Terremoto a Zagabria: tremano pure i musei

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Zagabria

Tante persone in strada, molti feriti e un quindicenne è grave. Il sisma è stato avvertito anche in Italia.

di Pamela Stracci

Il 22 marzo passato due forti scosse di terremoto di magnitudo 5.5 e 5.0 hanno fatto tremare la città di Zagabria, già in quarantena quasi totale per la epidemia di Covid-19. Tante persone in strada, molti feriti e un quindicenne è grave.

Il sisma è stato avvertito anche in Italia, in alcune località del Friuli Venezia Giulia e anche a Pesaro dove molte persone si sono svegliate nella notte. Nella parte più vecchia della città gli edifici più antichi si sono sgretolati e anche la cattedrale, dedicata all’Assunzione di Maria e ai re Stefano I e Ladislao I, ha subito vari danni e il crollo parziale di una delle due guglie. Anche i musei hanno subito ingenti danni. Nel MUO Muzej za umjetnost i obrt, Il Museo delle Arti e dei Mestieri, sono andati in frantumi i preziosi vetri (coppe, bicchieri e vasi) e le ceramiche esposti ed è crollato il tetto dell’edificio.  Anche il museo Archeologico della capitale Croata, lArheološki muzej u Zagrebu – AMZ, ha subito gravi danni in termini di distruzione del patrimonio e dei beni materiali storici e archeologici che conteneva.

Molte le immagini di desolazione che si apprendono non solo sui social ma direttamente dai siti ufficiali, dove si vedono le collezioni museali in esposizione (le ceramiche antiche, i canopi egizi, le sculture e non solo) andate completamente in frantumi. Questo museo fu fondato nel 1846, al di là del nostro mare adriatico, e racconta un percorso evolutivo che va dalla preistoria al medioevo croato, passando per le sezioni romane e greche antiche, con una ricca esposizione di vasellame e statue per oltre 400.000 pezzi esposti.

Ma non solo in questo museo è conservata la sola collezione egiziana presente nel sudest europeo e la famosa Mummia di Zagabria. Quest’ultima è una testimonianza eccezionale: una giovane donna vissuta a Tebe nell’antico Egitto durante il periodo Tolemaico (305 a.C. al 30 sec. A.C.) con una imbalsamazione unica nel suo genere. Il corpo di questa defunta fu fasciato infatti con un telo di lino sul quale è stato rinvenuto  il più lungo testo etrusco mai ritrovato. Questo libro, che è l’unico esistente in lino ed considerato anche il più antico d’Europa, è conosciuto come Liber Linteus  Zagrabiensis  o Liber Agramensi e racchiude un testo rituale di circa 1200 parole scritte in lingua etrusca. In Italia purtroppo siamo abituati a questo “mostro” del terremoto che in pochi istanti annienta sia gli uomini che la loro storia ma come ogni volta bisognerà rimboccarsi le maniche e ripartire.