Marinella Fiume: “Strèuse. Strane e straniere in Sicilia”

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Recensione di Caterina Luisa De Caro 

Le straniere, le strane, le riconoscevi dai loro vestiti che nessuna padrona avrebbe mai indossato, dall’aria assorta e sognante di fronte ai paesaggi mitologici siciliani che le lasciavano senza parole ma che le facevano apparire ai contadini e ai lavoratori come creature strane, bislacche, mezze divinità e mezze scimunite, a causa dei linguaggi alle loro orecchie incomprensibili. Più o meno come in “Fantasticheria” dove Verga, l’unico che ha tentato di raccontare quel fenomeno che coglieva lo straniero, il viaggiatore che metteva piede nell’isola con gli occhi di chi la sa lunga e poi sa come va a finire e tenta di spiegare la differenza tra guardare con gli occhi del viaggiatore un posto e viverci. 

Così come sembravano bizzarre agli occhi dei paesani le belle donne, sia di corpo che di spirito, che prendendo la forza dal territorio e dai racconti sapienziali tramandati dagli antichi e le capacità delle ammagatrici e delle donne di Fuora cercavano di trovare rimedi e modi anticipando le grandi scoperte dell’arte e della medicina così come i grandi viaggiatori tentavano di cogliere lo spirito che ogni paesaggio ogni pianta donava.

Per avvicinare l’ultima opera di Marinella Fiume ”Strèuse. Strane e straniere in Sicilia “ edito da Iacobelli Editore, questa premessa è fondamentale, perché la scrittrice siciliana che da decenni si batte per veder riconosciuto il ruolo che molte donne hanno svolto in tutti i campi e spesso non hanno ricevuto il giusto riconoscimento. Figure storiche che hanno dato all’isola grande risonanza oltre i suoi confini, contribuendo all’ immagine culturale della Sicilia, favorendone nell’immaginario dei viaggiatori la sensazione di un posto unico e fatato dove convivono, da sempre, pacificamente diverse visioni del mondo.  La scrittrice, sempre entusiasta a voler rendere giustizia all’immenso patrimonio femminile che si rincorre nei secoli e che lascia tracce nel vissuto dell’isola riportando, in maniera finanche certosina, citando luoghi e linguaggi alla luce il loro operato. L’opera è sorta, privilegiando quelle donne che pur avendo creato bellezza, cultura e sapienza sono cadute nel dimenticatoio delle nuove generazioni, ma le cui azioni e i loro ingegni creativi intorno a noi, testimoniano la loro presenza e la loro grande perizia, per questo riportarne la memoria significa segnare le tappe evolutive che hanno dato adito a vicende lega.

Nel libro ci sono trenta ritratti di donne distanti dai canoni che hanno segnato, davvero, la storia della Sicilia. Donne architette, scrittrici, pittrici, attrici, tutte operatrici nella terra del sale e del sole, e se mai se ne fossero allontanate, la loro fama e la loro bravura invitava a chiunque entrasse in contatto con loro un viaggio verso la Trinacria, il cui emblema, da sempre rappresenta una donna sapienziale che danza con i suoi tre piedi, a ricordo delle punte dell’isola, intorno al sole.

I primi due racconti sono estranei ai ritratti storici delle protagoniste, pur segnando la Storia del femminile che caratterizza la Sicilia e aprono il testo di “ Strèuse. Strane e straniere in Sicilia” recuperando il mito delle Sirene e della prima antenata ritrovata nell’isola. Infatti, il sole e il mare sono l’emblema dell’isola benedetta da Dio, ove ogni microclima e ogni flora è fauna cambia nel giro di pochi chilometri, dalla montagna sacra dell’Etna a fino al mare cristallino di Cefalù o Taormina, dai funghi di bosco alle pale di fico d’India, fino agli agrumi che la contraddistinguono.

Eppure il libro di Marinella Fiume, dietro l’apparente raccolta di ritratti di donne, che danno vita a vicende e storie da tramandare, segna, seguendo i suoi cunti, una via sapienziale a chi sa coglierla, dove, ogni tappa, o meglio ogni ritratto, riproduce una salita ininterrotta apparentemente verso la modernità, ma in realtà ad una consapevolezza  di come il femminile, o meglio il femminino sacro presente nell’isola, segna il ritmo della conoscenza che si acquisisce solo con l’esempio, ma in realtà nasconde una erudizione da tramandare solo a chi coglie i nessi, chi sostiene lo Spirito con cui viene segnato il cammino sapienziale. In fondo ogni ritratto altro non è che un sassolino lasciato nel bosco, che permette a noi, lettrici incantate dalle storie, piccole pollicine, di tornare a casa convinte e contente nel nostro ruolo di creatrici di bellezza in ogni ambito cui prestiamo servizio.

Questo secolo passato ha voluto, con la sua rivoluzione femminista, aprire al riconoscimento che non solo fervide lettrici, prime ai convegni e alle conferenze per curiosità e interesse, ma perché dietro ogni donna istruita e consapevole c’è l’identità di una società equa e democratica che riconosca ad ogni suo membro la sua giusta presenza.
   

Marinella Fiume
Docente e scrittrice, sindaca di Fiumefreddo tra il 1993 e il 2002. Oltre a testi storici e narrativi, ha curato il dizionario bibliografico Siciliane (2006) 333 profili di donne dal Medioevo ai nostri giorni.