Dillo all’Ortica

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Lettera di un genitore afflitto

Gentile Direttore, le scrivo per sfogare le mie frustrazioni riguardo alla scuola di oggi. Ho una figlia che frequenta un istituto superiore a Ladispoli, dopo aver superato brillantemente elementari e medie. Trascorso un anno scolastico la scuola mi restituisce una figlia abbrutita, demotivata e addirittura indecisa sul prosieguo della sua esperienza scolastica.
Il fallimento della scuola come luogo di crescita autentica è un tema che preoccupa sempre più noi genitori, ma anche gli studenti e gli stessi insegnanti. La scuola tradizionale, spesso intesa come esclusiva somministrazione di nozioni, ha perso di vista il suo obiettivo principale: creare cittadini curiosi, creativi e motivati. Questa deriva si manifesta attraverso studenti ormai disillusi e privi di entusiasmo, e insegnanti spesso apatici, demotivati e incapaci di trasmettere passione. La formazione scolastica, nel suo modello più diffuso, si riduce a una serie di lezioni frontali unidirezionali, verifiche e memorizzazioni a pappagallo. La conoscenza diventa un vettore di nozioni astratte, lontane dall’esperienza quotidiana degli studenti. La creatività, la capacità critica e il desiderio di esplorare vengono sacrificati sull’altare della rapidità e dell’efficienza. Risultato: ragazzi che apprendono senza interiorizzare, privi di stimoli e di un senso di scoperta, e quindi facilmente annoiati o frustrati.
Parallelamente, i docenti, spesso sottopagati e poco valorizzati, si trovano a svolgere un lavoro che sembra sempre più simile a una routine insensata. La passione si spegne di fronte a classi sovraffollate, a programmi sovraccarichi e a una burocrazia soffocante. La mancanza di autonomia pedagogica e di riconoscimento professionale alimenta un senso di apatia e di impotenza, contribuendo a un circolo vizioso: insegnanti demotivati trasmettono poche emozioni, e gli studenti rispondono con disinteresse. Il risultato è un sistema che produce studenti passivi, incapaci di pensare in modo critico o di affrontare le sfide della vita con entusiasmo. La scuola diventa un luogo di noia e di frustrazione, invece che un laboratorio di crescita personale. La perdita di passione e di curiosità non è un problema secondario, ma il cuore di una crisi che rischia di compromettere il futuro di intere generazioni. Bisogna riscoprire la passione per il sapere e restituire alla scuola il ruolo di motore di crescita e di formazione di cittadini consapevoli e appassionati.
La sfida è grande, ma il futuro delle nuove generazioni dipende anche da quanto riusciremo a cambiare questa realtà. La scuola non deve essere un luogo di abbrutimento, ma un faro di stimoli, emozioni e scoperta.

Come ho letto da qualche parte “La scuola non deve riempire un secchio, ma accendere il fuoco”