SAN MICHELE ARCANGELO: OTTO MAGGIO DI RINASCITA

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San Michele Arcangelo

QUANDO CERVETERI FESTEGGIAVA IL SANTO PATRONO DUE VOLTE L’ANNO.

di Angelo Alfani

Avvinghiati ancora da una profonda tristezza,“sentimento più scuro e chiuso della malinconia”, attendiamo questa ritardata primavera nella fievole speranza che possa essere foriera di “liberazione”. Per intanto l’otto maggio festeggiamo il principe delle milizie celesti e patrono dei cervetrani: San Michele Arcangelo.

Striminzito nonché eccentrico il programma: intrattenitore dal pizzetto trotskysta ed una esibizione di tango in forte sintonia con quanto narra la tradizione sul ruolo dell’amatissimo “inforcatore” di draghi e scacciator di saracini. Fino al 1949 la “Cerveteri, democratica e Cristiana festeggiava degnamente il Santo in una cornice di festa e bellezza” ben due volte: il 29 di settembre, come da calendario liturgico e l’otto maggio, rimasta poi da allora, unica giornata di significativi festeggiamenti. E non si pensi che si trattasse di una cosa da poco, tutt’altro. Riporto un sunto del programma del 1945 a firma del “Comitato di festeggiamenti cittadini”:

Venerdì 28:
Triduo di preghiere in onore del Celeste Patrono;
Gara del tiro del solco. Non meno di tre solchi con quattro buoi e tre uomini.
La gara si svolgerà in località: sotto il casale di Zambra.
Sabato 29:
Ore 6 e seguenti messe in onore del Santo Patrono;
Ore 8 Corsa di cavalli al buttero-riservato ai cavalli del territorio con bardature e costume con non meno di 4 concorrenti;
Ore 10,30 solenne Processione e messa cantata;
Ore 14,30 corsa della stella;
Ore 17 gara podistica riservata ai dilettanti, non meno di 4. Percorso: cinque giri intorno al Giardino Pubblico (metri 3.000 circa);
Ore 17,30 albero della cuccagna con ricchi premi;
Ore 18 corsa di somari con rottura di pile. Tutta la giornata sarà allietata da grandi servizi musicali eseguiti dalla rinomata Banda di Tolfa, diretta dal Prof. D’Ascani Alfredo.
Domenica 30:
Ore 6 e seguenti messe in onore del Santo;
Ore 9 Corsa di cavalli al fantino riconosciuto, non meno di 4 cavalli;
Ore 11,30 solenne Messa cantata;
Ore 14 corsa ciclistica di resistenza riservata ad indipendenti e dilettanti; Percorso: Cerveteri-Ladispoli-Palo-Cerveteri-Bivio Bracciano-Cerveteri;
Ore 16 gara di poeti a braccio;
Ore 17 grande tombola di lire 20.000 a beneficio arredamento scolastico.

Come tradizione grandiosi fuochi, preparati e presentati dalla premiata ditta Pedacchiola di Bracciano, chiudevano col botto il ritorno a casa dei cristiani e quello dei piccioni e cornacchie sul campanile.

Negli anni a seguire, quelli in cui ancora ci era consentita l’illusione di essere in armonia col creato, l’Ottomaggio era la festa della rinascita. La fioritura delle rose dall’arcobaleno di colori, delle ginestre dai gialli carnosi, della sulla cardinalizia mischiata a ramaglie di menta peperita dal prolungato profumo, pronte ad essere strappate per far da tappeto al passaggio delle imminenti processioni, annunciavano i festeggiamenti per l’Arcangelo.

La preparazione e lo svolgimento della festa seguiva un rituale oramai collaudato: una task force che riusciva a piazzare migliaia di biglietti della lotteria, volontari, scrupolosi e fuori orario che organizzavano ogni evento. È dalla fine degli anni cinquanta che, nella serata centrale, un grande palco, davanti alla fontana del Mascherone, tirato su con palanche da esperti carpentieri, diveniva il proscenio dello spettacolo di varietà. Fin dall’imbrunire il popolo iniziava ad occupare la spianata di sanpietrini con le seggiolette portate da casa. Le nonne, portandosi appresso numerose seggiole con l’aiuto dei nipoti, allungavano la fila dei posti “occupati”.Inevitabili le liti chetate dall’improvviso buio per lo spegnimento di ogni fonte di luce: solo le centinaia di sigarette “stellavano” la piazza. In un crescente silenzio, quattro fari indirizzavano i loro potenti fasci di luce sul presentatore apparso dal nulla: Silvio Noto, in smoking e farfallino. Ed era un crescendo: comici, barzelletterei, ballerine dalle cosce e glutei prorompenti e mezzelune di seni luccicanti per le stellette argentate appiccicate alla meno peggio. Allusioni, manco tanto velate, accompagnavano “La pansé”, a cui facevano seguito esibizioni di giovanotti cervetrani con canzoni, imitazioni, rituali scioglilingua: “Tre tigri, contro tre tigri. Tre tigri contro tre tigri…” ad libitum.
Difficile dimenticare un fuoriclasse come Mario Strippò o lo straripante Arduino in “Ogni volta,ogni volta che torno” di Paul Anka. Poi arrivava Lei o Lui, l’ospite d’onore, a chiudere lo spettacolo: Miranda Martino,Gianni Meccia, Fontana… Nel tripudio la Piazza cominciava lentamente, poi sempre più in fretta, a svuotarsi, mentre la civetta tornava a far sentire il suo verso.