3 marzo “World Wildlife Day”

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plant in the hand on natural background

“Foreste e mezzi di sussistenza: sostegno delle persone e del pianeta”

Il 3 marzo è la “Giornata Mondiale della Natura” intesa come natura selvaggia e incontaminata da preservare e valorizzare. Un processo di tutela ma anche di formazione culturale che affonda le radici nel lontano 3 marzo del 1973 quando i rappresentanti di 80 Paesi riuniti a Washington sottoscrissero il testo della Convenzione Cites che regolamenta il commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione, convenzione che diventerà parte integrante delle attività e degli scopi dell’ONU. Il 20 dicembre del 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni unite ha istituito nel giorno del 3 marzo di ogni anno il “World Wildlife Day” una data rappresentativa con lo scopo di sostenere e proteggere ogni forma di vita sulla Terra. Nelle motivazioni di questo riconoscimento “l’intrinseco valore della natura e i suoi vari contributi, tra i quali quello ecologico, genetico, sociale, economico, scientifico, educativo, culturale, ricreativo ed estetico, allo sviluppo sostenibile e al benessere umano”. Il numero attuale di Stati che negli anni hanno aderito alla Convenzione è di 182 paesi tra i quali anche l’Italia.

Quest’anno l’ONU pone l’attenzione sulle “Foreste e mezzi di sussistenza: sostegno delle persone e del pianeta” puntando la concentrazione sulle aree boschive come unica fonte di sostentamento per milioni di persone, in particolare per le comunità indigene. Questo perfetto ecosistema è da sempre e sarà per sempre fonte di vita per tutte le creature viventi compresi gli esseri umani.

Gli abitanti delle aree industrializzate spesso sono distratte e non comprendono il valore di un paesaggio così diversificato che permette il mantenimento della biodiversità e della vita. Nel mondo sono circa 300 milioni le persone che vivono, anche in estrema povertà, nelle foreste e che sopravvivono esclusivamente tramite le risorse naturali che garantiscono a queste comunità il fuoco, il cibo, un riparo, le erbe medicinali selvatiche, gli utensili e tutto quello che possono utilizzare per la loro sopravvivenza e per la continuazione delle loro tradizioni, cultura e della loro società. L’uomo risulta in questi casi così integrato nella natura da appartenere allo stesso ecosistema naturale ma il buon funzionamento di questo ecosistema così perfetto e che perdura dai tempi dei tempi, è di vitale importanza non solo per gli aborigeni ma per l’umanità intera. Il rischio che venga stravolto proprio dalla mano dell’uomo si sta facendo sempre più invadente in nome di un egoistico riscontro economico che mira solo allo sfruttamento intensivo e incontrollato delle foreste e degli ambienti naturali, causando cambiamenti ai loro delicati equilibri, distruggendo in maniera irreversibile gli habitat di molte specie viventi, dimenticando l’importanza della NATURA SELVAGGIA e le conseguenze drammatiche che tutto ciò comporterà nella vita di tutti noi.

di Pamela Stracci