OPERAIO MORTO SUL LAVORO AL PORTO DI CIVITAVECCHIA

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UNIONE POPOLARE ANNULLA L’EVENTO DI OGGI DI CHIUSURA CAMPAGNA ELETTORALE. 

Unione Popolare ha deciso di annullare l’evento di chiusura della propria campagna elettorale, prevista per oggi, venerdì 10 febbraio contro il biodigestore, alla notizia della morte sul lavoro del giovane portuale Alberto Motta, avvenuta nella mattinata. Esprimendo vivissimo cordoglio alla famiglia e sostenendo lo sciopero unitario di 24 ore indetto da tutte le sigle sindacali, Unione Popolare invita la cittadinanza al presidio che si sta radunando di fronte dell’autorità portuale per manifestare il proprio dolore per ma anche la propria rabbia.
Alberto Motta, giovane operaio di 29 anni assunto a tempo determinato da pochi mesi, è  morto  schiacciato sotto al “muletto” su cui lavorava al teminal  container in porto di Civitavecchia. Una morte assurda, un omicidio bianco, avvenuto in situazioni analoghe a quella di ieri nel porto di Trieste. Un crescendo drammatico  di incidenti mortali che denunciano un pericoloso peggioramento delle condizioni di sicurezza del lavoro nei porti.
Assenza di misure adeguate di sicurezza e di controlli, intensificazione dei ritmi, aumento dei  carichi lavorativi, utilizzo di manodopera precaria “somministrata a tempo”, pressioni per accelerare le operazioni e fare di più: nei porti prima che altrove è visibile come stia diventando sempre più pesante l’asservimento del lavoro alla logica disumana del mercato e dello sfruttamento.
I potenti gruppi privati, compagnie di navigazione, terminalisti, armatori,  la fanno sempre più da padroni nei porti. Alberto operava all’interno della struttura portuale data in concessione alla società privata, frutto di scelte discusse conseguenti al progressivo abbandono del ruolo pubblico dei porti con la concessione delle banchine ai gruppi privati che assumono pieno potere di gestione della struttura e di controllo sulla manodopera.
Ci diranno che la morte di Alberto è stata una fatalità, è stato il destino o peggio conseguenza di una manovra sbagliata. L’indagine dovrà chiarire, ma noi sappiamo che non può essere così e lo sanno prima di tutto coloro che sono costretti a lavorare in queste condizioni, rischiando la vita ogni giorno.
Oggi il porto è fermo ed Unione Popolare si unisce al presidio dei lavoratori della Compagnia portuale, CILP, CFFT, dell’autorità portuale di fronte alla propria sede. La costernazione, le lacrime e la rabbia di oggi debbono servire a fermare questa strage senza fine perché così non si può né si deve continuare.