ELECTION PASS, L’AGENDA TRANSUMANISTA AVANZA

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IL MINISTRO FEDERICO D’INCÀ PUNTA AL VOTO DIGITALE PER LE POLITICHE 2023, NONOSTANTE SCANDALI E ABOLIZIONI ALL’ESTERO.

(di Maurizio Martucci)

Il Governo transumanista spinge sull’acceleratore per traghettare l’Italia nella Gigabit society della tecno-sorveglianza totalitaria: dopo il QR Code nel Green Pass, lo Smart Citizien Wallet come piattaforma di premialità sull’orma del sistema di credito sociale cinese e l’affiancamento della moneta cartacea/contante con la criptovaluta nell’identità digitale dell’ID Pay, adesso tocca al voto politico elettronico: con l’Election Pass le elezioni italiane del 2023 si potrebbero tenere in modalità digitale.
“Alle Poste con lo Smartphone“, la proposta del gruppo di lavoro istituito dal ministro Federico D’Incà che, tra la digitalizzazione spinta da Vittorio Colao e la robotica per gli umanoidi di Cingolani, ricalcando il bollino verde del Green Pass punta alla delocalizzazione del suffragio in cabina elettorale virtuale, per “combattere l’astensionismo involontario” (gulp!), ovvero l’evidente emorragia democratica registrata nelle ultime tornate nazionali, nel 2013 e 2018 tamponata artificialmente dal voto di protesta furbescamente dirottato dal MoVimento 5 Stelle (per il sistema, rivelatosi più funzionale che mai.. altro che scatoletta di tonno aperta!) che il prossimo anno potrebbe registrare un tonfo eclatante, senza precedenti.
Veneto di Trichiana nel comune di Borgo Valbelluna proprio come Daniele Franco, Federico D’Incà è un bellunese classe 1976, laurea in economia e commercio conseguita a Trento, ex analista di sistemi di gestione informatica nella grande distribuzione, ex capo sistema aziendale in robotica e automazione, consigliere della Fondazione ItaliaUSA vicina a Barack Obama (la no-profit è anche membro dell’ONU nel programma United Nations Academic Impact), col movimento fondato dal duo Grillo-Casaleggio è alla seconda legislatura consecutiva a Montecitorio, nel 2016 ricoperta la carica di vicepresidente della Commissione Parlamentare di inchiesta per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, dal 2019 invece ministro per i rapporti con il Parlamento nel governo Conte bis, poi confermato nell’esecutivo Draghi (per cui a febbraio ha posto in Aula la fiducia sul decreto legge dell’ultima versione del Green Pass).

Molto vicino al locale Rotary Club e alle teorie transumaniste del collega pentastellato Niccolò Invidia, In veste di deputato e Questore della Camera dei Deputati, nel 2019 D’Incà ha partecipato all’incontro “Verso il futuro tecnoumano. Ripensare l’evoluzione nell’epoca dell’accelerazione tecnologica”, promosso in una sala del Parlamento: “è un incontro fondamentale per capire fin dove l’uomo rimane uomo e dove l’uomo diventa tecnouomo – disse il ministro che ora punta all’Election Pass dopo anni passati alla ricerca di nuove normative per integrare la tecnologia negli e con gli esseri umani – “l’Intelligenza artificiale è importante per capire quello che è l’uomo oggi e quello che potrebbe diventare in futuro. Il legislatore deve gestire il tecnoumano, capendo come possano essere normati e gestiti gli algoritmi e i codici, visto che la nostra capacità cranica sono 1.400 centimetri cubi, un motore piccolo… per certi versi. Il futuro ha bisogno di strumenti per non far inquinare il proprio pensiero”, ripeteva definendosi un ‘legislatore tecnoumano‘. A quel convegno in sede istituzionale coordinato da Giancarlo Stile del NETWORK TRANSUMANISTI ITALIANI, col ministro D’Incà e il deputato transumanista Invidia presero parte anche Aldo Schiavone, autore di “Storia e Destino” (“La tecnica, la natura, la specie: esercizi di futuro e di speranza per prepararsi al tempo che ci aspetta.

Il manifesto di un nuovo umanesimo.”) e Paolo Benanti, suoi numerosi libri sul tema, come “La condizione tecno-umana. Domande di senso nell’era della tecnologia” ad “Homo Faber. The Techno-Human condition“, in cui si afferma che la tecnologia non è una semplice attività umana, “ma la natura umana sia una condizione tecno-umana“.

La Digitalizzazione del procedimento elettorale e sperimentazione del voto elettronico, così come il Green Pass e l’Identità digitale, è in realtà un’iniziativa legislativa partorita da Bruxelles e ricompresa nell’Agenda 2030, considerato che la Commissione europea ha presentato gli indirizzi per la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030. “Tra gli obiettivi dell’UE rientra quello di garantire che entro il 2030 la vita democratica e i servizi pubblici online siano completamente accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità, anche attraverso il voto elettronico che incoraggerebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita democratica”.
In Italia, nel 2020 è stato istituto un fondo di 1 milione di euro da destinare alla sperimentazione del voto digitale nelle elezioni europee, politiche e per i referendum, nel 2021 estesa la possibilità anche alle regionali e amministrative, nonostante le criticità e gli imbarazzanti precedenti all’estero che ne dimostrano la scarsa affidabilità e trasparenza: abolito in Germania, Paesi Bassi e Regno Unito, dal 2014 l’E-voting è stato infatti interrotto definitivamente in Norvegia “ritenendo che la votazione elettronica non offrisse garanzie sufficienti in termini di libertà e segretezza del voto”. Per non parlare poi della sfida Trump-Biden nelle elezioni presidenziali americane 2020: tra malfunzionamenti, hacking, ransomware, malware, manomissioni e vere e proprie accuse di pirateria informatica, la Dominion Voting Systems e la Smartmatic, aziende leader nella fornitura di servizi gestionali per il voto elettronico, sono finite in un polverone giudiziario senza precedenti, condotto a suon di asfissianti battaglie legali.

Tutto normale? E’ questo il futuro che ci mancava dopo il 5G nella banda ultra larga, lo Smart working, la robotica educativa e la Didattica a distanza? Pare proprio di sì: per tamponare l’emorragia di voti nella delegittimazione democratica o forse, magari, sarebbe meglio dire….. per tentare di gestire in qualche modo lo spauracchio di decine di milioni
di voti spostati nel dissenso e nella protesta tra i non vaccinati e i vessati dalle politiche liberticide dell’ultimo biennio contro gli esercizi commerciali e il tessuto sociale, l’Italia di Draghi-Colao-Cingolani-D’Incà punta esattamente dove già altre nazioni hanno sperimentato un macabro fallimento. Un po’ come i vuoti a perdere del primo lockdown, i 434mila banchi scolastici monoposto con le rotelle dell’ex ministro Azzolina gettati in discarica o le 200milioni di mascherine di Arcuri bruciate e al macero.

Oppure si punta direttamente al tecnouomo? In fondo, basta un click e il gioco è fatto. Ce lo dicono i precedenti, da Neil Harbisson a Patrick Paumen, dopo l’Uomo-Antenna … l’UomoCyborg con 32 microchip sottopelle esiste già: vota E-Antonio!