IL BILANCIO DI UN ANNO CON IL DIRIGENTE DELLA POLIZIA DI STATO DI LADISPOLI

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QUI COME UNA FAMIGLIA
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IL VICEQUESTORE FEDERICO ZACCARIA «QUI COME UNA FAMIGLIA» .
IL VICEQUESTORE PERÒ AD APRILE LASCERÀ IL COMMISSARIATO PER UN INCARICO NELLA POLIZIA CRIMINALE.

 

È il 14 febbraio 2022 e la prima volante varca la soglia Commissariato. La Polizia di stato è operativa a Ladispoli, Cerveteri e non solo. Dottor Zaccaria, dopo un anno può trarre un bilancio? «Ricordo quel giorno come se fosse ieri, molto emozionante per me, per tutti i miei collaboratori. Il bilancio non può che essere positivo. Lo dico soltanto alla luce dei risultati operativi e quindi dei cosiddetti numeri. Perché se andiamo a vedere quanti controlli sono stati fatti, arresti, denunce, sicuramente i dati ci restituiscono l’immagine di un ufficio di polizia particolarmente impegnato e capace di realizzare risultati di rilievo. Lo reputo positivo alla luce del fatto che questo Commissariato ha saputo conquistarsi la fiducia dei cittadini diventando un punto di riferimento su una questione, una pratica, una problematica di natura amministrativa, oppure quando viene chiesto il nostro aiuto su tematiche più serie e delicate».

Per molti l’avvento della Polizia rappresenta una svolta. Sul lato umano, quale emozione per un dirigente di un Commissariato in una città in forte crescita? «L’aspetto umano va di pari passo con quello professionale. Le emozioni sono state tantissime, un orgoglio per me perché il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha ritenuto di affidare al sottoscritto un compito che non ritengo scontato. Cioè dar vita ad un nuovo commissariato che prima non c’era. È un senso di responsabilità, in questi casi scatta nel poliziotto il senso di appartenenza che ti porta ad affrontare il lavoro che non è facilissimo. Quando si parte da zero c’è anche un aspetto di sana e ragionevole preoccupazione».

Croci e delizie potremmo dire in questi casi. Immagino ci siano state delle difficoltà, magari nella gestione della stagione estiva quando la popolazione raddoppia e le criticità aumentano. Vero?

«Ladispoli è una città vivace da tanti punti di vista: meritava un commissariato di pubblica sicurezza; croce e delizia sicuramente perché lo sforzo c’è stato fin dal primo giorno. Siamo poco più di 50 persone che devono erogare un servizio a tutto tondo, dal passaporto fino all’intervento della volante sollecitata per una esigenza di soccorso pubblico o per altri motivi: deve essere nella condizione di intervenire tempestivamente in una città che raddoppia la popolazione nel periodo estivo. Ciò significa dover lavorare ore, fare doppi turni. Però poi tutto questo sforzo alla fine è ripagato dalla soddisfazione di vedere che il proprio lavoro è apprezzato».

Sin dall’inizio la priorità è stata quella di agire sul contrasto allo spaccio delle sostanze stupefacenti e sull’uso improprio dell’alcol. Situazioni che magari creano problematiche anche sulla sicurezza urbana. Prevenire è meglio che curare?

«Molto spesso si preferisce prima informare, avere un dialogo con il singolo cittadino, un’associazione di categoria piuttosto che con un comitato di quartiere e sensibilizzare tutti su una certa problematica che può essere quella della droga o della somministrazione di alcol soprattutto ai più giovani. Quindi sicuramente prevenire è meglio che curare e in questo senso il nostro sforzo produce i suoi effetti. È inevitabile che poi a volte bisogna anche agire in chiave repressiva. Quelli della droga e dell’alcol chiaramente sono fenomeni da tenere in massima considerazione. Cerchiamo un dialogo costruttivo con i titolari delle attività commerciali, che devo dire che nel corso dei mesi hanno capito. Rispettare la legge è conveniente per tutti».

Altro tema molto delicato sul quale si è posta la giusta attenzione: le truffe agli anziani. Quali azioni per arginare questo fenomeno?

«È un odioso fenomeno e anche difficile da sconfiggere definitivamente, perché le persone che truffano gli anziani sono abili, in possesso di informazioni. Vestono bene, hanno una bella parlantina, sono organizzati. Non è semplice riuscire a coglierli sul fatto e a impedire che concretizzino i loro intenti truffaldini. La chiave di lettura deve essere diversa, come informare le persone, cosa che noi abbiamo fatto e continueremo a fare raggiungendo direttamente i cittadini che costituiscono il potenziale bersaglio, esempio presso i vari centri per gli anziani». Dottore, a quanto ci risulta il suo incarico nel commissariato di Ladispoli è quasi agli sgoccioli. Può confermarlo?

«La notizia corrisponde al vero. Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza mi affidato un incarico che reputo di responsabilità e importante all’interno della Polizia criminale».

Dica la verità, si è affezionato alla città e quale legame ha con il personale?

«Il dirigente di un Commissariato con tutta la propria squadra ogni giorno vive il proprio lavoro e si crea un legame particolarissimo. Questa è una famiglia e debbo tutto al personale perché è grazie al lavoro quotidiano dei miei collaboratori che il Commissariato riesce ad andare avanti e produrre risultati di rilievo. Si lavora insieme per ore, ogni giorno, magari 7 giorni perché non si riesce a fruire del riposo settimanale. Passerò ad un nuovo incarico ma rimarrà il ricordo bellissimo di questa avventura e di questa famiglia lavorativa che ha fatto benissimo e che sono sicuro continuerà a fare ancora meglio».