SOVRANITÀ ALIMENTARE

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IL NEO MINISTRO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA: “DIFENDERÒ LE NOSTRE SPECIALITÀ”. MA IL SENSO DELLA PAROLA SOVRANITÀ NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA RETORICA DEL MADE IN ITALY.

l ministero delle Politiche agricole è stato ribattezzato Dicastero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Denominazione ancora da formalizzare ma di cui già si parla. Cosa si intende per sovranità alimentare? Un indirizzo politico-economico volto ad affermare Il diritto dei popoli a definire le proprie politiche e strategie sostenibili di produzione, distribuzione e consumo di cibo.

La definizione non è inedita ma utilizzata in Francia per il ministero guidato da Marc Fesneau, un termine che risale al 1996 e deriva da un’organizzazione internazionale di agricoltori dal nome ‘Via Campesina’, indirizzata verso un’agricoltura sostenibile, non basata sullo sfruttamento dei territori e delle persone e non dominata da grandi imprese multinazionali interessate unicamente ad utilizzare le risorse alimentari come mezzo per accrescere i propri profitti. Una politica internazionale nel linguaggio ma locale nell’azione, come spiega esaustivamente l’agronomo Riccardo Bocci. Vuole essere un’alternativa al pensiero economico liberista, nasce dal confronto tra persone e mondi diversi, ritenuti i veri protagonisti di un cambiamento auspicato quanto improbabile se si pensa alla liberalizzazione dei mercati. Il tempo infatti ha rivelato l’utopia.

Tornando al cambio di nome, il nuovo esecutivo adotta la denominazione sovranità alimentare manifestando l’intento di tutelare i prodotti nazionali. Dando un calcio alla globalizzazione? Incentivando il consumo di prodotti a km0 snobbato finora a vantaggio di un mercato europeo e mondiale? La dichiarazione del neo ministro Francesco Lollobrigida riguardo al nuovo ministero della Sovranità non lo specifica: “Non è inedito ce l’hanno anche in Francia e sono quelli che hanno difeso meglio i loro prodotti, quindi riteniamo sia completamente in linea con la vocazione che avremo anche noi, difendere i nostri prodotti”. Il nuovo governo ha sottolineato inoltre, che non si tratta di un concetto “di destra” ma solo di un diverso modo di gestire le risorse alimentari che, ove applicato, funziona. Dunque replicabile.

Parla forse di un freno ai prodotti contraffatti, un intento meritevole. Ma non si può impostare la politica agricola sulla difesa del Parmigiano o del Prosciutto di Parma – è opinione di Bocci – aggredendo i presunti contraffattori o negoziando accordi di vendita con la Cina. Non è l’eccellenza la chiave per capire la nostra agricoltura, ma l’arte della località. La capacità, cioè, dei sistemi locali (ambiente, società e piante/animali) di produrre e riprodurre nel tempo un cibo in grado di essere alimento e identità, simbolo dentro cui vedersi e riconoscersi. Non sappiamo se il cambiamento di definizione del ministero possa ridare un senso al termine sovranità, intanto è distante dalla retorica del Made in Italy.

Quello delle Politiche agricole non è l’unico restyling intrapreso dal nuovo esecutivo. Staremo a vedere come la nuova terminologia evolva in un cambiamento concreto per un settore, quello dell’agricoltura, tra i più deboli oggi.