Quando l’Europa si riempì di castelli

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di Giovanni Zucconi

Chi dispone di grandi patrimoni, ha da sempre potuto esercitare sulle persone un potere che va al di là di quello derivato dai propri mezzi economici. Questa verità è indipendente dalla forma di governo esistente in quel momento. Chi ha un grande potere economico ha sempre avuto, e ha tuttora, l’opportunità di esercitare, in modo diretto o indiretto, un potere “di governo” reale sul resto della popolazione. Questo esercizio “illegittimo” del potere da parte di possiede grandi patrimoni, ha avuto la sua massima espressione tra il X e il XII secolo, nell’Europa che aveva vissuto la scomparsa del Sacro Romano Impero di Carlo Magno.

Parleremo di uno dei fenomeni più importanti e interessanti del Medioevo: l’incastellamento, cioè il fiorire di castelli fortificati in tutta Europa. Cominciamo la nostra trattazione dalla fine. Siamo nell’XI secolo, e l’Europa, e soprattutto l’Italia, è disseminata di castelli grandi e piccoli che dominavano i territori circostanti. I proprietari di queste costruzioni possenti erano naturalmente anche i padroni delle terre circostanti. Questi nobili appartengono generalmente alla vecchia e nuova aristocrazia militare, e hanno ricevuto nel tempo, dai vari re o imperatori che si sono succeduti in Europa, dei titoli nobiliari e delle concessioni territoriali. In questo modo hanno potuto amministrare, in nome e per conto del loro sovrano, ampie regioni dei vari Regni.

Torniamo indietro di due secoli, quando tutto è iniziato. Siamo nel IX secolo, quando Carlo Magno, per governare le contee e le marche (sono le zone di confine) del suo vasto Impero, crea dei propri vassalli, conti e marchesi, ai quali affida grandi territori da controllare e gestire fiscalmente. In cambio della loro fedeltà assoluta e dell’obbligo di servirlo militarmente, gli concede parte delle rendite che queste regioni generavano. E’ la nascita della piramide feudale che tutti abbiamo studiato a scuola. In cima il Re o l’Imperatore e sotto i suoi vassalli, valvassori e valvassini.

Ma non è questa struttura feudale che ha determinato il dominio pressoché assoluto della nobiltà militare sulle popolazioni che vivevano nei territori affidati al nobile dal sovrano. Il potere che esercitavano in quel momento era in nome e per conto del Re. Erano come dei funzionari regi che amministravano i domini della corona. Il loro potere non era diverso da quello dei governatori delle province dell’Impero Romano. La popolazione era soggetta alle leggi e al fisco del sovrano e non di quelle del suo vassallo, che era appunto solo un funzionario che poteva anche essere rimosso dal Re. Come si trasformò questo potere “delegato” e limitato, derivato da una concessione del Re o dell’Imperatore, in un potere assoluto su tutti gli uomini che abitavano un determinato territorio?

Il passaggio fu determinato innanzitutto dall’accumulo e dal possesso di immense proprietà fondiarie. Un vassallo poteva avere il controllo di due tipi di proprietà: quelle avute in beneficio dal proprio Re, sulle quali esercitava un potere su concessione del sovrano, come conte o come marchese, e quelle di sua piena proprietà, cioè quelle che aveva acquistato, magari “sfruttando” la sua posizione di funzionario regio. Dopo la morte di Carlo Magno e la disgregazione del suo Impero, tra il IX e l’XI secolo, il potere pubblico perde molto della propria capacità di controllo del territorio e dei propri vassalli, che riescono addirittura a rendere ereditabile il beneficio sulle terre a loro assegnate. Questo passaggio è fondamentale, perché dà origine alle grandi dinastie nobiliari che hanno dominato il continente europeo da quel momento. Significa che i grandi o piccoli vassalli si ritrovarono ad essere dei proprietari, a tutti gli effetti, di enormi proprietà terriere, in parte acquistate e in parte avute in beneficio. Ma a questo punto la differenza è abbastanza ininfluente, perché comunque in queste terre fanno quello che vogliono. Governano cose e persone, controllano e tassano i redditi, ed esercitano anche un potere giuridico sugli abitanti dei loro territori e su chi coltiva le loro terre. Sono a tutti gli effetti i sovrani di questi territori. Ma il processo che li trasformerà in signori assoluti di territori ancora più vasti non si è ancora concluso.

In questo periodo ha la massima intensità il fenomeno che viene chiamato incastellamento. Accade che tutti i vassalli cominciano a costruire in un punto dei propri territori, sicuramente in una terra di sua proprietà e non in beneficio, un castello fortificato. A cosa è dovuta questa esplosione di castelli? Apparentemente è una questione puramente difensiva. Tra il IX e il X secolo, ci fu in Europa una ripresa di attacchi dall’esterno, specialmente da parte di gruppi islamici da sud, dai Vichinghi dal nord e dagli Ungari da est.

Ma queste minacce non furono la causa principale del fiorire di castelli in tutta Europa. C’era sicuramente una percezione diffusa di pericolo, ma in una condizione normale un Re non avrebbe mai permesso che un suo vassallo potesse costruire una fortezza inespugnabile. Ci avrebbe pensato lui alla difesa del territorio. Ma in quel momento, come abbiamo detto, il potere centrale era molto debole, e non ebbe la forza di fermare questo fenomeno, lasciano mano libera ai potenti proprietari terrieri.

Il castello sarà l’arma definitiva per il controllo assoluto dei loro territori e di quelli circostanti. Al castello corrispondeva un’area sulla quale il nobile poteva esercitare la sua protezione, che spesso andava oltre le terre possedute dal signore che lo aveva costruito. Quindi era in grado di proteggere non solo le persone che lavoravano nelle sue terre, ma anche quelle che abitavano intorno. Questi potevano essere liberi contadini, piccoli proprietari o addirittura coltivatori che lavoravano in terre di altri signori, che però non avevano costruito un castello nelle vicinanze, e che, per questo motivo, spesso tendevano a trascurarle, giudicando troppo costoso governale e difenderle adeguatamente. Il processo a questo punto si è concluso. La signoria da fondiaria, cioè legata al possesso di determinati fondi terrieri, diventa territoriale, cioè legata ad un territorio.

Si passa così dal semplice possesso di terre, a governare, considerandole come proprio patrimonio personale, tutte le persone di un determinato territorio dominato e difeso da un castello. I signori si faranno ancora chiamare conti o marchesi, ma non è più una carica pubblica. E’ un titolo che gli rimane addosso e che adesso esercitano in virtù del loro potere che gli deriva dalla costruzione della fortezza. Il castello offre protezione in cambio di mezzi e opere per la sua manutenzione e la sua difesa. Questa “tassa”, che devono pagare tutte le persone che sono sotto la sua protezione militare lega la popolazione al castello. Ma la protezione, come dicevamo prima, dovrebbe essere una funzione pubblica. Questo vuole dire che si crea e si accetta una specie di podestà politica da parte del signore del castello sulla popolazione del territorio difeso dalla fortezza. Questo porterà inevitabilmente a fare assumere al signore il diritto di esercitare la giustizia in tutto il suo territorio, ad incamerare le pene pecuniarie della giustizia, e di esigere determinate tasse. Come se fosse un Re o un Imperatore. Tutto questo è stato reso possibile semplicemente disponendo i cospicui mezzi necessari per costruire un castello fortificato su dei territori accumulati in diversi modi. Il potere economico dovuto alle grandi proprietà si era trasformato in potere politico. Sono passati mille anni, ma la lezione resta ancora valida. Quando il potere pubblico si indebolisce, i poteri forti prendono sempre il suo posto.