LA RISCOPERTA DELLA FITOTERAPIA

0
1534

A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli

Dottor Professor
Aldo Ercoli

La fitoterapia considerata almeno fino al 2000 una “parente povera” della farmacopea ufficiale è non solo non tramontata ma ho tratto dalle sue radici, sia storiche che erboristiche, nuova linfa vitale.

Attualmente le ditte fitoterapiche sono moltiplicate rispetto a cinquanta anni fa.
Questo è un segno tangibile della loro efficacia se utilizzate con raziocinio nelle patologie non particolarmente severe.

Perché questo sia possibile occorre che siano utilizzate da medici o farmacisti che abbiano una preparazione scientifica adeguata. A Roma E a Milano esiste, presso l’Ordine dei Medici un albo a cui sono iscritti. Ciò rappresenta una garanzia in più per la salute collettiva.

Sin dagli anni 80 il sottoscritto fu tra i pochissimi in zona a valorizzare la fitoterapia, utilizzandola in modo idoneo, senza sostituire farmaci essenziali per il paziente. Pioniere, accanto a me, fu il compianto dott. Carlo De Michelis che con la sua importante farmacia ne divulgò l’utilizzo in svariate malattie. “È d’obbligo allora andare a rileggere anche i grandi medici del passato, perché, oggi troppo spesso si “guarda” ma non “si osserva”, mentre la medicina è anche riflessione” (Roberto M. Suozzi). Anzi talora purtroppo nemmeno si guarda.

Soprattutto oltre i nostri confini (ma ora anche qui da noi) si sono fatte ricerche sulle piante medicinali con metologie scientifiche al pari dei farmaci convenzionati. I nuovi mezzi che la scienza moderna mette a nostra disposizione hanno spesso convalidato quelli che sono stati i messaggi del passato, di quell’enorme bagaglio e patrimonio culturale della medicina popolare. Dalle piante si sono estratti principi attivi poi utilizzati dalla farmacopea ufficiale.

Le cure, correlate dagli apporti statistici, sono molto spesso insostituibili ma perché non affiancarli, in diversi casi, alla riscoperta dell’uso curativo “classico” delle erbe medicinali? Si vuole andare giustamente verso una personalizzazione (come “un abito fatto su misura” dice sempre R.M. Suozzi) della terapia? Allora perché non rafforzare l’azione del presidio terapeutico forte dei farmaci (anche abbassandone la dose) con l’uso di erbe, radici, sostanze vegetali coltivate in luoghi salubri ed idonei?

In questa rivoluzione scientifica che va dalla biologia molecolare all’ingegneria genetica, c’è spazio per la fitoterapia perché non ci sarò mai futuro quando ci si dimentichi del proprio passato. Vi sono molte patologie poi in cui il mondo vegetale può essere utilizzato, sempre in buone mani, da solo senza l’ausilio dei farmaci convenzionali. Occorre avere conoscenze non solo scientifiche ma anche culturali: antropologia, etnomedicina, etnofarmacologia. Questi sono tutti argomenti da studiare e riscoprire.

Direi che negli ultimi decenni si stanno facendo passi da gigante in questa direzione perché un approccio filosofico “rinascimentale” verso la natura (oggi ancor più da salvaguardare difendendo l’ecosistema e l’ambiente) ci sta portando su sentieri di ricerca scientifica rispondendo alla richiesta di tante persone che vogliono prodotti naturali per curarsi.

Tutto ciò non deve portare all’automedicazione perché è sempre il medico il punto di riferimento a cui deve guardare il paziente. Per quanto riguarda la visita, l’anamnesi, la semeiotica al fine di utilizzare (oppure no) una fitoterapia quanto più personalizzata possibile. Chi conosce bene le interazioni farmacologiche, gli effetti avversi, le controindicazioni delle piante medicinali se non il medico e il farmacista esperto e qualificato? Le composizioni ed i relativi dosaggi possono variare caso per caso.

Anche l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) è a fianco della fitoterapia: “salva le piante che salvano la vita” (1998). Se non salvaguardano la biodiversità (anche del mondo animale non solo vegetale) l’ambiente in cui viviamo (mari, fiumi, laghi, boschi, foreste etc) non ci sarà futuro. Aver violentato e inquinato la natura che ci circonda in nome del dio denaro ci sta portando verso l’autodistruzione.

È questo un tema che non va disgiunto da quello fitoterapico, perché è parte integrante dello stile di vita e modo con cui curarsi. Purtroppo quello che è certo è che l’uomo ha trasformato il mondo in cui vive in una… camera a gas.