“Che ci faccio con il titolo di principessa? Nulla”

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Esponente di una delle più nobili famiglie romane, discendente di un Papa, Anna Chigi della Rovere si racconta al nostro giornaledi Giovanni Zucconi

Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di intervistare la grande attrice Florinda Bolkan. L’abbiamo fatto nel suo “buen retiro”, immerso nei boschi tra Bracciano e Manziana: Villa Voltarina. Si tratta di una proprietà che è stata recentemente trasformata in un agriturismo e hotel di qualità, e che viene gestito insieme alla sua amica e socia, principessa Anna Chigi della Rovere. Alla fine dell’intervista, l’attrice mi ha invitato a pranzare al suo tavolo, accanto proprio alla principessa. Da appassionato di Storia, non potevo non subire il fascino, oltre che della donna, anche dei suoi prestigiosi cognomi: Chigi, che mi ricorda il grande banchiere e imprenditore Agostino, detto il Magnifico, e della Rovere, che non mi può non farmi ricordare uno dei papi che amo di più, quel Giulio II che ebbe rapporti con Michelangelo e Raffaello, e ai quali commissionò capolavori immortali. Non potevo quindi farmi scappare l’opportunità di fare delle domande anche alla principessa Anna Chigi della Rovere, che si è gentilmente prestata alla mia curiosità.

Principessa, che effetto fa avere lo stesso cognome di grandi personaggi della Storia, come Giulio II?

“Della mia famiglia siamo ormai rimasti in pochi. Mio padre, mio fratello, io e mia sorella. Da poco è anche nata una bambina a mio fratello. Che effetto fa avere il cognome di un Papa? E’ una cosa che onora, perché significa appartenere a delle famiglie che hanno lasciato il loro segno nella Storia. Cosa che adesso non accade più. Le famiglie VIP di adesso che cosa lasceranno? Nulla. Le nostre famiglie avranno sicuramente esercitato un potere a scapito di qualcuno, perché per diventare ricchi, oggi come allora, bisogna sfruttare la gente, ma almeno hanno lasciato ai posteri delle splendide chiese, monumenti e sontuosi palazzi.”

Alle famiglie nobiliari appartenevano spesso dei grandi mecenati

“E’ così. Uno dice: “Quanto è bella Roma”. E secondo lei perché è bella così? Così come sono belle Firenze, Venezia o Milano… Perché ci sono state delle famiglie che si sono adoperate ad abbellirle. Famiglie che avevano tanti soldi, e li spendevano anche per rendere più bello il posto dove abitavano. Erano grandi mecenati. Lasciavano sempre qualcosa di concreto al loro passaggio. Prendevano i migliori artisti delle botteghe e li facevano crescere. Li facevano studiare, e li portavano spesso a casa loro. Li facevano poi andare a formarsi nelle corti europee. Cose che adesso non succedono più. Adesso le famiglie VIP pensano solo a loro e a fare soldi.”

Cosa significa essere nobili nel 2017?

“Nulla. Che ci facciamo con questo titolo in un mondo di pezzi di carta? Pezzi di carta di cui nessuno sa cosa farci. Hanno sputato su tutto quello che c’era, ma non sono riusciti a costruire nulla di nuovo. Che ci faccio con il titolo di principessa? Nulla. Lo portiamo avanti, e in qualche maniera lo vivremo. Io adesso la prima cosa che voglio, è fare stare bene le persone che vengono qui. Nel nostro piccolo credo che ci stiamo riuscendo. Almeno la gente che viene qui vede un posto umano, che ormai non c’è più. Adesso puoi trovare un posto con lo chef, ma non hanno idea di cosa sia l’educazione o la cultura. Contano solo i soldi… Guarda Berlusconi, Guarda Briatore. Contano solo i soldi. Bisogna ricominciare ad abituare la gente alle cose belle. E umane”

La Nobiltà non avrebbe dovuto fare anche questo?

“Ma la nobiltà cosa vuoi che faccia quando ti tolgono il titolo e ti dicono che non vali più nulla? Il mio titolo ha valore in Vaticano. Ma io sono anche Buddista, e neanche ci vado in Vaticano.”

I Chigi e della Rovere erano delle grandi famiglie. Non sente il peso e la responsabilità di appartenere a delle dinastie così importanti?

No, perché ormai si è sciolto tutto. Ha presente di quando finisce una guerra, e si sciolgono gli eserciti? La guerra ormai non c’è più. Io adesso sono soldato, anche se sono stato generale. Secondo me l’errore è stato aver sepolto questa gente. Bisognava portarli avanti, e sfruttare la loro capacità di educare alla bellezza.”

Oggi abbiamo mangiato dei piatti gustosissimi cucinati personalmente da lei. Ha sempre avuto la passione della cucina?

“Io ho una grande tradizione familiare culinaria. Mia nonna, Anna Torlonia, la mamma di papà, era una donna della quale si diceva che qualsiasi cosa assaggiasse, ti sapeva dire esattamente la ricetta. Era geniale. Era lei che addestrava personalmente tutti i suoi cuochi. L’ultimo, che si chiamava Lorenzo Perotti, era il suo cuoco quando sono nata io. Ho imparato a cucinare da lui. Noi abitavamo a Castel Fusano, e mi annoiavo tremendamente. Quando tornavo da scuola, lì non cera nulla da fare. Non c’erano bambini, c’era solo macchia mediterranea e i cavalli. Dopo che ero andata a cavallo, non sapevo più che cosa fare. Per questo passavo ore e ore in cucina con Lorenzo. Io ho imparato tutto da lui, che a sua volta aveva imparato tutto da mia nonna. In un certo modo sto tramandano le capacità e le tradizioni culinarie di mia nonna.”