BRUCE WILLIS

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LA DEMENZA FRONTOTEMPORALE E IL VACCINO COVID

di Miriam Alborghetti

Secondo una nota di Reuters [1], pubblicata il 16 febbraio scorso, Bruce Willis, il noto attore che vanta 4 decenni di carriera, un Golden Globe e due Emmy (il più importante premio televisivo d’America), all’età di 67 anni, avrebbe la demenza frontotemporale. A darne l’annuncio è stata la stessa famiglia con una dichiarazione pubblicata sul sito web di The Association for Frontotemporale Degeneration. “Da quando abbiamo annunciato una diagnosi di afasia di Bruce nella primavera del 2022, le condizioni di Bruce sono progredite e ora abbiamo una diagnosi più specifica: demenza frontotemporale (nota come FTD)” ha detto la famiglia.

Con l’espressione “demenza frontotemporale”, spiega il professore di farmacologia Marco Cosentino “si indica un insieme di quadri degenerativi dei lobi cerebrali frontali e temporali di origine incerta e con una componente in minima parte genetica […] La demenza frontotemporale non ha cura e la sopravvivenza è in media di 8-10 anni dalla diagnosi”.

La vicenda di Bruce Willis iniziò lo scorso anno con un’afasia – perdita della capacità di comporre e comprendere il linguaggio – insorta pochi giorni dopo la somministrazione del vaccino covid. Alcuni siti provax [2] e novax si scatenarono ognuno per sostenere la propria tesi. Ma al di là dei pregiudizi fideistici e soprattutto al di là del caso specifico su cui nessuno dovrebbe esprimere opinioni senza conoscere nel dettaglio la storia clinica dell’attore, è legittimo domandarsi se possa esistere una correlazione fra demenza frontotemporale (di cui l’afasia è una delle manifestazioni possibili) e vaccinazione covid?

“Il database Eudravigilance contiene ad oggi 5 casi di demenza frontotemporale dopo vaccini covid, tutti post Pfizer. Le segnalazioni di afasia sono invece nel solo 2021, 900 con Pfizer e oltre 600 con Moderna” afferma Cosentino. E questi numeri potrebbero rappresentare solo la punta dell’iceberg dal momento che il sistema della vaccinovigilanza è poco attendibile e gli effetti collaterali fortemente sottostimati.
Esiste uno studio pubblicato su PupMed [3] firmato da Josef Finsterer e Maria Korn che riconosce che l’afasia potrebbe essere uno dei rari effetti collaterali del vaccino contro il Covid-19. Tale rischio sarebbe legato principalmente alla seconda dose del vaccino a mRna come il Comirnaty di Pfizer-BioNTech e Spikevax di Moderna.

È pur vero che anche quando i due eventi, vaccino e afasia, hanno una relazione temporale ciò non indica necessariamente che uno sia causa dell’altro. Non lo indica, ma ci sono indizi sufficienti per indagare dal momento che ci sono stati altri casi con medesima “relazione temporale”. Invece non lo si fa, limitandosi ad affermare che non c’è evidenza (e ci si guarda bene dall’indagare). Come se trovando un morto a fianco ad una scatola di barbiturici completamente vuota, il barbiturico venisse escluso a prescindere come causa del decesso e l’autopsia non venisse fatta. Ma senza indagini ad hoc, come si fa a provare che esista o non esista correlazione?