ANDREA PUCA

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IL LINGUAGGIO UNIVERSALE NELLA SINTESI DELLE FORME

Artista prolifico, instancabile sperimentatore nelle tecniche e nelle loro applicazioni, la costante ricerca di Andrea Puca lo ha portato a delineare un suo personalissimo stile. Originario di Roma, dove ha conseguito il diploma di Maestro d’arte, oggi vive a Cerveteri dove lo incontro mentre lavora alla sua ultima serie.

Puca
Oltre

Il disegno accompagna da sempre Andrea anche se, come ama ricordare, a segnare una tappa fondamentale nel suo percorso artistico è l’anno 2000: durante un viaggio con la moglie Roberta in Spagna, rimane affascinato davanti alla Guernica di Picasso. “Da allora ho cominciato di nuovo a dipingere e non mi sono più fermato” dice il pittore che conta a oggi diverse mostre e riconoscimenti. Nella vasta produzione dell’artista, anche il figurativo, grazie alle tinte, spesso forti, ha assunto, sempre, una propria autonomia rispetto alla mera rappresentazione del soggetto.

È poi l’abbandono delle forme a dettare un percorso che si va via evolvendo nelle opere che caratterizzano l’ultimo periodo dove la divisione degli spazi e i rilievi cromatici assumono un significato che va oltre l’atto creativo stesso. I dipinti di Andrea Puca ci trasmettono l’energia di un gesto istintivo già consapevole di quegli equilibri insiti nelle scomposizioni alle quali l’autore dà vita. Il distacco dalla figura, che non sempre segna una vera e propria assenza, si rivolge, come l’artista spiega, alla vita, all’oggi.

Il Cambiamento

“Questi dipinti si ispirano molto alla contemporaneità, alla quotidianità” dice mostrando gli ultimi lavori. L’artista osserva con sguardo attento intorno a sé, catturando quelle contraddizioni e quelle incertezze che spesso caratterizzano gli individui e il loro mondo. L’immediatezza espressiva di linee e tinte soppianta nelle opere la vivacità dei colori e si condensa in metaforiche e potenti vie di fuga o di speranza. Alla spatola oggi il compito di imprimere sui supporti quelle divisioni e ricomposizioni cromatiche frutto di una profonda elaborazione interiore che il linguaggio artistico guida all’universalità.

Figure

“Un’opera per me deve trasmettere un’emozione” precisa il pittore che con i tratti energici delle sue tele instaura un dialogo diretto con l’osservatore che si delinea anche nell’evoluzione e nella sintesi dei soggetti. Ed è così che quelle dimensioni sospese alle quali la sua pittura ci ha abituato non di rado si popolano di quelli che lui definisce “fantasmi”. Schiere di individui risonanti nella loro immobilità. Risonanti perché potenti nel loro trasmetterci la loro presenza. Risonanti perché solitari nel loro essere insieme. Risonanti perché, infine, nuovamente testimoni di quello sguardo sempre attento all’esistenza e alle sue peculiarità.

di Alessia Latini