MAURIZIO MARTUCCI: “CYBERTECH LA FIERA DEL GENOCIDIO, L’ESPORTAZIONE DEL MODELLO PALESTINA”

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“Roma paralizzata per la Cybertech Europe 2025, la provocazione nella fiera del genocidio in Palestina, secondo i manifestanti: è stato un evento dove nuove tecnologie e multinazionali si sono incontrate con governi e forze militari. Il digitale non è neutro e ricopre un ruolo centrale nei territori di guerra. L’esportazione del modello Palestina fa pensare. L’Intelligenza artificiale è al loro servizio. Vinceranno?

La storia è fatta di episodi e bucce di banana che la invertono”, ha detto il giornalista d’inchiesta Maurizio Martucci intervenuto nella trasmissione Levante su La Casa del Sole TV, intervistato da Andrea Lucidi. Il 21-22 ottobre a Roma presso il Centro dei Congressi la Nuvola – struttura di proprietà di Eur S.p.A., società controllata per il 90% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e per il 10% dal Comune di Roma- si è svolto il summit internazionale dedicato alla sicurezza informatica, alle tecnologie di difesa e all’intelligence digitale. Tra gli ospiti di spicco dell’edizione 2025 figura Mike Pompeo, già Segretario di Stato degli Stati Uniti dal 2018 al 2021 e Direttore della CIA tra il 2017 e il 2018. L’evento, nato come progetto israeliano, riunisce aziende, enti e funzionari governativi con lo scopo di promuovere intese in campo militare. Sono coinvolte alcune delle principali aziende legate agli apparati israeliani e dunque – secondo i contestatori – complici del genocidio a Gaza. Tra i partecipanti a Cybernetech Europe ci sono multinazionali del digitale come Cisco, che fornisce infrastrutture digitali di sorveglianza per l’occupazione, e Google Cloud, che offre servizi per l’immagazzinamento e il trattamento dei dati derivati dal “controllo totale” della popolazione palestinese; tra le start-up israeliane c’è Check Point Software Technologies Ltd, che collabora con imprese belliche come Israel Aerospace Industries (IAI), produttrice di droni impiegati nei bombardamenti su Gaza. Non a caso “in molti l’hanno definita la Fiera del genocidio” ha sottolineato il giornalista Maurizio Martucci durante l’intervista alla Casa del Sole TV. E ancora: “Cybertech Europe 2025 è un concentrato tra governanti, startup, multinazionali e aziende che ruotano in questa due giorni di Roma [..]. È arrivato anche Mike Pompeo, l’ex segretario USA, ad avvertire che l’Europa, qualora si sganciasse dall’America non passerebbe tempi felici.Si è parlato di intelligence digitale, di sorveglianza di guerra, di sistemi informatici, di cybersicurity. Perché gli oppositori la definiscono “la fiera del genocidio”?

Per il semplice motivo che le aziende, la stragrande maggioranza di queste, in capo Cisco System, IBM e la stessa Google Intelligence sono partnership dirette di Israele, quindi quello che sta avvenendo nei territori occupati di Gaza e in Cisgiordania vede queste multinazionali BigTech fare la voce grossa”. Martucci ha messo in evidenza che a fare da padrona dell’evento è l’intelligenza artificiale e che a breve potrebbero entrare in scena i robot killer guidati, non da remoto dall’azione umana , bensì dall’IA: “Questo è un grande rischio quello di trovarci di fronte a una situazione che potremmo definire hollywoodiana, profondamente distopica, dove addirittura nello scontro finale apocalittico potranno essere i robot a decidere della vita e della morte di una persona”. Nei territori palestinesi “ci sono 11 delle 21 aziende di cibersicuriy più influenti al mondo e Israele investe 4 miliardi di euro in questo settore. E lì ci troviamo di fronte a situazioni di apartheid tecnologico: questa è la denuncia che viene fatta da alcuni storici dipendenti di Google e di Amazon che si sono coalizzati una campagna che si chiama No tech for Apartheid”. Campagna partita nel 2021 per opporsi al Progetto Nimbus, un contratto da 1.2 miliardi di dollari siglato dai colossi dell’hi-tech per fornire tecnologia cloud al governo israeliano. Facendo affari con l’apartheid, scrivono sul loro sito, «Amazon e Google facilitano la sorveglianza del popolo palestinese e semplificano il processo di esodo forzato dalle loro terre». “Ci troviamo di fronte a tutta una serie di software per la sorveglianza digitale di massa. Software che attraverso l’incrocio di dati nei data center, riescono ad incrociare i dati biometrici, attraverso il riconoscimento facciale [..].- ha proseguito Martucci – Stiamo parlando di un’operazione che consente a Israele di controllare tutta la popolazione in Cisgiordania. Lo stesso tipo di operazione che viene condotta per controllare il muro più sorvegliato al mondo, la barriera dei 723 chilometri più tecnosorvegliati del pianeta che dividono Israele dalla striscia di Gaza. Lì sensori, droni, telecamere, intelligenza artificiale, palloni telecomandati, tutto crea questo Grande Fratello orwelliano, questo Super Panopticon che un giornalista d’inchiesta australiano come Antony Loewenstein ha declinato nel suo libro dal titolo profetico, Laboratorio Palestina, come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo. Insomma si parte da lì come laboratorio sperimentale attraverso una serie di software particolarmente pervadenti” E infine la domanda cruciale: “Ce la faranno dal punto di vista globale ad attuare questi sistemi di sorveglianza capillare? È un grande punto interrogativo, però la storia ci insegna che spesso e volentieri le bucce di banana riescono ad invertire il corso degli eventi. Vedremo se la buccia di banana comparirà anche nel terzo millennio”.