TORRE FLAVIA E CASTELLACCIO, IL RECUPERO DEI BENI NON DECOLLA

0
1155
castellaccio

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE STA TENTANDO IN TUTTI I MODI
IL FORCING CON MINISTERO E REGIONE PER ACCELERARE L’ITER IN MODO DA SALVARE I DUE SIMBOLI DEL TERRITORIO. ARDITA (FDI): “A LUGLIO LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI FIRMERÀ IL DECRETO SULLA TORRE

Il Castellaccio e Torre Flavia. Due simboli di Ladispoli che necessiterebbero di interventi per essere recuperati. Se n’è parlato finora solo a voce in questi anni, ecco perché i cittadini sono molto diffidenti. Per un motivo o per l’altro la luce non si vede proprio sui due beni preziosi da tutelare.

A cominciare dal castello dei Monteroni. Verrebbe da porre subito una domanda. “Che fine hanno fatto i soldi per il Castellaccio dei Monteroni?”. La rinascita del sito dipende proprio dal giallo dei 2 milioni di euro mai arrivati a destinazione. Perché di mistero si tratta a questo punto. E la novità è che sul simbolo è stata presentata un’interrogazione parlamentare dai deputati di Fdi Paola Frassinetti e Marco Silvestroni al ministero dei Beni e le attività culturali. E’ un tema già discusso quello dei fondi attesi da almeno 11 anni dal Comune per ridare lustro al maniero celebre per aver ospitato, nel 1959, il set de “La Grande Guerra”. Ma non è solo per l’opera cinematografica di Mario Monicelli, interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman, che i ladispolani si sono affezionati al castello. Durante la Seconda guerra mondiale offrì riparo agli sfollati e furono registrate all’interno anche delle nascite. Due anni fa si era aperto uno spiraglio per la riassegnazione dei soldi che all’epoca, sotto la guida del sindaco di centrosinistra, Crescenzo Paliotta, il Ministero aveva previsto per la fondazione Diritti Genetici di Mario Capanna. Un finanziamento che avrebbe dovuto trasformare il Castellaccio in un polo museale. Un progetto “fantasma” mentre nel corso degli anni i ladri si sono portati via persino finestre e arredi della struttura.

Chiara a questo punto l’interrogazione parlamentare di Frassinetti e Silvestroni: “Qual è il motivo del ritardo dell’emanazione del decreto di rimodulazione dei fondi ministeriali?”, scrivono gli esponenti di Fratelli d’Italia. “Il recupero del Castellaccio dei Monteroni – aggiungono i due deputati – riveste per la popolazione di Ladispoli una importantissima opportunità di crescita culturale ed identitaria”. Il primo cittadino di Ladispoli annuncia battaglia legale. “Abbiamo chiesto al ministero dei Beni Culturali – prosegue Grando – di girare il contributo a noi senza ricevere alcuna risposta. Vogliamo revocare la convenzione con la fondazione, ormai inattiva, rientrando in possesso del bene e renderlo il prima possibile fruibile per la città. I nostri legali approfondiranno la questione”. Il castello fu prima un’osteria e stazione di posta. Nell’estate del 2016 riaffiorarono segni della civiltà romana durante gli scavi coordinati dalla soprintendenza del Lazio e dell’Etruria Meridionale. Un elenco interminabile di scoperte: l’antica via Aurelia, un grande sepolcro, scheletri, utensili, un pozzo collegato ad una cisterna e delle monetine.

torre Flavia

Torre Flavia. Celebre anche per aver ospitato Abatantuono nei panni del re dei barbari quando approdò per girare “Attila flagello di Dio”, il film prodotto da Mario Cecchi Gori (e recentemente anche De Sica, Ghini e sempre Abatantuono hanno visitato la Torre per La mia banda suona il pop”), è in balia delle onde. Era stata transennata durante il lockdown ma ora – sostiene Giovanni Ardita, consigliere comunale di Fdi – ci sono spiragli che possa tornare a splendere grazie ad un piano di 2 milioni di euro del Governo, annunciato già 4 anni fa e mai concretizzatosi. Si tratta dell’ormai celebre progetto denominato “Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati”. “E’ la notizia che attendevano tutti: – si sbilancia Ardita – Torre Flavia sarà ristrutturata riqualificata e salvata dall’erosione che rischia di demolire la storia della nostra città”.

I ladispolani sono molto affezionati all’antico rudere di epoca romana un tempo utilizzato come postazione di difesa per i soldati e danneggiato dai bombardamenti a maggio del 1943, durante la Seconda guerra mondiale. Il monumento, realizzato nel 1550 dallo Stato Pontificio, mareggiata dopo mareggiata sta perdendo i mattoncini della sua cortina laterizia. La Torre è lo stemma del Comune ma raffigura anche la bandiera del Ladispoli calcio, club fondato nel 1946. “Già a luglio – garantisce il consigliere Ardita – ci sarà il decreto definitivo di approvazione del progetto da parte della Presidenza del Consiglio di Ministri dopo aver integrato un documento indispensabile alla finalizzazione dell’intervento. Entro settembre sarà stipulata la convenzione con il ministero dei Beni Culturali. Sono certo che per il 2021 avremo una torre magnifica”.