Sessantacinque Paesi hanno firmato ad Hanoi la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità informatica, il primo trattato penale internazionale. La cerimonia, ospitata dal governo del Vietnam con la partecipazione del segretario generale ONU Antonio Guterres, segna la nascita di un quadro giuridico globale per contrastare i reati digitali, dalle frodi online al ransomware, fino alla diffusione non consensuale di immagini intime. Stiamo parlando di un sistema unificato per le leggi sul cybercrime, di indagini transfrontaliere più veloci e nuovi canali di scambio tra le forze di polizia. Ancora una volta con il pretesto della sicurezza e della cooperazione globale si implementa l’architettura della sorveglianza e del controllo. Il Trattato, redatto dall’Ufficio delle Nazioni Unite Droga e criminalità (UNODC) e ne ha guidato i negoziati, in sostanza rende possibile un accesso illimitato ai dati digitalli di chiunque, spalancando la porta a poteri investigativi straordinari.
Molte Organizzazioni come Human Rights Watch, Access Now, EFF, Commitee to Protect Journalist hanno denunciato che alcuni governi come Arabia saudita, Egitto e Turchia, usano leggi simili per arrestare reporter o bloccare siti scomodi, etichettando come “reati informatici” le attività giornalistiche on line. Inoltre mettono in evidenza che definizioni così vaghe di “crimine informatico” mettono a rischio chiunque, giornalisti, attivisti, ricercatori. La Cybersecurity Tech Accord, una coalaizione che include Meta e Microsoft, ha definito l’accordo un “Trattato di sorveglianza” che facilita lo scambio di dati personali tra governi e rischia di “rendere più facile, non più difficile, per i criminali impegnarsi nelle criminalità informatica”. Anche il luogo prescelto per la firma del trattato, la dice lunga: il Vietnam – un paese in cui la censura e gli arresti di blogger sono pratiche diffuse per sopprimere il dissenso politico, e in cui con l’articolo 88 del codice penale vengono emesse condanne per “propaganda contro lo stato” – che invece che essere denunciato per crimini contro i diritti umani viene consacrato dall’ONU come culla di un nuovo ordine digitale che legalizza la sorveglianza di massa planetaria. Tra i firmatari figurano Vietnam, Brasile, Belgio, Irlanda, Australia, Cile, Ghana, Cuba, Bielorussia e Grecia, e l’UE mentre Italia, Stati Uniti, Cina e Russia non hanno firmato per ora, pur avendo partecipato ai negoziati. La Convenzione resterà aperta alla firma a New York fino al 31 dicembre 2026 ed entrerà in vigore 90 giorni dopo la quarantesima ratifica.




































































