RINO GAETANO L’ENIGMA DELLA MORTE SULLA NOMENTANA

0
4340
Rino. gaetano

42 ANNI FA MORIVA A ROMA IL CANTANTE DI ‘GIANNA’ E ‘MA IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU’. INTERVISTA ALLO SCRITTORE BRUNO MAUTONE (“UCCISO DAI SERVIZI SEGRETI”) E ALL’AMICO TONI MALCO (“MA QUALE COMPLOTTO!”).

di Maurizio Martucci

L’inquieto paroliere di Crotone? Non il Jim Morrison de noantri, ma il Mino Pecorelli della musica italiana! E quell’incidente stradale, una macabra messa in scena. Il depistaggio di uno spezzone di servizi deviati: con un marchingegno sulla Volvo 343, silenziarono un cantante imbeccato da informazioni strettamente riservate.

“Sto preparando un secondo esposto, la Procura di Roma non ha archiviato il primo. Confido nella riapertura dell’inchiesta per omicidio realizzato con crudeltà e presumibile concorso di più persone!” Ci va giù duro Bruno Mautone (ischitano, avvocato, ex sindaco di Acropoli), autore di ‘Chi ha ucciso Rino Gaetano? Il coraggio di raccontare: un’indagine tra massoneria, servizi segreti e poteri economici’ (Revoluzione Edizioni).

Per lo schianto di Via Nomentana (era la notte del 2 Giugno 1981) non crede alla tragica fatalità, né al colpo di sonno prima dell’impatto sull’autocarro Fiat 650. E decodificando l’ermetismo dei brani gaetaniani (“testi criptici, misteriosi, allusivi con linguaggio in odore massonico”), rivaluta lo spessore del cantante (“un uomo coraggioso, un idealista animato da spirito di libertà. Soffriva per un’Italia colonia americana, succube dei poteri forti: la sua denuncia l’ha pagata cara!”), patrocinando un passaggio ideale dal Rino Padre putativo del non- sense alla Elio (e Le storie tese) al Rino Pro nipote esoterico di Eliphas (Lévi). Ma lo scarto è troppo. Così, almeno, ai più pare.

Non le sembra troppo azzardato, Mautone?
“Non lo dico io, ma i fatti – ripete l’avvocato scrittore, sicuro di aver imboccato la pista giusta, ricongiunti i tasselli dell’oscuro puzzle – non era affiliato massone ma quando Rino morì, su ‘La Stampa’ degli Agnelli uscì un articolo siglato M.C. in cui si parlava di P2. Non è strano? E due senatori presentarono in Parlamento un’interrogazione sui misteri dell’incidente e la risposta del Governo Forlani fu lacunosa, elusiva come i mesi persi per nascondere (e si dice pure depennare) la lista dei pidduisti e poi…”

Ah, sì! Cos’altro?
“…lo stesso Rino dipingeva il male assoluto della discografia definendolo un Ordine Massonico!”

Ma anche Tenco polemizzava su Sanremo, eppure mica si è parlato di grembiulini. Solo coincidenze quelle di Gaetano? Nel libro si argomenta dei testi sibillini delle canzoni, che il grande pubblico tutt’ora ama pur non comprendendone (spesso) il significato. Ecco il punto.
“Sono certo: erano la sintesi di letture ‘addentrate’, è plausibile che Rino leggesse il giornale OP di Pecorelli, unendo fonti confidenziali di prima mano che riceveva da un amico dell’Ambasciata USA”.

Mi faccia un esempio…
“C’è l’imbarazzo nella scelta, rimaneggiava i testi attualizzandoli. In ‘Nuntereggaepiù’ parla di Cazzaniga e DC e oggi si sa che la CIA e le multinazionali del petrolio, poi anche nella strana morte di Enrico Mattei, elargivano ingenti finanziamenti alla DC proprio tramite Cazzaniga, capo della Esso… e quel Cazzaniga era Vincenzo mica Gazzaniga il giornalista sportivo! Poi cita il litorale di Capocotta per rimarcare la verità sul delitto di Wilma Montesi, costato le dimissioni al ministro filo-atlantico Piccioni per il coinvolgimento del figlio. E in ‘Ok papà’ sottolinea l’influenza USA prefigurando gli anticomunisti di Gladio. Ma canta pure gli assegni scandalo di Andreotti, i ministri Gui e Tanassi nell’affaire Lochkeed e allude al transito di esplosivo sul treno Taranto-Ancona, le nostre verità scomode, come i silenzi in ‘Fontana chiara’ che ritengo sia un rimando ai depistaggi di Piazza Fontana … Non le sembrano anomale tutte queste coincidenze?”

Si, ma non potrebbero accusarla di complottismo alla memoria dell’artista calabrese? Questo, lei l’ha considerato?
“Si, ma chi lo sostiene non sa che Rino fu amico della figlia del medico personale di Licio Gelli, ebbe un flirt con la figlia di un agente di sicurezza del Vaticano e un suo stretto amico svolgeva attività particolari nell’Ambasciata statunitense”.

E allora? Altre coincidenze inconsuete, oppure?
“Mentre i colleghi di Rino, quelli più impegnati, cantavano la protesta politica delle piazze in rivolta, lui denunciava in modo criptico i poteri oscuri della nazione. È questa la chiave per comprendere la sua prematura morte!”

E questo, secondo lei, gli costò la vita in un procurato incidente d’auto?
“Esatto! Ho scoperto altre strane similitudini: c’erano agenti appartenenti al ‘Noto’, detto anche l’Anello, un apparato svincolato da servizi segreti istituzionali e ufficiali coinvolto anche nel rapimento Moro, che s’erano specializzati ad uccidere persone sgradite con procurati incidenti stradali con sofisticati meccanismi telecomandati, una cosa di cui parlava anche il ben informato giornalista Pecorelli.”

Addirittura! Quindi lei sostiene che non fu un incidente ‘normale’ l’ultima ballata di Rino, ma una macabra messa in scena, con tanto di ritualismo massonico?
“E’ proprio così! Con un telecomando a distanza, già allora si poteva far sbandare una macchina, mandandola contro un albero o un’auto nel senso opposto di marcia. Credo sia stato questo il motivo dell’incidente. Perché il cantante non venne soccorso da un’ambulanza del vicino Policlinico ma arrivarono ‘tecnici’ dei Vigili del Fuoco? Perché, una volta prelevato dall’auto incidentata, il cantante venne rifiutato da 6 ospedali e fatto morire senza cure a quattro ore dall’impatto? Consideri che quando denunciai il caso col mio primo libro tre anni fa, al Verano venne profanata la tomba di Rino.”

Un altro segnale? E da chi e per chi?
“Forse un avvertimento o un’altra strana coincidenza.” Mentre Antonio Torres (oggi 84 anni, il camionista coinvolto nello schianto) mi nega l’intervista (“Non c’è niente da aggiungere!”), suo grande amico era Toni Malco: lo chiamo per capire meglio, per sapere cosa ne pensa di questa rivisitazione atipica. “Stavamo sempre insieme – ricorda il cantante del più conosciuto inno laziale – genitori amici, le nostre case a Montesacro. Lo ricordo come ieri: non complotto, Rino morì per un incidente!” . Sostiene convinto Malco, mostrandomi l’ultima foto in vita di Gaetano, scattata al suo compleanno, una manciata di giorni prima di Vermicino. Trentacinque anni fa:“Quella sera aveva alzato il gomito, Rino era ciucco! Per questo ebbe l’incidente”
E quindi ritorniamo alla versione della tragica fatalità. Ma oggi l’Avvocato Mautone chiede alla magistratura romana di riaprire il caso e di indagare per omicidio: che Rino possa essere caduto vittima di un tranello perché scomodo ai poteri forti? Che ne dice, Toni Malco?
“Certo, i politici lo chiamavano, ma al contrario, perché volevano essere citati nei testi! Non per lamentarsi.”

Quindi tutt’altro…
“Una volta, ad un convegno di qualche anno fa mi dissero che Rino fu ucciso da una setta satanica. Li mandai affanculo! Abbandonai la sala, queste sono solo scemenze.”

Visto che eravate molto amici, le svelò mai il senso delle sue canzoni allusive? Infondo, alcune, ancora oggi sembrano incomprensibili: cosa voleva dire? Ma soprattutto: crede che qualcuno gli suggerisse rime urticanti di denuncia?
“No, non ho mai saputo cosa volesse dire nelle sue ballate. Era schivo, introverso. Rino le canzoni le componeva da solo nessuno lo imboccava: prendeva un tovagliolo e ricamava le parole ai bordi. Le sue canzoni nascevano così. Per esempio: mio fratello è figlio unico? Mi ripeteva sempre: ‘A Toni, ma non l’hai ancora capito? Mi fratello sono io, sono me stesso!’ Ecco, questo era il senso di Rino. Altro che massoneria!”

Si: ma, allora, qual è la verità? Ne esiste solo una? O ce ne sono tante, quante le interpretazioni, effettivamente, un po’ strane di fatti ancora tinti di giallo?

Una cosa è certa: l’incidente in cui perse la vita Rino Gaetano porta ancora i segni del mistero e nessuno, nemmeno tra gli amici più cari, sostiene di sapere il vero significato delle sue canzoni scomode, mentre il libro di Bruno Mautone, anche per l’attendibile impianto metastorico in cui le cala nell’ultimo spezzone del nostro torbido passato prossimo (tra trame fosche, esoterismo speculativo come i servizi dai loschi affari nei patti oscuri secretati), solleva più di qualche plausibile interrogativo che, magari, di primo acchito può sembrare mera dietrologia. Intanto in Procura l’enigma continua …