Ciao Mario Facco, laziale vero

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Era un amico de L’Ortica.

A cui concesse una lunga intervista un paio di anni fa. Articolo che vi riproponiamo al termine di questo doveroso spazio per rendere omaggio a Mario Facco. Terzino di quella fantastica Lazio che vinse lo scudetto nel 1974. Mario ci ha lasciato all’età di 72 anni, dopo la battaglia contro una terribile malattia. Era noto non solo per i suoi trascorsi nella Lazio, nell’Inter, nell’Avellino e nel  Parma, ma anche per essere un acuto e competente opinionista sportivo sia sulla Rai che nell’emittenza privata romana. Tifoso della Lazio accanito, non aveva però mai tradito la lucidità ed obiettività di commento. Anche la Lazio lo ha ricordato con questa nota:  “La Lazio, il suo presidente, l’allenatore, i giocatori e tutto lo staff esprimono profondo cordoglio per la scomparsa dell’ex calciatore biancoceleste Mario Facco e si uniscono al dolore della famiglia“.

Alla famiglia di Mario Facco giunga la nostra vicinanza. Ciao Mario, laziale vero.

Mario Facco, un milanese a Fregene

Intervista non solo sportiva al calciatore che vinse lo scudetto nel 1974 con la Lazio di Maestrelli

di Emiliano Foglia

Nella sua Fregene, ci aspetta uno dei difensori del primo scudetto della Lazio, quello della leggenda del ’74, di papà Lenzini e Tommaso Maestrelli.  Parliamo di Mario Facco, classe 1946. Una carriera da giocatore con le casacche di Inter, Lazio, Avellino e Parma. Come allenatore esperienza decennale in serie B e C. Attualmente è commentatore sul canale satellitare Rai Sport durante le partite del Campionato Italiano di Lega Pro e come opinionista nell’emittente romana RadioSei. Lo raggiungiamo per un’intervista a tutto tondo. Non solo calcio.

Mister Facco, sempre in grande forma, sarà l’aria buona di Fregene?

“Ringrazio L’Ortica per la bella sorpresa. Allenatore non lo sono più da tanti anni, adesso vado su e giù per l’Italia con Rai Sport. Commento come seconda voce, le partite di campionato della Lega Pro”.

Come ha fatto un milanese puro a finire a Fregene?

“Ho conosciuto questo splendido posto, quest’ oasi a due passi da Roma ma soprattutto sul mare, grazie alle ricche mangiate insieme ad alcuni miei compagni di squadra alla Lazio come Oddi, Garlaschelli e Giorgio Chinaglia al ristorante da Mastino. Conoscendola meglio Fregene a metà degli anni ‘90 ho deciso di trasferirmi a vivere qui”.

Fregene affollata e colorata d’estate, come si presenta in inverno?

“L’estate Roma si sposta qui e qualche problematica di traffico è difficile da digerire per noi che residenti di Fregene. Paradossalmente il mio rammarico e vedere Fregene d’inverno abbandonata a se. Le strade, l’illuminazione hanno bisogno di manutenzione e non sempre è cosi. La mia non è una critica all’amministrazione locale, solo un suggerimento a valorizzare meglio questo gioiellino di posto”.

Mario Facco calciatore come nasce?

“Ho iniziato la mia carriera calcistica con l’Inter, dove ha giocato una partita di campionato e 3 di Coppa Italia. A 21 anni mi sono trasferito alla Lazio, in Serie B, dove sono rimasto per sei stagioni, centrando due promozioni in Serie A e contribuendo alla conquista dello scudetto nella stagione 1973-1974. Lazio-Foggia penultima partita di campionato e la  matematica certezza di essere Campioni d’Italia. L’Olimpico con 80 mila bandiere. Incredibile. Immagini che non dimenticherò mai. Sono passati quarant’anni, correva l’anno 1974 ma l’emozione di rivedersi e il piacere di raccontare quelle gesta è ancora forte. Il 12 maggio 2014 è stata una data importante, ricorreva il 40ennale del primo scudetto biancoceleste. La grande festa all’Olimpico ha visto il tutto esaurito, grazie all’ evento di padre in figlio”.

Alla Lazio fin da subito Maestrelli riuscì a creare un calcio spettacolare. Cosa può esserci di diverso da ora ed è possibile che qualche allenatore fuori dalla cerchia delle big riesca a ricreare quello che Maestrelli è riuscito a creare con voi?

“Maestrelli non era conosciutissimo, ma aveva già allenato in Serie A il Foggia. I primi due mesi sono difficili per Tommaso e si era vicini al suo esonero. Poi ci si misero due tre partite di mezzo, andate male con due squadre di seconda fascia e da li partì la contestazione. Da lì uscì l’uomo, che da solo affrontò la contestazione allo stadio Flaminio, dopodiché, forse proprio grazie alla sua forza, nacque un solido connubio, non solo con i tifosi stessi ma anche con la squadra”.

Lei si rivede in qualche allenatore del passato oppure attualmente?

“Herrera all’Inter e Maestrelli alla Lazio i miei maestri. Attualmente rispetto a quelli di oggi mi piace molto Donadoni del Parma. Un tecnico che lascia giocare la propria squadra liberamente ed a volte a renderla spregiudicata. Il mio calcio ideale direi non troppo italianista e difensivista”.

Veniamo a questa Lazio. I tifosi stanno contestando apertamente il lavoro del presidente Lotito. Cosa ne pensi?

“Lotito ha sempre ribadito che non mollerà mai la società, è un vero osso duro. Purtroppo, nei momenti in cui avrebbe potuto fare qualcosa, questo qualcosa non è mai stato fatto e si è perso il momento giusto per spiccare il volo. Quando la Lazio poteva effettuare il salto, per esempio dopo i quarti posti in campionato, la presidenza non ha fatto molto. Peccato veramente”.

Sarebbe giusto spostare uno stadio di proprietà ben lontano dalla capitale?

“Uscendo da Roma percorrendo l’Aurelia in direzione Fregene, c’è la zona della Massimina di cui in passato se ne era parlato ma credo in chiave Roma. Potrebbe essere un’idea”.