QUANDO LA BICICLETTA DIVENNE SIMBOLO DI RINASCITA

0
1568
bicicletta

Un paese si può definire sotto attrezzato quando non è in grado di dotare ogni cittadino d’una bici“.

di Angelo Alfani

I primi di settembre del quarantasei, dall’Ufficio provinciale industria e commercio di Roma,
pervenne al Sindaco di Cerveteri la seguente nota: “Poiché da alcuni Comuni della provincia è stata richiesta a questo ufficio l’autorizzazione a disporre dei pneumatici in carico presso le ditte venditrici locali, si comunica che nulla osta a che i Sindaci, previo accordo con le Camere del lavoro e le organizzazioni professionali, procedano alla distribuzione dei
predetti pneumatici, tenendo presente che alla ditta venditrice deve essere riservato, per l’uso del negozio per il montaggio di nuove biciclette e per la libera vendita, ove volontariamente non vi rinuncia, il 30% dei quantitativi assegnati dalle case produttrici.
I signori Sindaci sono vivamente pregati di voler inviare a questo Ufficio l’elenco degli assegnatari, non appena ultimata la distribuzione”. I prezzi, a causa della difficoltà di reperimento, erano saliti alle stelle e le camere d’aria in circolazione erano tutte ‘na toppa. Gli incontri tra il segretario della Camera del lavoro Frattari Basilio, il Sindaco e il segretario comunale faticarono non poco prima di “addivenire all’assegnazione dei pneumatici per ciclo ai lavoratori, al prezzo di 529 lire ciascuno”.

Il verbale termina con un elenco di una trentina di cervetrani, muratori e contadini per lo più. Significativa, per comprendere quale fosse la situazione, è la lettera, indirizzata al Sindaco, datata 17- 7mbre -1946, da Vittorio Carazzi: “Il sottoscritto, Carazzi Vittorio fu Ercole, proprietario di un negozio di noleggio di biciclette sito in frazione di Ceri Marina-Viale della Stazione N. 16, chiede che gli sia concessa una assegnazione mensile di copertoni e camere d’aria dovendo provvedere alla efficienza delle dodici biciclette ed un tandem di cui è proprietario, per poter svolgere il suo lavoro di noleggio. Ringrazia e, con
osservanza si rassegna”. Con brevi missive, inviate alla Ditta Monaldi Giovanni (era tale la notorietà del negozio di bici che l’indirizzo risultava superfluo) aventi come oggetto: Svincolo copertoni per biciclette, si ordinava, come da superiori disposizioni, lo sblocco
di 20 copertoni”. Altre ne seguirono.

Quando la bicicletta divenne simbolo della rinascita italiana

Ai ciclisti appiedati veniva consegnato un buono, con timbri della Camera del lavoro e del Comune, che gli dava la possibilità di ricevere l’indispensabile copertone. Così recita un foglietto datato 20-10- 1946: “Io sottoscritto De Santis Rinaldo richiedo a voi un copertone per necessità di lavoro; mi firmo De Santis Rinaldo”. Decine furono i ciclisti che ripresero a pedalare in quell’autunno inquieto. Passarono pochi anni da quel depauperato dopoguerra quando, il 3 febbraio del ‘52, il prof. Giuseppe Medici, presidente del costituito Ente per la Maremma, tenne a Cerveteri un discorso programmatico all’interno del cinema Vittoria.
Discorso, stampato l’anno successivo col titolo ‘Il contratto con i contadini’, prometteva: “Un camion con sedili porterà gli anziani sul posto di lavoro[…] ai giovani, invece, basteranno le biciclette che procureremo loro con rate di 1.000 lire per sedici mesi”.

Non tutte le promesse fatte ad un pubblico intirizzito vennero mantenute: per parecchi anni gli anziani dovettero farseli a gambe i loro spostamenti ed i giovani, su biciclette, vespe e lambrette, sbatterono le chiappe su strade polverose e piene di buche a causa di torrenziali acquazzoni. Al vero corrispose la distribuzione gratuita di migliaia di biciclette nere, coi
freni a bacchetta e l’immagine del cinghiale simbolo della Riforma, da cui l’appellativo di cinghialine. Sfrecciarono “avanti come una nuvola”, su strade bianche, tra l’alto Lazio e la bassa Toscana, a partire dalla Domenica delle Palme del ‘52, con ramoscello di ulivo: simbolica immagine di una Pasqua di Resurrezione. Scrive l’antropologo Ivan Illich: “Un paese si può definire sotto-attrezzato quando non è in grado di dotare ogni cittadino d’una bicicletta… e se non può offrire buone strade ciclabili”.