LA TOMBA REGOLINI-GALASSI E IL MISTERO DELLO SCHELETRO RITROVATO NELLA CELLA

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A chi apparteneva lo scheletro ritrovato nella cella della tomba Regolini-Galassi?

Forse a una giovane, esile principessa etrusca (data la regalità del corredo) dal dolce nome Larthia, oppure a un gran sacerdote o principe etrusco (lucumone) di nome Larth?

Secondo le “ultime, moderne, inappellabili interpretazioni”, le iscrizioni che compaiono su alcuni stupendi oggetti (quali una coppa, un’anforetta globulare, una tazza e uno skiphos) Larthia e Mi Larthia, non ricordano il nome di una donna, ma si riferiscono ad un personaggio maschile di nome Larth. Si tratta molto probabilmente del defunto sepolto nell’anticamera: un guerriero-principe d’alto rango, come testimoniano molti oggetti particolarmente significativi.

E allora perché la coppa, l’anforetta globulare, la tazza e lo skiphos con le iscrizioni sono stati ritrovati nella “cella” anziché nell’ “anticamera”?

Mescolamento degli oggetti di corredo da parte degli scopritori al momento del rinvenimento? Errore delle moderne interpretazioni sul significato delle iscrizioni?

Nella primavera del 1836 la tomba (databile metà del VII sec. a.C.), fu scoperta per pura intuizione dall’arciprete Regolini nella zona del Sorbo, a Cerveteri. La tomba, ritrovata vergine, è per metà scavata nel banco tufaceo, e per metà costruita con blocchi squadrati di tufo, messi in modo da figurare una falsa volta di forma ogivale (tomba a volta costruita). Ha un dromos cortissimo, ed è costruita da due ambienti, lunghi e stretti, posti uno di seguito all’altro, detti: anticamera e cella. Sulle pareti dell’anticamera , quasi all’altezza della cella, sono scavate nel tufo due nicchie…

Ed ecco come lo scrittore storico Luigi Pareti nel suo saggio, La Tomba Regolini Galassi – imprimatur del Vaticano 1947, descrive la deposizione della cella: “…la tomba Regolini-Galassi servì, dunque, per tre successive deposizioni: la nicchia destra per un uomo di rango (non così elevato) incinerato; la cella (la parte più profonda della tomba) per
una donna della più alta condizione sociale, inumata; l’anticamera, con l’aggiunta della nicchia di sinistra, dato l’abbondante materiale di corredo, per un guerriero-principe d’alto rango, inumato anch’esso. La dama aveva ancora certo lo scheletro e la suntuosa
veste, come le suppellettili integri al momento della scoperta…
La furia con cui fu fatto il prelevamento del materiale prezioso della cella, e la condizione stessa di disagio in cui il ritrovamento fu eseguito per mezzo di un pozzo, praticato dall’alto, che provocò la frana dell’ipogeo di parte del muro destro e della falsa volta in oggetto, aggiunto al fatto che gli scopritori, messi in agitazione dalle ricche suppellettili, non ebbero occhio che ad esse, spinge l’insufficienza delle nostre informazioni su di alcuni punti che pure sarebbero stati archeologicamente capitali!”.

Continua il Pareti: “ …l’unico accenno in cui io mi sia imbattuto alla presenza dello scheletro della persona inumata della cella, è dato dal rapporto del GRIFI nel Diario di Roma, il quale, però, confonde in una sola descrizione, quanto si riferisce all’anticamera e alla cella”.

“ …tolto il masso che serrava l’uscio (si tratta di “dettaglio inventato ad arte”, essendo invece penetrati nella tomba tramite il pozzo), manifestò essere una tomba non tocca, e scelta a rinchiudere le ossa di un personaggio copiscuo. Era disteso, lo scheletro, sopra una bara di metallo…”

Il Pareti prosegue “…non solo l’abito di gala ricordava la dama per la sua festosa vita terrena: la cella conteneva evidentemente, in stipi o cofani (andati distrutti a seguito della frana da parte del muro destro e della falsa volta in oggetto) vestiti di ricambio suntuosi, parures parallele di oro o argento, tutta una suppellettile vascolare d’argento; il fuso, i dadi, la teca per il cosmetico, le brocche per i profumi, ed anche iscrizioni su vasi argentei richiamanti il nome della defunta; sfarzo principesco di oreficerie sepolte per sempre, privando i vivi, per il rispetto del morto: materiale occorrente per la nuova vita ultraterrena…”.

Dunque, uomo o donna? Giovane, esile, principessa etrusca dal dolce nome Larthia, o gran sacerdote o principe-guerriero di nome Larth?

Se avete la fortuna di visitare la tomba Regolini-Galassi, una volta giunti nella nuda cella, non sentirete altro che i battiti del vostro cuore, e immaginerete, forse, un’esile principessa etrusca dolcemente addormentata nel sonno eterno dell’immortalità.

di Dario Rossi