IL “CASO BANDECCHI”: INIZIERA’ DA TERNI IL DECLINO DEL BIPOLARISMO ALL’ITALIANA?

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Dopo Terni l’obbiettivo è quello di prendersi prima l’Umbria, poi Roma e trasformarsi in partito nazionale. Le prossime tornate elettorali saranno decisive per capire se siamo davvero di fronte a un fenomeno politico destinato a lasciare un segno nel paese o a un’eccezione locale destinata a restare tale.

di Andrea Maccìò

“Siamo contro il sistema, per fermarci ci dovranno sparare” affermava il vicesindaco di Terni Riccardo Corridore nella conferenza stampa del 31 agosto, dopo uno scontro in aula tra il sindaco Stefano Bandecchi e i due consiglieri di Fratelli d’Italia Masselli e Cecconi.

Nelle ultime settimane i media nazionali guardano con interesse a Bandecchi per la sua forte personalità, gli atteggiamenti spesso sopra le righe e le vicende giudiziarie legate ai fondi di Unicusano, delle quali si è occupato per primo Report. Non sembrano avere colto la novità politica rappresentata dalla vittoria di Alternativa Popolare e la strategia comunicativa innovativa che l’ha resa possibile.

Siamo davvero di fronte a una coalizione “contro il sistema” che provocherà un terremoto politico in grado di mettere a rischio il modello del “bipolarismo”?

Terni, palazzo comunaleL’Umbria è diventata un vero e proprio laboratorio politico; qua si è sentito per la prima volta il vento contrario alla sinistra nelle ex regioni rosse con la vittoria di Andrea Romizi a Perugia nel 2014, qua abbiamo visto la prima coalizione “giallo-rossa” locale sostenere unita alle regionali del 2019 Vincenzo Bianconi, qua sempre alle regionali del 2019 sono comparsi movimenti come Riconquistare l’Italia o il PC di Rizzo parte del cosiddetto “dissenso”, qua la giunta regionale di centrodestra ha anticipato molte “misure covid” nazionali nella primavera del 2021.

Alle amministrative della primavera 2023 a Terni la coalizione guidata dell’ex presidente della Ternana e leader di Alternativa Popolare Stefano Bandecchi, sostenuta anche dalle liste civiche Con Bandecchi per Terni, Noi per Terni e Terni per Loro ha sconfitto con il 54,62% dei voti il candidato centrodestra Orlando Masselli (Fdi). Bandecchi, in svantaggio al primo turno, ha intercettato buona parte dei voti che al primo turno erano andati al candidato del centrosinistra Kenny e alle liste civiche, tra le quali quella promossa dall’ex leghista Fiorini in rotta con la giunta precedente.

Nato a Livorno città dalla quale afferma di aver ereditato il carattere “fumantino”, romano d’adozione, Bandecchi ha fondato nel 2006 l’Università telematica Unicusano, che negli anni è cresciuta sino a diventare una delle maggiori università on line italiane, che gestisce anche un’emittente televisiva e una radio, e nel 2017 ha acquistato la Ternana.

Calcio, comunicazione, editoria: gli stessi settori che hanno permesso a Berlusconi di diventare un leader nazionale.  Un caso?

Se nell’imitazione satirica di Maurizio Crozza Bandecchi è rappresentato come un nostalgico del ventennio sempre pronto alla rissa, il sindaco di Terni, che negli ultimi anni è stato vicino a Forza Italia e aveva tentato l’ingresso in politica alle politiche 2022 come indipendente nelle liste del “Terzo Polo” (bloccato poi dal veto di Calenda) si presenta come un leader centrista e post-ideologico, con la missione di trasformare Alternativa Popolare da piccolo movimento di ispirazione cristiana e popolare in erede delle culture politiche centriste della Prima Repubblica, comprese quelle laiche: liberale, radicale, socialista riformista e repubblicana.

Il nuovo sindaco ha più volte affermato di voler guidare una coalizione di centro, rompendo con il “bipolarismo” che caratterizza la scena italiana dal 1992.

La città di Terni, una storica roccaforte “rossa” caduta con le elezioni 2018, quelle caratterizzate dal vento populista e “gialloverde” che poi portò alla nascita del primo governo Conte: l’anno dopo anche la regione è passata al centrodestra, guidata oggi dall’ex sindaca leghista di Montefalco Donatella Tesei.

La giunta di centrodestra di Terni guidata da Leonardo Latini, votata da molti ternani per cambiare aria, è stata segnata da defezioni interne, caratterizzata da “misure” discutibili e talora surreali, dal divieto di posteggiare le biciclette nel 2018 fino all’ordinanza del 2021 che vietava lo “stazionamento” e l’“abbigliamento indecoroso” in numerose vie della città, accusata anche di subordinazione al potere “centrale” della regione con sede a Perugia. Terni e la parte meridionale della provincia di Perugia lamentano un eccessivo centralismo del capoluogo, nel quale sono concentrati la maggior parte dei servizi e delle infrastrutture. Il casus belli più recente è l’impianto di essicazione fanghi delle acque reflue dell’intera Umbria che la regione ha deciso di collocare a Maratta, frazione di Terni che ospita anche un sito archeologico, determinando l’opposizione degli ambientalisti e dell’intera città.

In questi primi mesi, la giunta Bandecchi si è caratterizzata per una rottura radicale con i collaudati automatismi e clichés del bipolarismo all’italiana.

A luglio Bandecchi e il vicesindaco Corridore, hanno comunicato la riorganizzazione del partito Alternativa Popolare di Terni, con la divisione della città in 14 aree guidate da un coordinatore locale e da un comitato con il compito di raccogliere eventuali segnalazioni dei cittadini e di mediare con la giunta.

A questo si aggiunge uno sportello telematico sempre per accogliere eventuali istanze dei cittadini, chiamato AiutiAMO Terni.

Terni è una città policentrica, il comune comprende numerose frazioni che sono geograficamente autonome dalla città, anche di interesse turistico come Piediluco, Marmore, Miranda, e quartieri periferici nati per accogliere gli operai delle acciaierie.

Alternativa Popolare si organizza capillarmente sul territorio con qualcosa che ricorda molto da vicino le antiche “sezioni” di partito, che permettevano di mantenere un legame tra gli esponenti politici, i cittadini e i territori, evaporato con i partiti personali e i “movimenti” fluidi e telematici.

A consolidare questo ritorno al partito “reale” dal 29 settembre al 1° ottobre, si è tenuta la prima festa di Alternativa Popolare, presso il parco “La Passeggiata” storica sede delle feste dell’unità, alla quale l’organizzatrice dell’evento, Barbara Testa, ha dichiarato di ispirarsi dal punto di vista organizzativo.

Alla festa di Alternativa Popolare, nella quale come tradizione i dibattiti politici si sono alternati ai momenti di intrattenimento, hanno partecipato con propri stand e con interventi nei dibattiti previsti alcune associazioni animaliste e “Esedomani Terni” espressione dell’associazionismo Lgbt nella città umbra.

In una fase storica nel quale la cultura della destra e quella del cosiddetto “dissenso” sembrano essere accomunate dall’ anti-ecologismo come reazione alle politiche “green” e da posizioni molto conservatrici sul tema dei “diritti civili”, questo appare una significativa presa di distanza da un tema identitario della destra di governo.

La scorsa estate ha registrato il figlio di una coppia di donne nato con la procreazione medicalmente assistita; il vicesindaco Corridore e la responsabile dell’organizzazione della festa Barbara Testa hanno ribadito il riconoscimento da parte della giunta di numerose istanze delle associazioni “Lgbt” e la volontà di dialogare con le stesse.

La nuova amministrazione ha rinnovato la collaborazione con La Casa delle Donne di Via Ludovico Aminale (l’unica dell’Umbria) un punto di riferimento del territorio non solo per i servizi legati al centro antiviolenza, ma anche per l’attività culturale con l’organizzazione di mostre, dibattiti e presentazioni di libri.

Una rottura esplicita con la giunta regionale, che si è scontrata con la Casa delle Donne e sta portando avanti un’interpretazione restrittiva della legge 194 sull’aborto, con l’introduzione dell’obbligo di prescrizione medica per la “pillola del giorno dopo” Ru486 e con l’assegnazione di fondi pubblici alle associazioni “pro life”.

Su questi temi, l’amministrazione Bandecchi sta dimostrando un atteggiamento laico e pragmatico, molto raro oggi in questo paese.

Appena insediato Bandecchi ha ribadito che “non consentirà al governo di destracentro della Regione Umbria di far diventare Terni la fogna dell’Umbria” chiedendo la ridiscussione della delibera sull’impianto di Maratta.

Con la presenza in giunta di Mascia Aniello, storica rappresentante del mondo ecologista, e l’atteggiamento assunto verso la proprietà di Ast circa la riduzione dell’emissione di polveri sottili, la giunta punta anche a fare propri alcuni temi del mondo ambientalista.

L’uso dell’espressione  “destracentro” è significativa del fatto che Alternativa Popolare voglia parlare a quella parte di elettorato astensionista proveniente da Forza Italia e che non si sente più rappresentato da un partito che oggi appare subordinato alla linea di Fratelli d’Italia sui temi della politica estera, dei diritti civili, dell’economia e a quella parte di elettorato del Pd che non si sente rappresentato dalla svolta “a sinistra” di Schlein o che si è allontanato dal partito dopo il sostegno incondizionato a “misure” autoritarie come i lockdown e il green pass.

Alternativa Popolare ha fatto propri alcuni temi caratteristici del “dissenso”: in una delle liste civiche erano presenti candidati provenienti da Italexit, il più post-ideologico tra i movimenti nati o consolidati nel 2021.

Bandecchi è stato l’unico leader politico a criticare in maniera esplicita, al solito con un linguaggio colorito ed esplicito, “l’esercitazione di Protezione Civile” di It Alert, mettendone in luce la retorica allarmistica e la palese inutilità in caso di vero pericolo immediato.

Nel mese di settembre in città è tornato un Festival artistico, CavouArt 2023 (Cantiere Voci Urbane) diffuso per tutta la città, che mancava da oltre 10 anni.

Il 22 settembre si è svolta l’inaugurazione di molte delle mostre collegate al circuito, associata a numerosi eventi culturali e alla “Notte Bianca dello Sport”. Tutti gli eventi sono stati confermati nonostante il maltempo, in controtendenza nel paese delle allerte permanenti e del chiusurismo preventivo.

L’assessore al traffico, Stefania Renzi, sta lavorando alla revisione del sistema della ZTL, che tanto fa discutere oggi nella vicina capitale Roma e nel quale molti “dissidenti” vedono lo spettro del modello delle “città dei 15 minuti” e di possibili semi-lockdown motivati dall’emergenza ambientale. Da un lato si pensa di ridurre le esenzioni per l’ingresso nelle ZTL esistenti, dall’altro si esclude ogni possibile estensione delle stesse.

Nel mirino della nuova giunta ternana anche il sistema di raccolta differenziata porta a porta, che ha creato molti disagi ai cittadini costretti a organizzare la propria vita in base ai turni di raccolta della spazzatura e che spesso, con l’esposizione pubblica di bidoni e sacchetti, influisce negativamente sull’estetica urbana. Anche rispetto al “porta a porta” si è parlato spesso dei possibili rischi che sia usato come sistema di controllo e credito sociale. Le posizioni della giunta di Terni mostrano che la transizione dell’intero paese verso questo sistema non è un destino obbligato, ma una scelta politica, come scelte politiche sono state il lockdown e il sistema del green pass. Nessuna decisione è mai presa per assenza di alternative.

La nuova amministrazione insiste anche sul tema caro all’elettorato di centrodestra, della “sicurezza” urbana, affrontato però da un punto di vista particolare.

Per garantire la sicurezza urbana e il contrasto alla microcriminalità, Bandecchi ha deciso di aggiungere alla Polizia Municipale un’agenzia di sicurezza privata pagata con i fondi di UniCusano, che si dovrebbe occupare della prevenzione della microcriminalità in particolare in ore serali e notturne o nelle zone a rischio.

Un approccio innovativo che ha fatto molto discutere, portando qualcuno a parlare di “milizia privata” del sindaco.

L’annuncio di voler rendere più efficienti i servizi comunali ha determinato sino dalle prime settimane contrasti tra Bandecchi e i sindacati dei dipendenti comunali; la sua parabola politica, nonostante la grande differenza di personalità, ricorda quello del “marziano a Roma” Ignazio Marino, con il suo proposito di mettere mano ad alcune radicate “consuetudini” nella gestione della città.

Nella noia che pervade un dibattito politico basato su due fazioni che si sfidano all’arma bianca sulla pesca dell’Esselunga, ma che concordano nel sostenere la stessa politica sui punti essenziali, il caso Bandecchi è stato uno scossa salutare e uno spiraglio che mostra come sia possibile intercettare il vasto scontento presente in Italia, ma con una strategia “centrista” opposta a quella dei movimenti del “dissenso” che hanno provato senza successo a proporre un mix di politiche economiche di sinistra con “valori” di destra.

Dopo Terni l’obbiettivo dichiarato Bandecchi è quello di prendersi prima l’Umbria, poi Roma e trasformarsi in partito nazionale.

Se Bandecchi non piace alla sinistra radicale perché ricorda per molti versi nel suo atteggiamento “padronale” un Berlusconi del 1994 meno accomodante, lui e chi gestisce la comunicazione del suo movimento hanno avuto il fiuto politico di intercettare non solo lo scontento dei ternani per le politiche della giunta Latini, ma anche il vero vuoto politico che si è venuto a creare in Italia dal 2018 in poi, quello del “centro” che è sempre stato dominante in questo paese.

Bandecchi potrebbe quindi essere il “rottamatore” dei poli nati nel 1994 e oggi profondamente cambiati?

Tra le accuse che vengono mosse a Bandecchi quella di avere un atteggiamento poco consono a un rappresentante delle istituzioni. Il sindaco si è scontrato in maniera spesso sopra le righe soprattutto con gli esponenti di Fratelli d’Italia, tra i quali i consiglieri Masselli e Cecconi, arrivando in una occasione, durante una discussione sul potenziamento dell’organico della polizia municipale, ai limiti dello scontro fisico.

Se da un lato certi eccessi verbali sono innegabili, va sottolineato che la destra italiana da anni ha fatto del cattivismo linguistico e dell’ostentazione del politicamente scorretto un punto identitario, quindi stupisce che si scandalizzi se un certo stile lo usano gli altri.

In Italia le “misure” liberticide più gravi sono state prese da un personaggio dal tono felpato come Giuseppe Conte e da un algido tecnico come Mario Draghi: questo dimostra come non ci sia nessun legame tra l’atteggiamento di un esponente politico e il rischio che lo stesso sia veicolo di svolte autoritarie.

Tra poco ci saranno le elezioni regionali umbre, assieme alle comunali di città importanti come Perugia e Foligno.

Il fallimento politico delle due giunte precedenti, quella di centrosinistra guidata da Catiuscia Marini, caduta nel 2019 a seguito di un’inchiesta su presunti illeciti relativi alle assunzioni nella sanità, e a quella attuale di centrodestra, criticata dalle opposizioni per la gestione della sanità pubblica e per le politiche restrittive sulla 194 e considerata troppo “perugiacentrica” nella parte meridionale del territorio, e l’implosione dei rispettivi sistemi di potere, rende l’Umbria una regione “contendibile”. L’assetto politico che caratterizza l’Italia dal 1993-1994, è in fortissima crisi, e chi riesce a intercettare lo scontento provocato dallo scollamento tra questa politica e la realtà sicuramente potrebbe riuscire a diventare centrale nello scenario nazionale in vista del test delle Europee e delle elezioni politiche previste per il 2027. Un approccio centrista, laico e post-ideologico a temi come i diritti civili, l’ambiente, la sicurezza urbana; il mix innovativo tra una comunicazione “aggressiva” del sindaco e una sostanza pragmatica e moderata su contenuti; il ritorno del partito “solido” delle sezioni e delle feste di partito; la valorizzazione dell’identità cittadina di Terni e l’attenzione a temi locali come la manutenzione urbana e stradale: tutto questo insieme ha portato all’unico risultato inaspettato di quelle amministrative.

Le prossime tornate elettorali saranno decisive per capire se siamo davvero di fronte a un fenomeno politico nuovo destinato a lasciare un segno nel paese o a un’eccezione locale destinata a restare tale.