Palude di Torre Flavia: Chiudono i campeggi, il mare diventa cristallino

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“La Palude di Torre Flavia, dopo lo sgombero
dei camping di via Roma, torna a splendere”
di ALFREDO FALVO

“Mai si era vista un’acqua del mare tanto cristallina e una Palude così splendente come dopo la chiusura dei campeggi di via Roma a Ladispoli”.  A dichiaralo è Cristiano Cimarelli, Presidente del Comitato per la Salvaguardia della Palude di Torre Flavia, nonché Presidente della Pro Loco di Marina di Cerveteri.

“Al di là dei grotteschi proclami di eccellenza delle nostre acque marine – prosegue Cimarelli –  sono oramai decenni che il nostro mare è palesemente sporco, al punto tale da aver conquistato negli anni passati la Bandiera Nera da parte di Goletta Verde Legambiente ed essere stato definito in modo impietoso da Dagospia come “letteralmente merdoso” a causa dei batteri fecali rilevati alle foci dei fiumi. Ma anche trascurando le analisi batteriologiche e chimiche, molto contraddittorie di Arpa e Legambiente, a scoraggiare i bagnanti è sempre stata la realtà di fatto, visibile agli occhi di tutti: un mare lurido, a volte più simile ad una fogna a cielo aperto, spiagge allo sbando, prive di controlli, una sorta di far west, in cui illegalità, abusi e degrado sono divenute la norma. Ma la fine dell’estate 2016 ci ha riserbato un regalo inatteso, quasi un miracolo: il mare, improvvisamente, specie quello antistante la Palude, dall’ultima decade di agosto, è diventato limpido, trasparente come non lo si vedeva da decenni. Non solo. La spiaggia, come d’incanto, è diventata pulitissima, senza rifiuti abbandonati, con poche presenze umane, discrete ed educate. Spariti i venditori abusivi che a decine infestavano il lido di Torre Flavia con mercanzie di dubbia origine occupando la battigia con i loro carrettini arrugginiti e che illegalmente campeggiavano di notte all’interno dell’Area protetta, costituendo un rischio enorme per la Palude. Dileguati i fagottari che a migliaia invadevano senza alcun rispetto uno dei lidi più belli del litorale romano.  La viabilità di via Roma, dove appunto si accede all’Area protetta, tornata sostenibile. Insomma la Palude è tornata ad essere un’Oasi, un vero paradiso. E se ne sono accorti pure i fenicotteri, che, dopo anni di assenza, sono riapparsi negli acquitrini di Torre Flavia”.

Le cause di un tale cambiamento positivo hanno forse qualcosa a che vedere con la chiusura dei campeggi?

“è indubitabile che un tale miracolo (fenicotteri compresi) è coinciso, in linea temporale, con la chiusura dei camping di via Roma messi sotto sequestro per ordine della magistratura. Se ci sia un rapporto di causa-effetto o piuttosto si tratti di pura coincidenza non posso affermalo. Potrei dedurlo. Mi auguro che nessuno dei camping sversasse liquami in mare – per quanto io stesso abbia visto con i mie occhi dei campeggiatori sversare nel fossato che sfocia a Torre Flavia – che nessuno favorisse il commercio abusivo dei vu cumprà e che nessuno di loro ospitasse al proprio interno quella marmaglia incivile che è solita bivaccare sulla spiaggia dell’Area protetta. Sta di fatto però che il mare e la Palude sembrano aver gradito un tale sgombero, ritrovando lo splendore di un tempo. E questo perché un’area protetta, per sopravvivere, non può essere sopraffatta e assediata, così come lo è stata in questi anni, da migliaia di presenze fuori controllo: è insostenibile, per il mare, per le dune, per gli animali che la popolano. Un ecosistema così fragile come quello della Palude ha bisogno di un’area di rispetto adeguata.  Certo, anche se i camping circostanti non potessero riaprire, non è che tutti i problemi della Palude sarebbero risolti. Rimane il degrado di via Roma, rimangono i manufatti abusivi, rimangono le gru, orribili mostri che uccidono il paesaggio a sud dell’area protetta, rimane la vergogna dell’ingresso nord a Campo di Mare dove insistono ben due stabilimenti abusivi all’interno dell’area protetta, di cui uno in totale disfacimento. Rimane il fatto che l’ente parco è privo di fondi e di competenze, per cui la tutela è affidata ai buoni intendimenti di numerose associazioni di volontari, tra cui, sempre in prima fila, Scuolambiente”.

Non crede che la chiusura dei campeggi abbia costituito un danno dal punto di vista del turismo?

Le rispondo da imprenditore: di che turismo parliamo? Del turismo di qualità, quello che frequenta buoni ristoranti e che fa acquisti nei migliori negozi di Ladispoli o piuttosto di gente che si porta i fagotti dal discount della propria borgata e compra il costume da bagno dal venditore abusivo sulla spiaggia? Probabilmente il traffico illegale che sta dietro ai vu cumprà può essere stato danneggiato. Ma a danneggiare veramente il commercio legato al turismo, oltre alle tasse troppo alte, è innanzi tutto il degrado, come quello di via Roma, la mancanza d’acqua, affitti esorbitanti di case fatiscenti, il traffico insostenibile, strade rotte, traboccanti di immigrati e profughi, ubriachi e barboni. Spazi verdi inesistenti o in abbandono. Tutto questo fa scappare il turista civile in cerca di bellezza, natura, ordine e sicurezza. Dobbiamo decidere cosa vogliamo essere. Vogliamo elevarci ai piccoli comuni costieri della Maremma o piuttosto sprofondare in una sorta di periferia di infimo ordine in cui la Metropoli possa scaricare il peggio di se stessa? Per concludere le dico un’ultima cosa: il diritto d’impresa non può in alcun modo costituire un alibi per mettere a rischio uno degli ambienti costieri più belli del mondo, quello della Palude di Torre Flavia, un chilometro di costa paesaggisticamente meraviglioso, con una palude con estesi canneti ricca di uccelli migratori, una rara flora duneale e conchiglie, grazie alle praterie della poseidonia: un vero tripudio di vita e di energia tra mare, terra e cielo. Più noi rispetteremo l’ambiente, in particolar modo l’ambiente straordinario della Palude, più i turisti, quelli civili, verranno a Ladispoli e Cerveteri, e più terremo lontano gli incivili, quelli che nel degrado ci sguazzano”.

Cosa servirebbe per elevare le sorti dell’area protetta di Torre Flavia?

“In primo luogo dovrebbero essere abbattuti tutti, e sottolineo tutti, gli abusi edilizi, in particolar modo la struttura in stato di totale abbandono all’ingresso nord a Campo di mare. Recintare l’ingresso nord così come è stato recintato l’ingresso sud. Inoltre occorre che siano ripristinati i confini reali dell’Oasi, restituiti gli acquitrini che sono stati interrati, ripiantumate le piante autoctone, che qualcuno si è permesso di sostituire con piante esotiche pericolose per la sopravvivenza dell’ecosistema duneale. Occorre che la proprietà, ossia la Regione, si assuma le proprie responsabilità e che i sindaci di Ladispoli e Cerveteri con coraggio si adoperino per il ripristino della legalità in quest’aerea spezzando il sistema “amicale” che ha portato ad un tale degrado. La nostra Palude merita di essere tutelata con la stessa dedizione con cui viene tutelato il vicino parco dell’Uccellina, oggi parco della Maremma, dove esiste un controllo sulle presenze e dove i visitatori pagano un biglietto per l’ingresso. In questo modo si potrebbero raggiungere obiettivi fondamentali: salvaguardare l’ambiente, attirare turismo di eccellenza creando occupazione e, cosa più importante di tutte, elevare la qualità della vita dei residenti con conseguente aumento del valore degli immobili. Vede, io non sono contro i campeggi. A me non piace la baraccopoli ed il degrado. Penso, invece, che fuori dai confini della palude, un eco-campeggio immerso in un verde rigoglioso fatto di piante autoctone, con un numero di piazzole sostenibile, sarebbe un valore aggiunto che attirerebbe i campeggiatori di eccellenza”.