CHELIDONIUM MAJUS: COLICHE BILIARI E VERRUCCHE CUTANEE

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CHELEDONIA

di Aldo Ercoli

La Chelidonia (dal greco “chelidon= rondine) è una pianta che fiorisce nella stagione delle rondini (Dioscoriche). Questo vegetale erbaceo perenne dal busto eretto e ramificato ha una peculiarità che ci riporta alla “teoria dei segnali della Natura” di Paracelso: quando viene spezzato lascia uscire un latice di colore giallo – arancio dello stesso colore della bile umana. Solo la cheleidona nel mondo vegetale ha questa caratteristica.

E’ forse un caso che l’indicazione elettivo riguardi le vie biliari?
Appartiene alla famiglia delle Papaveracee. Più che la parte aerea in fitoterapia viene utilizzata, come materia prima, la pianta intera fiorita (titolo alcolico 45%), radici comprese.

Quali costituenti principali contenenti numerosi alcaloidi il più importante è la chelidonina, maggiormente presente nella radice fresca, dotato di proprietà spasmolitiche simili a quelle delle papaverina, anche se più blande (Capasso F. Grandolini G. Fitoterapia. Ed. Spring Milano 1996).

Questa azione riguarda però il sistema nervoso centrale non le vie biliari. Qui la Cheleidonia ha un organotropismo unico al mondo: un’attività spasmolitica mirata sulle muscolatura liscia dell’apparato gastroenterico ed in modo particolare delle vie biliari extraepatiche. Nelle radici questo alcaloide, la chelidina ha un contenuto fino al 2,8% ben superiore a quello che si riscontra nelle parti aeree (0,3 – 1%). Tra gli altri alcaloidi presenti segnalo la “berberina” che vanta un’importante azione colagoga (facilita il deflusso della bile dalle vie biliari extraepatiche e soprattutto dalla cistifollea). Per questi motivi la pianta è leader nei disturbi spastici delle vie biliari(coliche epatiche) e del tratto gastroduodenale.

Posologia: Chelidonium majus T.M. 15 gtt 3 volte al giorno. Altre forme farmaceutiche sono la tisana, il macerato in acqua fredda, l’estratto fluido. Le Chelidonia pertanto per l’azione spasmolitica viene impiegata nei disturbi spatici delle vie biliari (coliche) e della porzione superiore del canale differente (Commissione E 1990).

Altro impiego terapeutico, questa volta per uso topico (cutaneo) è quello pertinente l’eliminazione delle verruche. Se viene a contatto con la pelle il succo della pianta è caustico cosi anche per le mucose. La medicina popolare la impiegava nel trattamento di verruche e porri. Documentazioni scientifiche hanno dimostrato che gli estratti hanno un’attività sia antivirale che antibatterica e che la “benzofenandrina” (altro alcaloide detto “sanguinaria”) sono tossica per le cellule cutanee (Bruneton J., Pharmacognosie. Techinique et documentation. Lavoisier, Paris 1993).

Alcaloidi quali la sanguinaria e la cheleritrina vantano proprietà revulsive (Dalla Loggia R. Pianta officinali per infusi e tisane. OEMF Milano 1993). A tutto ciò va aggiunta l’apposto, non certo trascurabile, della presenza di enzimi proteolitici nel latice (liquido denso giallastro e non biancastro, che fuoriesce da incisioni praticate su certi tipi di piante). N.B. Nelle altre piante il latice è biancastro e cosi chiamato perché è simile al latte.

E’ per questo motivo che gli estratti di chelidonia, introdotti in preparazione topiche (creme, pomate, unguenti) sono, nell’uso esterno ancora oggi utilizzate nel trattamento delle verruche. Considerate la causticità (ossia il potere corrosivo) del latice sarebbe opportuno che il trattamento venga eseguito solo sotto stretto controllo medico.

Posologia: tre applicazioni locali al giorno per almeno una settimana.
Tossicologia: Va evitata la somministrazione nei bambini, in gravidanza e durante l’allattamento. Ai dosaggi terapeutici non vengono evidenziati effetti tossici secondari.

Un ultima nota non può non riguardare l’impiego omeopatico. In diluizione centesimale (5-6 ch) ho spesso utilizzato 3-5 granuli ogni 3-4 ore nei pazienti affetti da coliche biliari (dovute alla presenza di piccoli a calcoli) con risultati eccellenti, non inferiori a quelli dei farmaci di sintesi spasmolitici impiegati per via intramuscolare o endovenosa. Ciò a conferma della potente azione spasmolitica della pianta.

In più vi è un segnale omeopatico semeiologico assai caratteristico: il dolore dall’ipocondrio destro (dove si trova la colecisti) si irradia all’angolo spinale della scapola destra.

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Dottor Professor
Aldo Ercoli

Dottor Professor Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.