LE TIFOSERIE DELLA GUERRA E IL FALLIMENTO DELL’OCCIDENTE

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Archiviata la farsa del referendum con cui una parte politica – quella stessa che è responsabile dell’annichilimento delle passate conquiste dei lavoratori e del tradimento dei loro diritti (con l’abolizione della scala mobile, legge D’Antona, legge Treu, Jobs Act, il green pass sul lavoro) – intendeva grottescamente abrogare leggi che sempre lei aveva voluto ed approvato, ecco che con il drammatico allargamento degli scenari di guerra in Medio Oriente, ancora una volta l’opinione pubblica viene indotta a dividersi in opposte tifoserie manco fossimo davanti ad una partita di calcio invece che dinanzi a sofferenze umane inenarrabili.

In tale contesto l’attenzione dell’uomo della strada, ma anche dei media e soprattutto degli intellettuali, dovrebbe concentrarsi sull’analisi delle cause e delle conseguenze sul piano geopolitico e soprattutto finanziario economico, devastanti per i prezzi dell’energia dal momento che l’Iran è il secondo detentore al mondo di riserve di petrolio e ricco di gas naturale .

“È come se qualcuno volesse a tutti i costi rendere l’energia un bene troppo costoso per le persone comuni. – scrive lo storico Davide Rossi – Dopo la transizione green, le sanzioni al gas russo, ora questo. Tutto insieme. Ricordo che i data center necessari all’intelligenza artificiale necessitano di quantità enormi di energia (ed anche di acqua).
Forse è meglio dirottarla per quell’uso piuttosto che per noi masse inconsapevoli?
Forse è bene abituarci ad averne a disposizione sempre meno? Qualche sera fa, in televisione, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, ha detto che la coesione sociale in Italia sarà messa seriamente a rischio dalle tensioni economiche e sociali molto dure dei prossimi mesi ed anni”.

E invece con tifo da curva, da una parte, abbiamo la fazione di quelli che esultano per l’aggressione di Israele contro l’Iran, spacciandola come diritto alla difesa, che avrebbe come scopo quello di combattere l’integralismo islamico, la sharia, esportare la nostra magnifica democrazia e liberare le donne iraniane dall’oppressione del regime teocratico.

Un argomento surreale, che ha la stessa logica del lanciare granate sulla casa di ogni donna che denuncia violenza domestica (senza contare il fatto che Israele se ne fotte bellamente dei diritti delle iraniane).

Per costoro, chi non è d’accordo, chi non condivide questa visione, è sicuramente un antisemita, un traditore dell’occidente e della democrazia. Peccato poi che Israele sia uno stato confessionale e come tale non differisca molto dall’Iran, e che ciò che sta facendo per conto dell’Occidente è quello di gettare nel caos anche l’Iran, come è successo agli altri paesi della stessa area, come Afghanistan, Iraq, Libano, Libia e Siria.

Strumentalizzare la condizione della donna come pretesto morale per destabilizzare un paese, mettere in ginocchio la sua economia e la sua popolazione, è mostruosamente ipocrita. Inoltre non sfugge il fatto che l’Arabia Saudita, monarchia assoluta amicona degli USA, dell’Europa ed anche di Israele, non ha nulla da invidiare all’Iran quanto a negazione della libertà, deliri religiosi, repressione, condanne a morte anche per reati non letali, eppure non viene manco nominata dai solerti odiatori dell’Iran che ora gioiscono nel saperla sotto attacco.

Poi ci sono quelli della fazione opposta che, per sostenere l’Iran, si mettono i paraocchi e negano la realtà, ossia negano che nella repubblica islamica i diritti umani siano violati, negano che le manifestazioni contro il regime siano state soffocate brutalmente, spargimento di sangue, torture, processi sommari, negano persino che esistano obblighi sul vestiario al punto che, secondo loro, in Iran si circola liberamente vestiti ognuno come gli va.

Secondo loro, le attiviste iraniane che hanno protestato contro l’obbligo di hijab e contro la discriminazione delle donne, pagando con la reclusione in carcere e la condanna alle frustate, sono delle spie prezzolate che fanno il gioco dell’Occidente; e se anche l’obbligo di hijab fosse vero, secondo loro, non sarebbe una cosa così grave, è cosa ’e niente. E tra i membri di questa fazione ci sono persino gli stessi che in era pandemica contestavano l’obbligo di mascherina come grave violazione della libertà, ma l’obbligo del velo, secondo gli ultrà dell’Iran, è “cultura” e non violazione di diritti umani universali, è cultura che una donna non possa viaggiare senza il permesso del marito, è cultura che la testimonianza di una donna in sede giudiziaria valga la metà di quella di un uomo, è cultura che una donna erediti la metà dell’uomo a parità di grado di parentela.

Questa fazione, giustamente indignata verso le classi dirigenti occidentali, tende automaticamente a magnificare l’operato degli leader dei paesi del Brics, quasi come se ci fosse una legge della compensazione per la quale, se in questo angolo di mondo siamo politicamente guidati da marmaglia, nell’altro ci debbano essere per forza dei politici illuminati. Nell’uno e nell’altro caso, si tratta di fanatismo tribale. Si esulta da una parte e dall’altra davanti ai bombardamenti e a palazzi che crollano. Si gode da una parte all’altra alla vista dell’orrore.

La guerra diventa uno spettacolo. Se la reazione all’attacco di Israele da parte dell’Iran è assolutamente legittima, esultare davanti alle immagini di interi quartieri in fiamme, come fossimo spettatori di uno spettacolo gladiatorio, è barbarie. Una guerra, qualunque guerra, ci mette davanti agli occhi il fallimento del genere umano.

Quanto al fallimento dell’Occidente ci hanno pensato i membri del G7 a ratificarlo e renderlo ufficiale con un documento, partorito nel vertice in Canada, che è un’opera d’arte di ipocrisia e spietatezza in stile orwelliano, secondo il quale il “diritto di difendersi” spetta ad Israele, paese che non aderisce al trattato di non proliferazione nucleare e che possiede un arsenale atomico e che, per primo, ha lanciato un attacco contro l’Iran, paese che invece aderisce al trattato di non proliferazione nucleare e non possiede l’atomica.

Nonostante il genocidio dei palestinesi a Gaza, nonostante l’occupazione militare e coloniale di territori, Israele viene assurto a difensore della libertà, mentre l’Iran, che non ha mai invaso territori, viene etichettata come “la principale fonte di terrore e di instabilità nella regione”. E di tutto ciò non potevano non gioire i vertici dell’UE che hanno puntato tutto sulla corsa al riarmo, e in tale, ottica, come sostiene l’economista Alessandro Volpi, “creare una gigantesca bolla finanziaria costruita proprio sul riarmo”

di Miriam Alborghetti