nelle fattorie, negli allevamenti, nei mattatoi. Sono soprattutto presenti in gran numero nella placenta degli animali infetti tanto che sovente l’infezione negli esseri umani si verifica durante il parto degli animali. Anche dopo settimane o mesi dall’assenza dell’animale la Coxiella burnetii possiede una spora che può sopravvivere all’ambiente esterno e risultare altamente contagiosa. Il microrganismo sopravvive anche sulle vesti. La trasmissione, come detto, avviene per via inalatoria e può portare ad epidemia di febbre Q nei soggetti che abitano o lavorano vicino agli allevamenti o fattorie che hanno animali infetti, mattatoi o laboratori di ricerca. Generalmente il periodo di incubazione della febbre Q è di circa 14 giorni pur potendo variare fino a 6 settimane.

Vi è febbre alta con brividi, cefalea, dolori muscolari. Frequente è la localizzazione polmonare con una caratteristica “polmonite atipica interstiziale” molto simile a quella causata da micoplasmi e altri microrganismi che provocano polmonite interstiziale. La cute come detto, non viene interessata. Come tutte le polmoniti interstiziali i rilievi obiettivi generalmente non sono specifici. All’ascoltazione dei polmoni non si riscontrano rantoli né segnali di una classica broncopolmonite batterica.
Gli esami del sangue?
Di solito vi sono delle alterazioni della funzionalità epatica talora compatibili con un’epatite acuta. Se l’affezione, non curata, si cronicizza si può andare incontro ad un endocardite (se vi è un anomalia valvolare persistente) o ad un’epatite granulomatosa. Nella medicina di base in ogni forma febbrile sconosciuta è bene richiedere, come si fa in ospedale, una semplice radiografia del torace in due proiezioni. La diagnosi vera e propria è invece basata sull’esame sierologico per gli anticorpi C. burnetii rilevabile solo dopo 2-3 settimane dall’inizio della malattia.
E nel frattempo nella medicina territoriale che facciamo?
Sulla scorta dei dati anamnestici, epidemiologici, clinici, radiologici l’esperienza empirica mi porta ad iniziare una terapia antibiotica a base di moderne tetracicline oppure macrolidi quali l’azitromicina o la cloritromicina. Il trattamento empirico è lo stesso di quello che impiego contro i micoplasmi: Doxicillina (Bassado) o Minociclina (Minocin) compresse da 100 mg x due volte al giorno (mattina e sera con abbondante sorso d’acqua) per una o due settimane. Nei bambini utilizzo invece l’azitromicina (sempre se non siano allergici ai macrolidi). Altri colleghi di base preferiscono i chinolonici (cirpofloxacina 500 mg x 2/die per os per 14 gironi). Negli anni 80 un grande medico di famiglia di Ladispoli, il dottor Giorgio Battelli, nelle rickettiosi ma anche nella Brucellosi (febbre maltese) utilizzava con successo la vecchia tetraciclina (Ambramicina 1 cx 4 volte al giorno). Lo stesso posso dire (li ho visti all’opera) per gli altri tre notevoli medici di famiglia di Cerveteri (Boffi, Costantini e Morini). P.S. Dimenticavo a Ladispoli il collega Furio Civitella, un pediatra eccellente anche come internista.