Sanità, report Crea conferma organici svuotati e operatori sottopagati

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Sanità, 18esimo Rapporto Crea:”I medici italiani, poi, oltre a essere pochi, guadagnano in media il 6% in meno e gli infermieri in media il 40% in meno dei loro colleghi europei.

La sanità pubblica italiana soffre “di una carenza di personale”, un problema “per il quale l’Italia dovrebbe investire 30,5 miliardi di euro se volesse allinearsi agli organici di professionisti sanitari dei Paesi europei di riferimento, senza tenere conto del maggiore bisogno derivante dall’età media più alta della popolazione”. È la stima contenuta nel 18esimo Rapporto del Crea Sanità, riconosciuto come centro di ricerca da Eurostat, Istat e ministero della Salute, composto da economisti, epidemiologi, ingegneri biomedici, giuristi e statistici che in larga misura operano presso l’Università Tor Vergata e l’Università telematica San Raffaele di Roma.

E ancora “in Italia, rispetto alle medie Eu, i medici ogni 1.000 abitanti sono sì un po’ di più, ma se si considera la popolazione over 75 ne potrebbero mancare circa 30mila e per il riequilibrio se ne dovrebbero assumere almeno 15mila ogni anno per i prossimi 10 anni, mettendo in conto le dinamiche annuali di pensionamento (circa 12mila l’anno, essendo in media più anziani)”. Non solo, la carenza di infermieri è anche più grave: “supera le 250mila unità rispetto ai parametri Eu e, comunque, solo per il nuovo modello disegnato dal Pnrr ne servirebbero 40-80mila in più”. Prosegue Crea –  “di nuovi infermieri ne servirebbero 30-40mila l’anno (anche qui considerando il numero di pensionati/anno, circa 9mila), numero irraggiungibile anche perché la propensione a intraprendere la professione in Italia (scarsa attrattività legata sia a questioni economiche che di carriera) è un terzo che negli altri Paesi Eu”.

“Non c’è da sorprendersi per il quadro drammatico del SSN italiano che emerge dal 18esimo Rapporto Crea” dichiara Gianluca Giuliano, Segretario Nazionale della UGL Salute. “E’ da lungo tempo che denunciamo carenza di risorse e di personale” – prosegue il sindacalista – “che condannano le politiche messe in atto dai Governi precedenti, miopi e pronti a sforbiciare sulla sanità per cercare di tappare le falle di bilancio. Così oggi il compito di ripartire è gravoso, ma è imprescindibile farlo operando scelte coraggiose. I ricercatori del Crea sottolineano come l’Italia dovrebbe investire 30,5 miliardi per mettersi alla pari con gli organici di professionisti sanitari delle altre nazioni europee. […] Un quadro – dice ancora il Segretario Nazionale della UGL Salute – reso ancora più critico dalla disaffezione che si sta mostrando verso le professioni sanitarie. Queste non risultano più attrattive per i giovani che si avviano alle carriere universitarie che apriranno poi le porte sul mondo del lavoro. Ai rischi costanti di incolumità fisica si somma l’inadeguatezza degli emolumenti rispetto ai colleghi delle altre nazioni: i medici in media guadagnano un 6% in meno mentre gli infermieri intorno al 40%. Non c’è da sorprendersi, allora, se gli organici subiscono anche la fuga di operatori al di là delle frontiere alla ricerca di stipendi più dignitosi e condizioni di lavoro migliori. Siamo coscienti di come il Ministro Schillaci stia cercando gli strumenti giusti per ripartire. Servono risorse, certamente, ma anche un’analisi capillare dei reali fabbisogni utile anche per eliminare sprechi ormai consolidati e fermare, dove ce ne sia contezza, gli episodi di malaffare legati molto spesso alle esternalizzazioni. Bisogna trovare, in accordo, soluzioni, per evitare il collasso completo del SSN” conclude Giuliano.