ESTATE CONTADINA

0
611

RITORNO A ILLICA 2: DA SANTA MARINELLA UN INCONTRO NELLE TERRE MUTATE.

La storia degli umili, la storia che nessuno ha mai scritto. Loro non sapevano scrivere, gli altri non si interessavano di loro. Se ne sono interessati tardivamente dal punto di vista politico e sociale, ma nessuno si è interessato del loro mondo, delle loro idee della loro tradizione. Un lavoro meritorio quello dell’antropologo Mario Polia, che riporta alla storia pagine mai scritte che si perderebbero. “Tutto questo potrebbe colmare di nostalgia e di tristezza ma non è così, sappiamo che la parabola del sole è fatta di tramonti e di aurore, ora di questa vecchia e gloriosa civiltà rimangono gli ultimi sprazzi, l’ultima luce che si condensa e colora le fosche nuvole che gravano sul nostro mondo. Non si tratta di un tornare indietro si tratta solamente di capire chi fossimo e chi potremmo essere”. La società rurale.

estate contadina

E in questa serata di presenza a Illica, frazione di Accumoli, come risposta al silenzio delle istituzioni difronte ad un terremoto (24 agosto 2016) che oggi ricordiamo, si parla del Sole. Siamo qui nell’intento di valorizzare i prodotti di un territorio ma anche l’identità di un luogo. Perché l’identità non è estranea a ciò che un territorio produce. E siamo qui grazia al progetto “Territorio e Comunità”, con il Comitato Illica Vive a raccontare dell’estate contadina da San Giovanni Battista a San Michele Arcangelo che sono i due riferimenti temporali che vanno appunto dal solstizio d’estate all’autunno inoltrato, che segnano l’inizio e la fine dell’estate contadina.

estate contadina

“Una delle cose che ci differenzia dal mondo contadino tradizionale è la solidarietà con i fenomeni atmosferici, il Sole non è solamente il datore di calore, di luce e di vita, è qualcosa in più. É un essere vivente verso il quale si nutre rispetto. Nelle parole di San Francesco il sole è fratello, creatura di Dio come noi. Un’altra differenza è la percezione della natura, la nostra è utilitaristica, anche i nostri vegani, i naturalisti in fondo amano la natura perché amano sé stessi, vogliono il mangiare sano, l’aria e l’acqua pulita… ma vivere insieme con la natura è solidarietà è una legge che noi abbiamo perduto.

Il sole segna tutte le attività più importanti del mondo rurale, intendendo società contadina e pastorale, le due attività che spesso si assommavano nella stessa famiglia. Prima che l’agricoltura diventasse specializzata, dove si coltiva solo un tipo di pianta, si alleva un solo un tipo di animale, prima di tutto questo l’agricoltura e la pastorizia erano le attività fondamentali di ogni famiglia del mondo rurale. Il sole arriva al suo apogeo il 24 di giugno giorno del solstizio, una data molto importante se pensate che addirittura il ciclo della vita di Cristo è basato in qualche modo proprio su questo. Non è un dogma ma se si accetta una tradizione ormai unanime da circa 1500 anni, se si fissa la data del Natale al 25 dicembre tutta la fase del concepimento di Maria ci riporta indietro e la concezione avviene all’equinozio di primavera, un momento importante quando il sole entra nel segno dell’Ariete, segno di fuoco, nove mesi e arriviamo al solstizio d’inverno, nascita del redentore. Morte che coinciderebbe idealmente con l’equinozio di primavera ma secondo il calendario, che bada alla luna invece che al sole, importato dall’antico testamento, la Pasqua è mobile”.

La società antica viveva il ciclo dell’anno in forma simbolica, era capace di vedere nei fenomeni atmosferici, nel passare delle stagioni e prenderne il significato profondo, viverlo. Allora la festa del solstizio era una festa molto sentita, San Giovanni Battista, così chiamato perché battezzava e battezzò Cristo, vede in questa notte qualcosa di straordinario, il sole battezza la terra dandogli energia nuova così che attraverso la rugiada questa notte sacra, la terra, l’acqua, le piante vengono fecondata di nuova vitalità, le erbe medicinali acquistano una potenza inaudita, la malva colta nella notte di San Giovanni cura più efficacemente della malva colta in qualunque altro momento. Il popolo era talmente convinto di questo che la notte venivano raccolte le piante medicinali. La rugiada dunque per il contadino era un veicolo di trasmissione del potere del cielo alla terra e con “l’acqua che viene dal cielo” ci si bagnavano i capelli, la fronte, gli occhi per avere buona vista e buona salute. La notte di San Giovanni si lasciava l’acqua fuori dalla porta di casa, alla serena, si dice in dialetto, in una bacinella dove si mettevano diversi tipi di fiori, sottolineando il fatto che i fiori sono sì profumati ma conoscendone il linguaggio. Che piante, che fiori nell’acqua di San Giovanni? Le piante scaccia diavoli: la ruta, anticamente ritenuta dotata del potere di scacciare le cattive influenze. L’iberico, la salvia, il rosmarino che non sono solo piante profumate. La ginestra odorosa, oltre ad avere un bellissimo fiore giallo è una pianta solare per eccellenza perché fiorisce nel massimo della sua gloria, proprio in concomitanza con la vittoria del sole sulla notte. Addirittura gli antichi pensavano che avesse oro nella linfa. In Abruzzo si aggiunge una foglia di noce, che non profuma, non ha neanche proprietà farmacologiche ma facevano chilometri a piedi per trovarla perché l’albero del noce era sacro a Giove. I contadini non sanno più perché devono mettere la foglia di noce nell’acqua di San Giovanni ma la cosa commovente è che lo continuano a fare: i contadini non sanno perché dopo la domenica delle palme bisogna ornare con rami d’alloro la cucina, gli stipiti delle porte, i capezzali dei letti, ma lo fanno, perché “lo faceva mio nonno “. I nostri contadini ci raccontano le cose, noi dobbiamo raccoglierle fedelmente. La notte di san Giovanni il sole bacia la terra e tutto quello che viene toccato dal sole è sacro.

Questo sabato tra amici arricchito dalla saggezza di Polia, prosegue con buon cibo e musica dal vivo. La natura ha distrutto le opere dell’uomo con il terremoto ma c’è stato un terremoto più intenso che ha distrutto costruzioni millenarie, certezze tramandate da generazioni in generazioni, la sapienza acquisita nei millenni che è arrivata fino alle soglie del nostro mondo moderno. La crisi è iniziata nella metà degli anni Cinquanta del secolo scorso si è protratta in modo esponenziale investendo gli anziani portatori della cultura.

Quello che fanno gli antropologi è frugare nelle rovine cercando qualche sopravvissuto, i sopravvissuti sono i ricordi di queste persone, protagoniste di una cultura differente e ansiose di lasciare in eredità questi ricordi. Viaggiano da casolare a casolare, nei centri anziani, nei paesini arroccati tra le montagne dove c’è ancora qualcuno che ha voglia di raccontare qualcosa per restituirlo alla storia. Per comprendere quanto sia importante parlare oggi di ciò che attiene al mondo contadino, basta guardarsi intorno, dice Alessandro, oggi è il mondo della società liquida, è liquido il concetto di proprietà, non c’è più un concetto di proprietà durevole, concreta. Oggi il denaro è semplicemente un valore nominale, nemmeno i contanti esistono più. Come sta sparendo il concetto di casa di proprietà, persino la macchina viene acquistata a rate. E proprietà è ciò che viene trasmesso, che arriva dai nostri antenati e ciò che trasmetteremo a chi viene dopo di noi. Proprietà non sono i beni di consumo, proprietà è una casa dove far crescere la famiglia, una terra, un territorio da coltivare e valorizzare e tutti questi valori sono propri della cultura contadina. È uno stile di vita che può essere trasmesso anche nel quotidiano cittadino, si tratta di una risposta rivoluzionaria al mondo moderno.
Un ringraziamento a Massimiliano della comunità di Santa Marinella per l’invito.
Si torna a Illica.