Gelasio collocò la festa di San Valentino il 14 febbraio…
“Il mitreo di San Valentino. Le origini degli umbri e i sotterranei di Terni” di Pierluigi Bonifazi e Alessio Zenone è un viaggio affascinante nella “storia dimenticata” della città di Terni e dei suoi sotterranei, dell’Umbria e dell’Italia centrale.

Lo studio è frutto della collaborazione tra due autori con percorsi di studi molto diversi: Pierluigi Bonifazi è un biologo che ha svolto un dottorato di ricerca in medicina sperimentale e che da alcuni anni si occupa di “archeologica genetica” applicata alla storia dell’Umbria e di Terni, Alessio Zenone ha una formazione umanistica con due lauree in filosofia e lettere.
Insieme sono andati alla ricerca di una storia perduta, quella della cultura pagana di Terni e dell’Umbria, messa in ombra ancora oggi dalla “damnatio memoriae” che l’Impero cristiano di Roma fece calare sulla più antica civiltà italiana.
Nella prima parte del libro sono ricostruite in maniera sintetica le origini degli Umbri, combinando le ricerche di archeologia genetica e quelle di storia sociale.
Il secondo capitolo è dedicato al continuum religioso e iconografico della figura della “Dea Madre” o “Bona Dea” la generatrice di vita adorata nelle culture matriarcali del Paleolitico.
In quella società governata dai ritmi della natura e dal rispetto dei suoi ritmi, la “ciclicità” del femminile era considerata un elemento sacro e persino il calendario durava dieci mesi, da marzo a dicembre, a simboleggiare idealmente il ciclo della gravidanza e della creazione di vita.

Anche con l’avvento di culture più patriarcali come quella dei “Kurgan” arrivati dalle steppe dell’Europa Centro Orientale in Umbria il culto della Dea Madre non è stato mai abbandonato.
I Naharki veneravano la Dea Lupa, il cui culto era officiato dalle sacerdotesse chiamate “lupae” (per i romani il termine diventato poi sinonimo di “prostituta”) divenuta poi Valentia (la Dea dalla quale deriva il nome del “colle valentiniano” oggi dedicato al santo cristiano) e Cibele.
Con l’avvento del cristianesimo, il legame degli antichi culti pagani con la natura e il femminile fu sostituito da una concezione che poneva Dio e l’uomo al di sopra della natura. Ma la “Dea Madre” non è stata mai dimenticata e oggi la sua iconografia e il suo culto si ritrovano in forme molto diverse anche nella religione cristiana con la devozione alla Vergine Maria.
Che cosa c’entra tutto questo con San Valentino, patrono della città di Terni e conosciuto universalmente come “protettore degli innamorati”? E perché San Valentino si festeggia il 14 febbraio?
Febbraio per gli umbri, i romani e gli etruschi era il mese della “purificazione” e il periodo di San Valentino si colloca esattamente a metà dell’inverno, nell’attesa della rinascita della primavera.
Verso la metà di questo mese le antiche popolazioni italiche celebravano i rituali in onore di Valentia per propiziare la fecondità femminile, intrisi di un forte elemento orgiastico ed erotico.
Con l’avvento di una cultura più patriarcale con i romani questi rituali furono dedicati al Dio Luperco. I Lupercali svolgevano tra il 13 e il 15 febbraio ed erano una sorta di “carnevale” nel quale si celebrava l’eros e si propiziava la fertilità in forme inaccettabili per la rigida morale sessuale cristiana.
A dichiarare una vera e propria “guerra culturale” ai rituali di febbraio dedicati all’erotismo e alla fertilità fu Papa Gelasio I, che in quel periodo fissò la festa della “Purificazione della Beata Vergine Maria” o “Candelora” che segnava la fine dei quaranta giorni di “purificazione” post partum.
Con Papa Gelasio il cristianesimo aveva rovesciato l’idea pagana della “purificazione” che serviva invece a prepararsi alla generazione di una nuova vita con i rituali del “Ver Sacrum” e alla Primavera, introducendo il concetto di “impurità” legato alla sessualità e alla generazione sconosciuto ai pagani.
Il legame dei romani e delle popolazioni italiche con i Lupercali era però ancora fortissimo tanto che vi partecipavano anche i cristiani: Gelasio decise allora di anticipare al 2 febbraio la festa della Candelora e intitolare il 14 febbraio, esatta metà del mese, a San Valentino.
Chi sia in realtà il San Valentino al quale è intitolata la festa è un mistero. Forse il santo nato a Interamna nel 176, al quale si attribuisce il miracolo di aver riportato l’amore tra una coppia di fidanzati grazie a una rosa, forse il vescovo e martire San Valentino da Interamna ucciso il 14 febbraio del 273, o secondo altre letture un martire cristiano di nome Valentino nato il 14 febbraio del 274.
È probabile che la figura di San Valentino oggi sia una sintesi di tutti questi santi del periodo paleo-cristiano.
Gelasio collocò la festa di San Valentino il 14 febbraio per cercare di assimilare le tradizioni orgiastiche legate ai Lupercali in una forma più accettabile per la morale cristiana. San Valentino è diventato così il patrono dei fidanzati, degli innamorati e della coppia.
Anche se non esistono legami diretti tra le figure di San Valentino e Luperco (come esistono invece tra la Dea pagana Febris e la cristiana Santa Febronia alla quale inizialmente era intitolato il 14 febbraio) è evidente che le origini del San Valentino di oggi sono da inquadrarsi nell’ambito della politica culturale di cristianizzazione delle feste pagane, la stessa che ha trasformato la festa pagana del Sol Invictus nel Natale cristiano.
Ancora oggi restano misteriosi i legami tra Valentino e la festa dell’amore, possiamo solo ipotizzare che sia stato scelto un santo il cui nome evoca la dea pagana Valentia, alla quale i rituali della fertilità di febbraio erano dedicati prima di diventare Lupercali.
Se a Terni la festa di San Valentino è ancora oggi il simbolo dell’identità di una città che non hai mai dimenticato il suo legame con la cultura pagana, la “festa dell’amore” che si celebra in tutto il mondo ha quindi radici antichissime, nelle culture pagane dell’Umbria e dell’Italia centrale e oggi, esattamente come Natale, sta gradualmente emancipandosi dal legame con la ritualità cristiana in una sorta di “ritorno alle origini” che, a differenza di quanto alcuni credono, sono collocate proprio nell’esatto centro d’Italia.
Ma prima che si affermasse il cristianesimo, un altro culto “misterico” di origine orientale era diffuso a Roma e in Italia centrale, quello del Dio Mitra. Il mitraismo è un culto iniziatico del quale non si sa moltissimo, molto diffuso tra i soldati.
Mitra è rappresentato nell’atto di uccidere un toro e rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre.
Mitra è divinità “solare” che secondo le fonti iconografiche disponibili è al centro di un culto che può essere considerato precursore di quello di Cristo. In Italia i templi dedicati a Mitra ancora visitabili sono ancora moltissimi, in particolare a Roma (notissimi quelli di San Clemente e delle Terme di Caracalla) e nel Lazio (in ottimo stato quello di Sutri).
In Umbria l’unico mitreo “ufficiale” è quello di Spoleto, sito in un terreno privato e che versa oggi in condizioni di grave degrado. Il mitraismo era un culto iniziatico e pertanto i mitrei erano ipogei.
Sotto la Basilica di San Valentino esiste un locale ufficialmente considerato una “cisterna romana”. L’ipogeo, accessibile dalle cantine del convento dove oggi si trova una sede dell’Università, è attualmente murato e le fonti iconografiche disponibili sono quelle di Padre Fedele Santini, il carmelitano che lo esplorò assieme ad altri nel 1985 e che lo identificò come mitreo, e quelle del 2011, quando dopo una lunga battaglia l’accesso fu riaperto.
Giornalisti e studiosi poterono accedere al locale, ma purtroppo in seguito gli accessi furono nuovamente murati e ad oggi il locale è inaccessibile. Le immagini scattate da Fedele Santini e da chi lo visitò nel 2011 evidenziano le grandissime somiglianze di questo ipogeo, del tutto diverso da una cisterna, con i luoghi del culto mitraico.
Uno degli obbiettivi della ricerca di Pierluigi Bonifazi e Alessio Zenone è quello di squarciare il velo su un luogo di grande interesse storico e artistico, vittima della damnatio memoriae che ha colpito le culture pagane e una religione come il Mitraismo, che sembra una sorta di “brutta copia” del cristianesimo: eppure “riportare alla luce” le origini del colle valentiniano, il culto della Dea Valentia, i Lupercali, il culto di Mitra, avrebbe un’importante valenza culturale, storica e identitaria e potrebbe rappresentare per la città di Terni una grande attrattiva turistica.
Dal Mitreo di San Valentino si dipartono due vie ipogee, la leggenda vuole che una porti al Tempio del Sole davanti al Comune di Terni e l’altra alla frazione di Collescipoli. La “Terni sotterranea” nella quale si è stratificata la storia della città è tuttora semi-inesplorata, a differenza delle vicine Narni e Rieti e il libro è anche un “incentivo” per l’amministrazione della città di Terni e per quella della regione Umbria ad attivarsi per la riapertura e la restituzione alla cittadinanza di questo importante patrimonio storico e artistico.
Il libro di Pierluigi Bonifazi e Alessio Zenone non parla solo del Mitreo e delle origini della festa di San Valentino, ma con un approccio multidisciplinare molto rigoroso riporta alla luce i rituali e la cultura della più antica civiltà italiana e mostra come questi riti apparentemente ancestrali siano ancora vivissimi sotto altre forme nel mondo contemporaneo.
Andrea Macciò