Azione dimostrativa a Ladispoli sabato 8 giugno nella Giornata degli oceani

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L’Unione europea scende in spiaggia contro la plastica in mare. In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, sabato 8 giugno, la Rappresentanza in Italia della Commissione europea organizza insieme all’associazione Ambiente Mare Italia un’azione dimostrativa di pulizia della spiaggia di Ladispoli (Roma) per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei rifiuti marini, e specialmente di quelli di plastica.
Sono rifiuti “che – si legge in una nota – rappresentano una grave minaccia per la biodiversità e hanno ripercussioni anche su turismo e pesca. Per quanto riguarda la pesca, ad esempio, nell’Unione europea il costo stimato dei rifiuti marini oscilla tra l’1 e il 5% dei ricavi totali. Oltre l’80% dei rifiuti che si possono trovare in spiaggia o in mare è costituito da plastica, e in larga parte proviene da fonti terrestri”.
La situazione “è particolarmente critica nel Mediterraneo, che presenta tra le più alte densità di materie plastiche al mondo ed è considerato la sesta più grande zona di accumulazione di rifiuti marini. L’Italia, con i suoi circa 7.500 chilometri di coste, è fortemente esposta a questa forma di inquinamento.
Con 90 tonnellate al giorno, si colloca al terzo posto per quantità giornaliera di materie plastiche scaricate nel Mar Mediterraneo, dietro solo alla Turchia (144) e alla Spagna (126)”.
La riduzione dei rifiuti di plastica “è una priorità assoluta per l’Unione europea” che “protegge l’ecosistema marino con provvedimenti normativi, come la Direttiva che vieta l’uso di articoli in plastica monouso, e azioni concrete, come il sostegno a progetti per la tutela dei nostri mari”. Il progetto Medsealitter, finanziato per oltre 2 milioni di euro con fondi Ue, ha permesso di sviluppare per la prima volta un protocollo condiviso di monitoraggio dei rifiuti marini nel Mar Mediterraneo”.

Il progetto Medsealitter attraverso una rete di collaborazione tra Aree Marine Protette – supportate da istituti di ricerca, associazioni ambientaliste e università – ha permesso di sviluppare per la prima volta un protocollo condiviso di monitoraggio sui rifiuti marini e i loro effetti nel Mar Mediterraneo. Nell’arco di circa 2 anni, i 10 partner impegnati nel progetto (provenienti da 4 Paesi Ue – Italia, Spagna, Francia e Grecia) hanno percorso oltre 20.000 km con imbarcazioni di varie dimensioni, aerei e droni in diverse aree del Mediterraneo, registrando quasi 6.500 oggetti galleggianti costituiti tra il 75 e l’87% da rifiuti prodotti dall’uomo. Di questi, tra l’80 e il 90% erano composti da polimeri artificiali (plastica). Contemporaneamente sono stati effettuati campionamenti per quantificare i rifiuti ingeriti da parte di alcune specie animali considerate indicative come le tartarughe Caretta Caretta e i pesci Boga, per valutarne il rischio di esposizione al marine litter.

“Oltre il 65% delle tartarughe esaminate presentava oggetti o frammenti di plastica all’interno del tratto digestivo, mentre il 50% delle Boga esaminate aveva ingerito micro-plastiche. Più in generale 260 specie, tra cui invertebrati, tartarughe, pesci e mammiferi marini, – dice Patrizio Scarpellini, direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre, ente coordinatore del progetto Medsealitter – sono direttamente o indirettamente colpite dal marine litter. Un fenomeno che ha effetti devastanti non solo sulla biodiversità, ma anche sulla qualità delle acque e degli interi sistemi territoriali”.

Le Aree Marine Protette svolgono un ruolo chiave nella tutela del territorio. Per questo l’obiettivo è che il protocollo comune sviluppato venga adottato da quante più Aree Marine Protette possibile, in modo da definire modalità di gestione uniformi dei rifiuti marini e interventi di governance per limitarne l’impatto ambientale.