ROMA, LA CHIESA NUOVA DI SAN FILIPPO NERI

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Roma

LA MADONNA DELLA VALLICELLA: QUADRO MOTORIZZATO DI RUBENS.

In Santa Maria della Vallicella, oggi meglio nota come Chiesa Nuova ( via del Governo Vecchio, 134 ), è conservato un eccezionale elemento di modernità risalente all’epoca barocca. Tuttavia, prima di capire di cosa si parla, è necessario conoscere la storia di questo luogo di culto cattolico.

Sotto il pontificato di Leone III, il suolo sul quale sorgeva la struttura medievale della Chiesa, era estremamente paludoso, con le fondamenta completamente affondate nel terreno. Venne quindi demolita e ricostruita, rinnovata nella sua eleganza, bellezza e in un punto maggiormente saldo.                                                                                             Successivamente, sotto Papa Sisto IV, la Basilica venne restaurata e, al suo interno, modificata, ma la data che segna la sua vera rinascita è quella del 29 giugno 1597: sotto Papa Clemente VII, venne assegnata definitivamente alla Congregazione dell’Oratorio (fondata a Roma, da San Filippo Neri, nel 1575).

Oggi, entrando nella Chiesa Nuova, troviamo eccezionali affreschi (molti aggiunti in seguito a vari periodi di abbandono e degrado), la paternità dei quali appartiene in particolare a Pietro da Cortona e Pieter Paul Rubens. Soprattutto quest’ultimo ha catturato la nostra attenzione: pittore fiammingo, nato a Siegen nel 1577, giunse in Italia nei primi anni del ‘600, giovanissimo, ma già molto famoso, conoscendo e studiando il lavoro di grandi artisti come Tintoretto, Veronese e Tiziano. Divenuto pittore di corte presso Vincenzo I Gonzaga duca di Mantova, viene inviato a Roma per arricchire le proprie conoscenze con gli studi antichi di Raffaello e Michelangelo, unendoli a quelli moderni di Caravaggio e Carracci.
Sir Rubens è autore del cosiddetto ‘quadro motorizzato’: una lastra ovale di rame che può salire e scendere, secondo un meccanismo di corde e carrucole, affinché custodisca il sacro affresco risalente all’inizio del XV secolo, raffigurante un Madonna che mostra un bambino posizionato al centro, ritrovato proprio da San Filippo.

L’origine dell’antico affresco, strettamente collegata al successivo lavoro del pittore, è molto particolare: conservato in un locale della “stufa”, ovvero un bagno pubblico ( di cui Roma era piena tra il ‘400 e ‘500 ), un giovane ragazzo ha l’idea di oltraggiare la sacra immagine della Madonna, scagliandole contro una pietra, proprio in quel momento, la figura della Vergine comincia a sanguinare. Per devozione i Padri Filippini decidono di lasciare scoperto il dipinto e, nel 1606, lo spostanonell’Altare Maggiore, posizionato in fondo all’Abside, commissionando a Rubens una pala d’altare, che doveva essere completamente integrata con l’affresco della Madonna. La prima realizzazione del maestro viene rifiutata dai Padri, per ragioni che ancora oggi non si conoscono, probabilmente a causa dell’utilizzo di materiali poco resistenti, ma assegnano l’incarico al pittore una seconda volta, che sarà quella definitiva.                                                                                                                                                                                 Anche la lastra di rame raffigura una Vergine, che tiene in braccio un bambino intento a benedire con un gesto chi lo guarda, circondata da angeli che venerano la miracolosa immagine. Ai lati dell’altare troviamo i quadri in cui il pittore rappresenta i Santi Martiri che sono celebrati nella Chiesa, San Gregorio Magno insieme a due soldati, Santa Domitilla con accanto i Santi Nereo e Achilleo, molto cari ai Filippini, tanto da dedicare loro una piccola chiesa sull’Appia Antica.

La Madonna vallicelliana, realizzata tra il 1606 e il 1608, sparisce e ricompare come per magia. In quel piccolo loculo sono racchiuse storia, ingegno, meccanica e culto, tutto questo contribuisce a renderla una vera bellezza sconosciuta alla maggior parte dei turisti, che grazie al “sipario protettivo” di Sir Rubens è arrivata in ottime condizioni a noi, fin dalla notte dei tempi.

Flavia De Michetti