INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIALE IN VATICANO

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papa francesco

PRESIEDUTA DA PAPA FRANCESCO

“La via della giustizia rende possibile una fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli”

di Antonio Calicchio

Sabato 25 febbraio si è svolta la cerimonia di inaugurazione del 94° anno giudiziale del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, cerimonia presieduta da Papa Francesco – la cui presenza risale al 2020, giacché precedentemente i Pontefici non vi avevano mai preso parte – con la partecipazione del ministro della Giustizia Nordio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano, il presidente del Tribunale Pignatone e il promotore di giustizia Diddi.

Il Papa, nel suo intervento, ha tenuto a ricordare che la giustizia “non è una astrazione o una utopia”. Nella Bibbia, essa è “l’adempimento, onesto e fedele, di ogni dovere verso Dio, è compiere la sua volontà”. La giustizia “non è solo il frutto di un insieme di norme da applicare con perizia tecnica, ma è la virtù per cui diamo a ciascuno ciò che gli spetta, indispensabile per il corretto funzionamento di ogni ambito della vita comune e perché ognuno possa condurre una vita serena”. La giustizia, cioè “è una virtù da coltivare mediante l’impegno di conversione personale e da esercitare insieme alle altre virtù cardinali della prudenza, della fortezza e della temperanza”.

A fronte degli scenari di guerra che coinvolgono e sconvolgono l’Ucraina ed altre parti del mondo, Papa Francesco ha, altresì, ribadito che “ogni impegno per la pace implica e richiede l’impegno per la giustizia”, in quanto “la pace senza giustizia non è una vera pace, non ha solide fondamenta, né possibilità di futuro”. Per lui, che è anche sovrano e capo dello Stato della Città del Vaticano, la virtù della giustizia “è affidata, in modo eminente, alla responsabilità di quanti sono impegnati nell’ambito giudiziale, per consentire il ristabilimento della pace violata fra i diversi soggetti della comunità in contesa fra loro”. In quest’ottica, agiscono i Tribunali dello Stato della Città del Vaticano, esplicando “a vantaggio della Santa Sede, un ruolo prezioso quando si tratta di dirimere contese di natura civile o penale”. “Negli ultimi anni”, ha proseguito il Papa, “queste controversie giuridiche e i relativi processi sono aumentati, come pure è aumentata, in non pochi casi, la gravità delle condotte che vengono in rilievo, soprattutto nell’ambito della gestione patrimoniale e finanziaria”. Egli, pur astenendosi dal menzionare procedimenti specifici, tuttavia ha soggiunto che “qui bisogna essere chiari ed evitare il rischio di ‘confondere il dito con la luna’: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano e li rendono dolorosamente necessari”. Chiarito questo, Papa Francesco ha sottolineato che è “con atteggiamento di misericordia e di vicinanza” che “siamo chiamati a guardare i fratelli e le sorelle, soprattutto quando sono in difficoltà, quando sbagliano, quando sono sottoposti alla prova del giudizio”, tenuto conto della circostanza che “misericordia e giustizia non sono alternative, ma camminano insieme, procedono in equilibrio verso lo stesso fine, perché la misericordia non è la sospensione della giustizia, ma è il suo compimento”. In via conclusiva, il Pontefice ha evidenziato ai “cari magistrati” che “la via della giustizia rende possibile una fraternità in cui tutti sono tutelati, specie i più deboli”. Donde l’auspicio di “operare mantenendo sempre viva questa consapevolezza e la tensione verso la verità”.

Comunque, lo spirito che ha animato l’apertura dell’anno giudiziale in Vaticano è stato inizialmente riassunto da Diddi, secondo il quale “la crescente attenzione che l’opinione pubblica riserva alle nostre attività ci rende consapevoli della grande responsabilità a noi affidata e della necessità di adempiere ai nostri doveri con scrupolo e accuratezza, ma soprattutto con grande rispetto dei valori sottesi alle garanzie del giusto processo”.