IL CROLLO DEMOGRAFICO È IL RIFLESSO DEL COLLASSO ECONOMICO E SOCIALE

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ANCHE GLI IMMIGRATI IN ITALIA FANNO MENO FIGLI. MADRI SEMPRE PIÙ ATTEMPATE E UOMINI CON UNA RIDOTTA CAPACITÀ RIPRODUTTIVA

L’inverno demografico del Belpaese non solo non è finito, ma peggiora di anno in anno: è quanto emerge dal rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) “Natalità e fecondità della popolazione residente” in Italia nel 2024 sono state 369.944 le nascite, quasi 10.000 in meno rispetto al 2023 (-2,6%). Rammentiamo che il 2023 era stato l’anno con meno nati dal 1945. Il numero medio di figli per donna è pari 1,18: un valore inferiore sia a quello del 2023 (1,20) sia al minimo storico che si è registrato nel 1995 (1,19). Tuttavia i primi setti mesi del 2025 sono stati anche peggiori con un calo superiore a tutto il 2024. Nei primi 7 mesi del 2025 infatti sono state circa 13.000 in meno le nascite rispetto al medesimo periodo del 2024 (-6,3%) con un tasso di fecondità pari a 1,13. Guardando al 2024, si nota il calo più intenso nel Mezzogiorno. Variazioni positive invece si sono registrate solo in Val d’Aosta (+5,5%) e nelle Province autonome di Bolzano (+1,9%) e Trento (+0.6%). La fotografia scattata dallo studio mostra dunque un Paese che non riesce ad invertire il trend della decrescita demografica che oramai dura da decenni. Decrescita che prosegue senza tregua dal 2008, anno nel quale si è registrato il numero massimo di nascite degli anni 2000 (oltre 576.000). Tra le cause del calo delle nascite c’è la riduzione del numero dei potenziali genitori appartenenti alle generazioni (sempre meno numerose) nate a partire dalla metà degli anni ‘70, periodo in cui la fecondità iniziò a diminuire, calando da oltre 2 figli in media per donna al valore di 1,19 del 1995.

Il tasso di fecondità è quindi sceso a 1, 18 figli per donna, ben al di sotto del valore massimo del nuovo millennio, pari a 1,44 figli registrato nel 2010. L’Istat ha però sottolineato che la fecondità è calata sia tra le donne italiane sia tra quelle straniere. Anche per queste ultime il tasso di fecondità nel 2024 è stato di 1, 79, un valore più alto rispetto a quello delle donne italiane, ma comunque inferiore sia all’1,82 del 2023 sia, sia in modo ancor più eclatante, rispetto al 2,31 del 2010. Un’altra causa dell’inverno demografico risiede anche nel fatto che i figli si fanno ad età sempre più avanzate: nel 2024 l’età media al parto delle madri raggiunge i 32,6 anni in lieve rialzo sull’anno precedente ( 32,5) ma in crescita di quasi tre anni rispetto al 1995. Ma il problema non sono solo madri sempre più attempate, ma, come denunciato da alcuni anni dalla Società italiana di andrologia, ( SIA) esiste un drammatico crollo della capacità riproduttiva degli uomini in quanto negli ultimi 40 anni si è dimezzata la concentrazione degli spermatozoi. E tale crollo riguarda anche i Paesi in via di sviluppo. Resta però il fatto che ci sono paesi in cui l’inverno demografico picchia più che in altri. E questo è proprio il caso dell’Italia.

Secondo l’ultimo rapporto Eurostat, che riporta i numeri del 2023, in tutta l’UE, l’Italia è tra gli stati membri con il tasso di fecondità più basso, superata solo da Malta, Spagna e Lituania. D’altra parte per poter anche solo pensare di crearsi una famiglia e fare figli, non basta la capacità riproduttiva, occorrono almeno tre semplici requisiti che però sono diventati delle chimere per gran parte dei giovani italiani: lavoro stabile, una casa decente, un reddito adeguato al costo della vita. E soprattutto occorre fiducia, ossia credere nella possibilità di poter offrire ai propri figli un futuro migliore. Le nuove generazioni non fanno figli, o rimandano continuamente, fino a scoprire che è troppo tardi, in quanto non riescono a vedere un futuro in un paese contraddistinto da precariato, lavoro sottopagato, scarsità di accesso ai servizi, congedi parentali non paritari, scarsità di posti negli asili nido, nessuna politica volta a distribuire il carico della cura dei figli, caro affitti, scuole da Terzo Mondo. La ministra delle Pari Opportunità nel 2023 si era lamentata: “C’è una cultura da molti decenni dell’anti-famiglia”. Aveva ragione, ma tale cultura viene alimentata proprio dalle politiche economiche di tutti i governi degli ultimi decenni. E il governo Meloni non fa eccezione.