Quell’interessante mattinata a Testaccio…

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Tutto da seguire il corso di formazione per giornalisti, che si è tenuto a Roma di recente, dal titolo “Persi di vista – Tra falsi ciechi e falsi miti” di Roberto Turbitosi

Come forse qualcuno sa, i giornalisti iscritti all’Ordine nazionale sono obbligati ad acquisire crediti formativi per un totale di almeno 60 nell’arco del corrente triennio cioè quello che si chiuderà il 31 dicembre prossimo. Crediti che si percepiscono, gratuitamente o a pagamento, con la frequenza a corsi su argomenti di varia natura, sempre riconducibili all’attività giornalistica, sia presenziando fisicamente a incontri, conferenze e seminari, e sia seguendo lezioni “on line”. Pur avendo ormai raggiunto la soglia dei 60 crediti richiesti dall’Albo, ho voluto comunque partecipare al corso, peraltro gratuito, dal titolo “Persi di vista – Tra falsi ciechi e falsi miti. Come raccontare il quotidiano delle persone non vedenti”. Organizzato con il “placet” dell’Ordine nazionale dei giornalisti dall’agenzia “Redattore sociale” in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi presso la sala conferenze “Porta Futuro”, a Roma nel quartiere Testaccio, il seminario si è rivelato molto interessante, ben curato nei particolari e anche ben frequentato dagli addetti ai lavori, nonostante la molto cupa giornata di maltempo. Perciò è valsa la pena spendere un giorno di ferie e avventurarsi verso la Capitale con un treno stracolmo e pioggia al seguito. Obiettivo degli organizzatori quello di spiegare alla categoria della stampa il “quotidiano” e cioè la vita “normale” dei non vedenti (dove per non vedenti si intendono sia i ciechi totali che anche gli ipovedenti: categorie, entrambe, facenti riferimento alla UIC.)  I relatori, tutti non vedenti o ipovedenti (fatta eccezione per un medico oculista, responsabile nelle commissioni medico-legali dell’Inps), hanno offerto le loro testimonianze alla platea: dal collega giornalista, inviato al Parlamento Europeo, alla fotografa e anche critica radiotelevisiva; dall’avvocato al sociologo e anche scrittore; dalla psicoterapeuta e anche atleta al musicista, pianista per la precisione, diplomato al Conservatorio… Tutti professionisti seri e affermati che, ciascuno con la sua storia, hanno letteralmente e anche simpaticamente rapito l’attenzione dei presenti con racconti, aneddoti ed esperienze di vita, più o meno positive, strappando applausi alla sala per la loro spontaneità, seppur talvolta colorata da ironico sarcasmo, tantoché, per taluni episodi narrati a dir poco allucinanti, non è stato affatto necessario sdrammatizzare tantomeno piangersi addosso. Un mondo del lavoro e delle professioni quindi ben rappresentato in tale frangente, ma che ha spinto il sottoscritto a più d’una riflessione. E’ indubbio che negli ultimi tempi le moderne tecnologie e l’associazionismo hanno profondamente cambiato la vita degli individui con disabilità visiva. I ciechi e gli ipovedenti di oggi possono raggiungere, nei vari aspetti della loro esistenza, un grado di pienezza e soddisfazione, impensabile solo vent’anni fa. Ma non altrettanto si può dire della loro rappresentazione sui media, che ancor oggi – è inutile nasconderlo – appare piuttosto inadeguata: è come se il cambiamento, seppur lento e progressivo, avesse colto di sorpresa il mondo dell’informazione, salvo eccezioni, rimasto legato a stereotipi, fino a perdere di vista – è proprio il caso di dire – la centralità dei soggetti in esame. Ad esempio, si è ancora lontani, molto lontani, dal considerare “normale” il fatto che un cieco riesca a svolgere una professione complessa, accudire dei figli, occuparsi della casa e della famiglia, fare dello sport, anche a livelli agonistici, avere successo a scuola e all’università, insegnare, girare il mondo in completa autonomia e tanto altro. Al contrario, anche i non vedenti restano spesso inchiodati agli schemi con cui di solito viene raccontata la disabilità: vedi il pietismo, l’eroismo, il disprezzo verso i falsi ciechi (che poi, talvolta, tali neanche sono). Una pletora di problematiche, di situazioni e di conseguenti riflessioni che hanno certamente arricchito il mio bagaglio socioculturale. Un seminario che ha inteso offrire al mondo dell’informazione e della comunicazione la visione attuale del vivere quotidiano dei non vedenti, aiutando ad esplorare con sguardo nuovo le caratteristiche di una delle forme di disabilità ritenute tra le più gravi dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma anche più misteriose e difficili da capire.