Kitesurfer risucchiato a Torre Flavia, il 4 novembre l’udienza

0
669
kitesurfer
Kitesurfer ferito a Torre Flavia. Immagine: Il Messaggero.it

ALLA SBARRA DUE PILOTI E UN GRADUATO DELLA MARINA. 

Dopo cinque udienze rinviate stavolta (finalmente è il caso di dire) è partito davvero il processo dell’incidente di Torre Flavia, a Ladispoli. Questo giorno lo aspettava con ansia Alessandro Ognibene, il kitesurfer romano che ha avuto la vita salva per miracolo il 3 ottobre 2018 quando un elicottero militare lo risucchiò durante un passaggio a bassa quota.

Furono momenti drammatici. Il potente Chinook si allontanò senza prestare soccorso, ma lo sportivo rimase tramortito sulla sabbia dopo un volo di oltre 10 metri con la sua attrezzatura. Fu trasportato d’urgenza con l’elisoccorso al Policlinico Gemelli e riportò un forte trauma cranico e lesioni su tutto il corpo. Scene, quelle dell’incidente, raccontate da numerosi testimoni, fra i quali un pescatore e un vigilantes che il prossimo 4 novembre saranno in aula per offrire la propria versione dei fatti. «L’incidente ha cambiato la mia vita– risponde lo stesso Ognibene – ho ancora delle difficoltà fisiche e pretendo giustizia».

Finora le date in tribunale sono sempre slittate, prima per l’emergenza sanitaria, poi per via di un giudice andato in pensione e nei mesi scorsi anche per via di uno sciopero degli avvocati. Il surfista verrà difeso da Giacomo Tranfo. «Il reato di lesioni colpose da incidente di tipo aereo – spiega il legale – è di competenza del giudice di pace. Ecco perché non verrà trattato dal tribunale ordinario. Avevamo denunciato l’omissione di soccorso ma la magistratura non ha ritenuto procedere per questo tipo di reato». Tre gli imputati: un ammiraglio della Marina, che era a capo di un’esercitazione interforze, e poi due piloti in azione. Per l’accusa non sarebbe stata garantita la sicurezza né richiesta l’interdizione dello specchio d’acqua circostante. La difesa, al contrario, ha sempre puntato sulla tesi del «colpo di vento».