CANTIERI AL PALO, LA RIQUALIFICAZIONE DELLA SETTEVENE DI CERVETERI SOLO UN MIRAGGIO

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A LADISPOLI INVECE A GONFIE VELE LA REALIZZAZIONE DEL COMMISSARIATO DI POLIZIA E DELLA NUOVA CASERMA DEI CARABINIERI. IN RITARDO PERÒ I PROGETTI SULLA COSTA CONTRO L’EROSIONE.

A gonfie vele proseguono alcuni cantieri. Altri invece sono scomparsi dai radar. L’esempio della inefficienza e della mancata tempestività delle istituzioni è senz’altro la Settevene Palo di Cerveteri. L’ultimo posto in assoluto, almeno sul litorale a nord di Roma, semmai dovesse esistere una classifica virtuale dei lavori avviati su strade, infrastrutture ed opere pubbliche. Il semaforo dunque è ancora rosso. Certo, la ricostruzione del ponte di Genova è andata avanti anche perché è un simbolo dell’Italia e tutti i riflettori dei media erano concentrati proprio in Liguria quarantena o non quarantena. Qualcosa di meglio però ci si poteva almeno attendere sull’arteria che collega Cerveteri con Bracciano. Eravamo rimasti al 2 marzo scorso, giorno in cui Teresa Zotta, vicesindaco pentastellato di Città Metropolitana, aveva lanciato un annuncio: “Partiranno a giorni i lavori sulla Settevene Palo ma si concluderanno soltanto a giugno”.

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Una dichiarazione che da una parte finalmente avrebbe testimoniato l’imminente avvio del cantiere sulla strada di Cerveteri, chiusa da novembre per via di una frana, dall’altra però gettato nello sconforto migliaia di pendolari di Ladispoli, Cerveteri e Bracciano che speravano in una riapertura immediata. Poi è arrivata la pandemia è tutto si è fermato. Circa 2 milioni e mezzo di euro erano stati deliberati per riassestare la Settevene Palo dopo le interrogazioni presentate da Federico Ascani, consigliere comunale di Ladispoli e dal sindaco cerveterano, Alessio Pascucci (entrambi consiglieri di opposizione di Città Metropolitana). Doveroso un appunto. Nel 2016 nello stesso punto della carreggiata alle prese con le voragini erano stati stanziati, sempre da Città Metropolitana, circa 300mila euro per un progetto vanificato nel tempo. Dopo pochi mesi la strada si era riaperta all’altezza del chilometro 13.

Soldi andati in fumo. Da oltre 3 anni i tir sopra ai 35 quintali non possono viaggiare sulla Settevene Palo ma solo sulle stradine di campagna, come la Doganale di San Martino e Ceri ad esempio. Arterie che di conseguenza hanno iniziato a cedere non potendo sopportare il peso dei mezzi pesanti.

Nella città etrusca un altro cantiere si è impantanato, ossia quello relativo alla riqualificazione del lungomare di Campo di Mare con oltre 2 milioni di euro tra fondi regionali e comunali. Un piano atteso da anni da residenti e villeggianti romani che però dovrà essere rimesso in moto non appena sarà possibile. Tra l’altro l’inaugurazione dei lavori avvenne il 29 febbraio poco prima delle restrizioni imposte dal Governo. Insomma, una sfortuna in questo caso.

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Nella vicina Ladispoli anche alcuni progetti urbanistici per varie ragioni sono congelati (il nuovo cinema ad esempio o l’ultimazione della copertura dello stadio Sale). Altri invece stanno viaggiando a tempi record. Due su tutti: la realizzazione del commissariato di polizia e della nuova caserma dei carabinieri. L’emergenza sanitaria non ha bloccato l’iter per rafforzare la sicurezza in città. Già in estate potrebbe essere ultimato l’edificio in via Vilnius e gli agenti di polizia prenderanno possesso dei locali nella zona del Cerreto. Un’area strategica per i poliziotti visto che a pochi metri si potrà raggiungere la statale Aurelia.

I vigili urbani si trasferiranno invece nel centro giovanile “Marco Patriarca” di viale Mediterraneo che da anni accoglie le associazioni umanitarie e le attività legate al mondo del volontariato. Per la Municipale, in attesa della definizione del bando che possa portare all’innesto di sei agenti a tempo indeterminato, sarà il terzo trasloco in poco più di 6 anni. E proprio a fianco sorgerà la caserma dei carabinieri con alloggi di servizio.

Sul fronte costiero contro l’erosione invece è saltato per quest’anno il sabbiodotto in modo da poter utilizzare la sabbia delle foci dei fiumi per avviare un ripascimento nelle zone più colpite. Un intervento che avrebbe potuto salvare il salvabile in attesa dei famosi 6 milioni di euro della Regione per le scogliere, anche quelli slittati almeno di un altro anno.