48 ORE DI LIBERTA’

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Giancarlo De Cataldo, il magistrato sceneggiatore di Subburra, regala ad Amendola quattro personaggi per il suo film arrivato al cinema in questi giorni. Il famoso doppiatore e attore è alla sua seconda volta dietro la macchina presa.
di Barbara Civinini

Claudio Amendola torna alla regia per la seconda volta con un mancato prison movie. Sì perché l’azione non si svolge dentro, ma fuori dal carcere, quello di Civitavecchia. Stiamo parando de Il Permesso l’ultima fatica del noto doppiatore e attore romano, figlio d’arte, già classificato al Festival del Noir con il premio del pubblico, assegnato da una giuria di studenti della IULM, l’Università libera di Lingue e Comunicazione. La pellicola uscita dalla penna di Giancarlo De Cataldo – il noto magistrato e scrittore tarantino – che ne ha curata anche la sceneggiatura con Roberto Jannone, racconta due giorni di libertà, concessi dal Giudice di sorveglianza, di quattro personaggi affamati di normalità. Così sul grande schermo per due ore s’intrecciano le loro storie: Rossana (V. Bellè) arrestata per traffico di droga; Luigi, interpretato dallo stesso regista, che ha già scontato 17 anni per duplice omicidio; Angelo (G.Ferrara) finito in prigione per rapina; Donato (L.Argentero) incarcerato, anche se innocente. Dopo l’esordio decisamente comedy de La mossa del pinguino, il beniamino TV star de I Cesaroni, testimonial d’eccezione per la Guardia Costiere, cambia genere, sposando in modo non convenzionale il noir con il sociale, ambientandolo in una location insolita, quella portuale del litorale nord della capitale. Naturalmente, si avverte decisamente la mano di De Cataldo che ha all’attivo molte fiction di successo come Romanzo criminale, La squadra e Paolo Borsellino, oltre a una serie sterminata di bei romanzi. I dialoghi, veri, sporchi e diretti, reggono l’intera struttura del film. “Stavolta, dice il regista, ho cercato di fare un film crudo e realistico, impietoso con i personaggi.” La sceneggiatura, scritta con De Cataldo e Jannone, si caratterizza per uno stile che fa del gergo della strada il suo punto forte. Calvesi, poi, ha illuminato la storia rendendola al tempo stesso violenta e malinconica. Insomma, non c’è nessun Brubaker alla Stuart Rosenberg, che nel 1980 diresse una delle migliori opere d’impegno sociale americano basandosi su un fatto realmente accaduto. Al posto dei mille drammi vissuti dietro le sbarre che guardano il porto, prendono corpo quattro storie di vite perdute che cercheranno di utilizzare questa piccola pausa di libertà nel modo migliore. Sicuramente il beneamato del piccolo schermo sarà apprezzato dal grande pubblico, ma la critica non è stata tenera confutando soprattutto l’epilogo, troppo scontato e buonista. Alcuni hanno giudicato eccessivo il commento musicale, che in alcuni casi sottolineerebbe alcune sequenze a sproposito. Amendola, da parte sua, dice di amare il cinema di genere e che, in alcune scene interpretate da lui, ha voluto fare un omaggio a Ennio Morricone, di cui è un convinto estimatore.  Il film che vanta una produzione indipendente, quella della CBFilm di Claudio Bonivento e Federico Carniel, ha avuto il contributo del Mibact per l’elevato contenuto culturale. E’distribuito da Eagle Pictures.