Chiusura domenicale dei centri commerciali? Tra sogno e realtà

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Ci sono scelte da parte dei nostri governanti che talvolta inducono a pensare che gli inquilini del Palazzo, aldilà del colore politico, una volta eletti perdano il senso della realtà.

E non siamo davanti ad un delirio di onnipotenza, bensì alla totale mancanza di comprensione della vita reale. Che è molto diversa dal Parlamento, dagli stipendi degli onorevoli, dall’esercizio del potere. Un esempio lampante, che lascia perplessi viste le premesse del nuovo governo che annunciava di essere vicino ai cittadini, è quello della proposta di legge di chiudere nei giorni festivi i negozi ed i centri commerciali. Ricordiamo, peraltro, che l’attuale normativa non obbliga all’apertura la domenica e nei festivi, lasciando facoltà ai commercianti di alzare o meno le saracinesche. L’argomento deve essere affrontato sotto due distinti punti di vista, quello teorico e giusto e quello pratico e realistico.

Moralmente sarebbe sacrosanto che nessuno lavorasse nei giorni di festa, tutti hanno diritto al riposo ed alla compagnia delle famiglie. Un pò come accade per i lavoratori pubblici e statali che rispettano tutte le feste comandate. Un pò meno accade a tante categorie di cui nessuno si preoccupa, come camerieri, baristi, infermieri, pizzaioli, forze dell’ordine, giornalisti e tanti altri che lavorano sempre. Sarebbe certamente bello per le migliaia di lavoratori dipendenti, spesso in nero o sotto pagati, rimanere a casa la domenica, senza sobbarcarsi nei negozi e nei centri commerciali turni dalla mattina alla sera. Pensate come sarebbe bello il mondo nella visione del vice premier Di Maio dove i lavoratori sono stipendiati secondo la legge e nei giorni di festa stanno in famiglia.

Poi c’è la vita reale. Che è ben diversa dalla visione del vice premier, purtroppo.

Una vita reale dove i centri commerciali sono mezzi vuoti durante la settimana, dove molti negozi hanno chiuso per motivi economici, in cui gli altri si reggono con gli incassi del sabato e della domenica. Quando queste strutture, diventate una sorta di piazza dove incontrarsi, si affollano di famiglie e di giovani. E nelle quali lo shopping riesce a mettere in moto il giro di affari degli esercizi. Adesso, immaginate cosa accadrebbe se passasse la proposta di chiuderli la domenica e nei festivi. Crollo degli incassi, immediata riduzione del personale che viene già sotto pagato, posti di lavoro saltati. E non sono spettri della fantasia, bensì lo scenario già prospettato dalla Grande distribuzione che ipotizzava 50 mila licenziamenti in tutta Italia. E state sicuri che la scure calerebbe subito sulla testa dell’anello debole della catena, rappresentato proprio dai lavoratori. Molti dei quali, sia pure sommessamente, hanno già invitato il Governo ad occuparsi di cose più serie. E, se il vice premier Di Maio deve proprio mettere mano a questo settore, potrebbe per esempio inviare l’Ispettorato del lavoro a controllare che contratti abbiano i lavoratori dei centri commerciali, sanzionando chi sfrutta questa categoria di giovani. Iniziamo a far chiudere per un mese chi impiega lavoratori in nero o li stipendia con paghe da fame se veramente il Governo ha voglia di intervenire. Altrimenti la politica degli annunci serve solo a creare confusione, false aspettative e panico tra commercianti e dipendenti.

A nostro parere la soluzione ideale, oltre ai controlli sul rispetto dei contratti, sarebbe quella di trovare un giusto compromesso. Ovvero, si resta chiusi il 25 dicembre, il Primo dell’anno, il giorno di Pasqua, il Primo maggio, a Ferragosto. E, se proprio si vuole mettere mano, ogni centro commerciale una domenica al mese resta chiuso a turno.

Altre scelte sarebbero solo deleterie.