REAZIONI ANAFILATTICHE

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Anafilassi
shock_anafilattico
tiroide
Dottor Professor
Aldo Ercoli

L’anafilassi, consiste in una reazione sistemica da ipersensibilità nei confronti di un allergene (alimentare, veleno di imenotteri, secreti di insetti, antisieri, derivati del polline, farmaci specie antibiotici, ormoni, mezzi di contrasto iodati) che può manifestarsi, specie dopo pochi minuti, dall’esposizione alla sostanza scatenante. Il tempo che intercorre può essere tuttavia variabile.

La reazione è potenzialmente fatale in quanto si può instaurare un vero e proprio shock anafilattico (IgE mediato) o anafilattoide (mediato dal complemento) di tipo distributivo con gettata cardiaca normale oppure aumentata. A livello sistemico i mediatori chimici dell’anafilassi provocano una vasodilatazione delle arteriole, un aumento della permeabilità capillare, broncospasmo.

Qual è il quadro clinico?
Non a tutti i pazienti la reazione allergica porta ad uno shock fatale. Dipende dalla costituzionalità del soggetto, dal tipo di allergene e dall’interazione di questi due elementi. I sintomi ed i segni riguardano la cute (prurito, orticaria), l’apparato respiratorio sia alto (raucedine, stridore laringeo da edema della glottide) che basso (dispnea espiratoria da asma) e l’apparato cardiovascolare (tachicardia, ipotensione arteriosa).

Vi è una sintomatologia assai complessa, multisfaccettata, composita, di tipo autolimitante oppure più gravemente progressiva: vero e proprio shock anafilattico con edema della glottide (angioedema), dispnea espiratoria con sibili e tachipnea (aumento degli atti respiratori), tachicardia, ipotensione (PA <90 mmhg), perdita della coscienza. A tutto ciò, a seconda dei casi, si può aggiungere nausea, vomito, diarrea. E’ sempre invece presente uno stato di notevole agitazione. Non sempre fortunatamente una reazione allergica porta all’anafilassi. Anzi quasi mai. Quando capita “sono dolori”. Sono migliaia ogni anno i decessi a livello mondiale.

Parliamo della puntura d’ape (vespa o altro imenottero).
Vi sono soggetti, vedi ad esempio gli apicoltori, che sono immuni al veleno dell’insetto, altri, e sono i più, presentano solo una reazione cutanea (ponfo eritematoso – pruriginoso) localizzato nella sede della puntura; altri ancora possono avere un prurito generalizzato che se non curato, potrebbe avere altre conseguenze a carico delle mucose: può esserci edema delle palpebre, della lingua fino a quello della glottide con insufficienza respiratoria acuta; altri pazienti ancora accusano non una difficoltà nell’inspirazione (croup laringeo) ma nella espirazione con dispnea acuta dovuta ad asma bronchiale e sibili espiratori. Nello stato di shock vero e proprio, con ipotensione, tachicardia e tachipnea, l’organismo mette atto dei veri e propri meccanismi compensatori al fine di far fronte alle gravi conseguenze della reazione anafilattica:

a) assicura una perfusione preferenziale al cuore ed all’encefalo a spese di quella cutanea, dei visceri interni e dei muscoli scheletrici.

b) mantiene l’attività cardiaca garantendo il flusso sanguigno grazie all’incremento del sistema nervoso autonomo simpatico – adrenergico. Ciò porta ad un aumento della frequenza cardiaca e della contrattilità miocardica.

c) presenta il volume intravascolare grazie alla vena costrizione e all’attività del sistema renina – angiotensiva – aldosterone.

Ritorno alla clinica citando due soli esempi assai diversi. Il primo è quello personale, di chi scrive, che da sempre è allergico alla puntura d’ape (sono stato ben 3 volte colpito dall’insetto). La reazione allergica non è solo locale (ponfo) ma coinvolge sotto forma di prurito diffuso, un po’ tutto il corpo. Non è mai arrivata ad interessare, più pericolosamente, le mucose, specie quelle della glottide (oro – faringee), perché, nel mio caso è stato sufficiente una iniezione di betametasone (4 mg) endovena per far regredire completamente e, piuttosto rapidamente, il quadro clinico. E’ per questo motivo che quando sono all’aria aperta, specie in campagna o al mare, porto sempre con me qualche fialetta di cortisone con tanto di siringa e laccio emostatico.
Sarà per questo motivo che ho evitato più gravi conseguenze? Non lo so e non lo voglio sperimentare correndo inutili rischi. Di certo posso dirvi di avere un certo lasso di tempo, almeno 15 minuti, per reagire terapeuticamente alla puntura. In altri soggetti il periodo è più breve e le conseguenze sono più rapidamente ingravescenti. Nel mio caso non son mai ricorso all’adrenalina 1 mg sottocute come mi è capitato di utilizzare a studio medico (nel frigo c’è sempre questo farmaco) nei pazienti con improvvise reazioni allergiche a farmaci.

Il secondo esempio di anafilassi che vi sottopongo è quello di un mio collega cardiologo che, negli anni 90, in un congresso cardiologico a Berlino fu prontamente ricoverato e salvato per shock anafilattico dopo aver mangiato un gelato al pistacchio (ricordo che era d’estate). Mi confessò poi che era la prima volta che assaggiava proprio il pistacchio. In conclusione occorre fare attenzione ai sintomi e segni allergici prendendo in considerazione svariati allergeni sopracitati.

Un prurito cutaneo diffuso, e un’orticaria rappresentano già dei sintomi di allarme. Lo sono ancora di più se sono coinvolte le mucose specie quelle della glottide (dispnea inspiratoria) e delle basse vie polmonari (dispnea espiratoria), A ciò si aggiunge tachicardia e pressione bassa.