LA VIA DI FUGA PER RESTARE UMANI

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CONTRO IL TRANSUMANESIMO, IL MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO.

di Maurizio Martucci

Parte da molto lontano e punta al prossimo futuro, ma la partita all’ultimo sangue si sta giocando adesso e lo scontro è inedito nel cambio della specie. Apocalittico. Siamo in pieno transumanesimo tra eugenetica, esoscheletri, connessioni neurali e microchip. Potremmo avere davanti a noi ancora 20, forse al massimo altri 30 anni prima di finire definitivamente dal mondo-macchina (Internet delle cose) tutti dentro all’uomo-macchina (Internet dei corpi).

In assenza di un’inversione di tendenza, i nativi digitali saranno poi partecipi dell’evoluzione involutiva, disumana e inumana, dalla scimmia al cyborg per la nuova umanità nel post-umano. I nostri figli come la metafora della rana bollita di Noam Chomsky. Perché il nanomondo dell’ultra razionalismo scientista-illuminista e delle tecnologie convergenti ha sfacciatamente dichiarato guerra all’umanità, tra neuroscienze e realtà aumentata incanalati nel tunnel verso l’estinzione. Altro che Prometeo. Si, perché per chi ancora non l’avesse capito, siamo ad un punto di non ritorno. Il bivio è qui: “Ci saranno persone impiantate, ibridate, e queste domineranno il mondo. Le altre che non saranno come loro, non saranno tanto più utili delle nostre vacche tenute al pascolo. (…) Quelli che decideranno di restare umani e rifiuteranno di migliorarsi avranno dei seri handicap. Costituiranno una sotto-specie e saranno gli Scimpanzé del futuro”.

È questa la sintesi di ‘Manifesto degli Scimpanzé del futuro. Contro il transumanesimo‘, il libro denuncia del collettivo radicale francese Pièces et Main d’Oeuvre, tradotto in italiano e fresco di pubblicazione in sinergia tra Edizioni Malamente e Istrixistrix. “Per restare umani e credere alle risorse degli animali politici” ci vuole “coraggio e vitalità”.
Il libro, frutto di una risposta argomentata all’occupazione transumanista di Grenoble – città degli autori – sin dall’apertura del primo polo europeo di nanotecnologie (“chi legge capirà che, avendo noi stessi iniziato il dibattito sul nanomondo totalitario e la fabbrica degli uomini macchina a partire dal 2003, abbiamo preferito far scoppiare la bolla e sabotare l’operazione“), è una carrellata ragionata di analisi e sunti contro il nuovo totalitarismo tecnocratico dei laboratori di ricerca e teorizzato dai guru della Silicon Valley.

Si parte dall’eugenetica di fine ‘800 di Francis Galton (cugino di Charles Darwin) per finire al progetto Neuralink di Elon Musk, in mezzo alle teorie di Nick Bostrom, la singolarità di Raymond Kurzweil e i progetti scientifici europei di Horizon tra biotecnologie e robotica per il ‘miglioramento’ del corpo umano. Al centro, immancabili, le grandi potenze a guidare l’innovazione, più o meno sotto mentite spoglie: “Nel 1999 Bill Clinton lancia la National Nanotechnology Initiative (NNI), diretta da Mihail Roco. Bainbridge e Roco consegnano il loro rapporto sulle tecnologie convergenti a Bush figlio, che firma il 21st Century Nanotechnology Research and Development Act. Nel 2005 la NNI ottiene dal governo un miliardo di dollari. Nel 2014 Barack Obama esprime soddisfazione, «stiamo costruendo Iron Man», e nel 2015 decide di aumentare il budget della NNI. In meno di vent’anni, le nanotecnologie hanno fatto progressi spettacolari, nei laboratori e nelle industrie. Tutto ciò non è affatto naturale, è meccanico”.

Nonostante il testo sia a tratti imbevuto di un veteromarxismo introspettivo che ne ideologizza i contenuti militanti soprattutto nelle riletture storicistiche del più recente passato, la lettura si presta perfettamente ad inquadrare il cuore del problema nella sua drammatica attualità: il dichiarato attacco all’umanità sferrato da chi vede l’essere umano come un errore sta cercando di ibridarlo con impianti tecnologici, medicina migliorativa e interfacce. È questa l’anti-storia del terzo millennio e l’evidenza è nello scontro tra natura e artificiale. La tecnologia non è neutra e il processo è binario. “L’obiettivo rimane: dirigere l’evoluzione, con gli strumenti della scienza e della tecnologia. Il transumanesimo prepara l’avvento del postumano” per “un «corpo umano versione 2.0» secondo Kurzweil, riprogrammato tramite nanotecnologie, genetica e intelligenza artificiale”. L’orizzonte è più di un campo minato, la battaglia si preannuncia feroce e crudele, roba da lasciarci ogni speranza.

Investimenti planetari multimiliardari, programmi a lunga gittata, coinvolgimento degli organi decisionali e della grande lobby (dai governi centrali e le multinazionali fino alle università) e poi un destino ineludibile che pare ormai segnato, quel ‘progresso che non si può fermare’ col quale ognuno sarà costretto a fare i conti. Non si scappa: se la fine della specie pare ormai segnata nel tramonto dell’umanità per l’alba dei cyborg, il Manifesto contro il transumanesimo ha la visione e la lucidità riepilogativa di individuare l’exit strategy, la via di fuga per restare umani. Scimmiottando chi ci vorrebbe tutti come dei retrogradi Scimpanzé al giardino zoologico delle Smart City, restare umani è la chiave di volta, la buccia di banana per invertire il corso degli eventi: “Il fattore umano è il nemico degli esperti in organizzazione scientifica del lavoro. L’“ingranaggio” deve avere del coraggio per sabotare la macchina – un sussulto di umanità. Ecco perché dobbiamo porre fine all’impiego, riprendere i mestieri e riottenere così la padronanza delle nostre vite.” Infondo, nel romanzo fantascientifico Mondo Nuovo, già nel 1932 Aldous Huxley l’aveva previsto. Forza Uomo, dipende (ancora) da noi!