A LADISPOLI IL SILENZIO SULL’ACQUA POTABILE

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ESTATE 2021: NUOVA ORDINANZA SINDACALE. MA LE RISPOSTESULLA NON POTABILITÀ DELL’ACQUA DEL 2020 QUANDO VERRANNO EMANATE?

Le Ordinanze sindacali nella Città di Ladispoli arrivano puntuali: “É consentito…è vietato…si informa che…” Ma l’informazione attesa sull’acqua potabile, da parte del sindaco Grando o chi per lui, non è mai arrivata:chi è il responsabile dell’allaccio abusivo, indicato come causa dei coliformi presenti nell’acqua un anno fa?
Era giugno 2020 quando fu dichiarata la non potabilità dell’acqua a piazza delle Sirene e ancora non è stata fornita una spiegazione in merito. Le uniche notizie giunsero dalla responsabile della Asl Roma 4 che, casualmente, dopo di allora scelse il silenzio, adducendo la responsabilità della comunicazione al gestore dell’acqua. Che preferì il silenzio. Per esempio, è possibile dare un volto al responsabile dell’inquinamento dell’acqua e sapere quali azioni ha intrapreso l’amministrazione comunale nei suoi confronti? Se le ha prese.
I cittadini l’estate scorsa hanno subito un danno economico e corso rischi per la salute. Per non parlare del danno morale, figlio della poca trasparenza, dell’essere esclusi dalle dinamiche cittadine.

Torniamo a parlare di acqua potabile in occasione dell’Ordinanza emanata dal sindaco Grando in vigore dal 1° giugno al 30 settembre 2021, che prevede “limitazioni per i seguenti usi extradomestici: irrigazione e annaffiatura di orti, giardini, prati, vasi e altre superfici a verde; riempimento di piscine, fontane e vasche; lavaggio di corti e piazzali; lavaggio di veicoli (eccetto impianti autorizzati); ogni altro uso improprio della risorsa, diverso da quello alimentare, domestico, per l’igiene- personale, per uso medicale. Per queste attività l’utilizzo dell’acqua potabile derivata dai pubblici acquedotti è consentito solo dalle ore 23:00 all’una del giorno successivo” .
L’Amministrazione comunale, con l’arrivo dell’estate e per evitare inutili sprechi che potrebbero comportare possibili disagi, invita i cittadini ad un uso razionale e corretto dell’acqua potabile, utilizzando un linguaggio che piace. Lo adottiamo per tornare a chiedere: è consentito ai cittadini conoscere chi, come e quando l’acqua, per cui invita alla massima attenzione nell’utilizzo oggi, in alcune zone di Ladispoli è stata dichiarata più volte non potabile l’estate 2020?

Le ultime voci sull’argomento risalgono a settembre 2020 quando l’attenzione si spostò sul piano politico/giudiziario. Con una nota social il sindaco Grando informava di aver ricevuto un rinvio a giudizio per la vicenda relativa alla potabilità dell’acqua di piazza delle Sirene e di via Don Milani, nella quale gli veniva contestato di aver “rifiutato un atto d’ufficio” e, specificamente, di non aver emesso un’ordinanza di non potabilità dell’acqua”. L’azione della procura avvenne a seguito della denuncia del consigliere d’opposizione Eugenio Trani. ”É quindi evidente che ci troviamo di fronte all’ennesimo episodio in cui la sinistra, quando non riesce a battere il proprio avversario politico sul campo, spera che sia la magistratura a rendergli tutto più semplice” – tuonò il sindaco a cui fece eco, (settembre 2020) il Gruppo Indipendenti di Sinistra, che così riassumeva la vicenda: «In data 8 giugno la ASL invita formalmente Grando ad emettere un’ordinanza di sospensione della rete idrica nell’area di Largo delle Sirene per la presenza dei coliformi. In risposta il 9 giugno Grando dichiara: “Non si ritiene necessario procedere all’adozione dell’ordinanza di non potabilità”, dal momento che il controllo da parte di un laboratorio privato, contattato per l’occasione, non aveva rilevato contaminazioni. E qui uno potrebbe pure chiedersi, con una punta di malizia, perché diffidare della ASLRM4 che è fino a prova contraria l’Organismo istituzionale preposto al controllo delle acque e che non ammette pressapochismo? Organismo che non ha mollato la presa. Poi ci si è arresi all’evidenza, i coliformi non erano campati in aria quindi “per precauzione” stop ai rubinetti e invio delle autobotti finché non si è giunti alla fonte della contaminazione e cioè un allaccio abusivo”.
E proprio sull’allaccio abusivo che si lamentano mancate ordinanze.