Riscopriamo San Giuseppe sottomarino

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Una storia vecchia di oltre venti anni che finalmente qualcuno ha deciso di riportare alla luce.

Soprattutto perché non si riesce a comprendere per quale motivo i passati inquilini di piazza Falcone se ne fossero completamente dimenticati. Parliamo della statua di San Giuseppe sottomarina, posizionata nei fondali di fronte a Torre Flavia in una zona di cosiddette secche. E grande merito deve essere ascritto al sub Giuseppe Aiola, un ragazzo di anni 31 con la passione per il mare, che per primo ha messo in rete la foto della statua del Santo, segnalando come fosse in stato di abbandono e meritasse un immediato recupero. Grazie alla sua iniziativa si è messo in moto un circolo virtuoso che dovrebbe portare al felice esito della situazione. Per chi non conoscesse la storia, è una vicenda che ebbe inizio nel 1996 quando l’allora amministrazione di Centro destra, su proposta dell’ex assessore al turismo Marco Nica, decise di far immergere una statua in memoria del santo patrono di Ladispoli nelle acque antistanti la palude. La statua di San Giuseppe, alta 1,65 metri, del peso 120 kg, fu realizzata dalla Domus Dei di Pavona. Esattamente il 4 agosto di 21 anni fa fu calata a 21 metri di profondità. Era un evento inserito all’interno della “Festa del mare”, una celebrazione che ha origini molto antiche. Veniva celebrata il 15 agosto di ogni anno dai pescatori di Pozzuoli, che avevano scelto San Giuseppe come loro protettore, e lo festeggiavano all’inizio della stagione come buon auspicio per la pesca. Essi, inoltre, dalle loro rive si spingevano sino al nostro litorale per la pesca, in quanto era conosciuto come il più ricco di fauna del Tirreno

Un progetto che fu portato avanti con i volontari Enzo Freddi e Luciano Matteini con l’ausilio della protezione civile Dolphin che si occupò delle operazioni di immersione ed ancoraggio. Fu un momento di grande commozione, Ladispoli celebrava il suo santo con la deposizione di una corona di fiori, all’epoca la stampa diede grande risalto ad un evento che coniugava alla perfezione l’aspetto religioso e turistico. Visto che all’evento, che partiva con una processione per le vie della città, era legato anche un itinerario turistico per sub, che toccava tra l’altro dei resti di ville romane nel fondale davanti a torre Flavia. Poi, nel corso delle due amministrazioni Paliotta, la statua è stata praticamente dimenticata, cancellata dagli eventi del comune, Ladispoli di fatto ha voltato le spalle al suo patrono. A tenere vivo il ricordo ci sono stati solo i sommozzatori che hanno continuato a far visita alla statua di San Giuseppe in fondo al mare. Ora, grazie alla segnalazione dell’ex assessore Nica, sembrerebbe che questa tradizione possa essere riattivata dall’estate del prossimo anno visto che la cerimonia in mare avveniva in agosto. Un evento che potrebbe diventare una attrazione turistica da inserire nel cartellone estivo, oltre che un solenne momento di omaggio della città al suo santo. Che negli ultimi dieci anni non è stato molto rispettato dalla classe politica di Ladispoli. Ed un segnale importante è arrivato dal palazzetto di piazza Falcone attraverso l’intervento del consigliere comunale Patrizio Falasca che ha annunciato novità.

In un recente incontro, insieme ad Antonio Agrestini, Enzo Freddi, Carlo Mulliri e Marco Nica – spiega Falasca . abbiamo deciso di lavorare al meraviglioso progetto della statua  di San Giuseppe a Mare. Abbiamo compreso che le grandi tradizioni e le grandi iniziative del passato, purtroppo, mandate alla deriva dalle vecchie amministrazioni, possono oggi essere riproposte poiché rappresentano un valore incredibile che qualcuno non ha saputo comprendere. Il nostro lavoro si è quindi concentrato, al momento, sulla statua di San Giuseppe a Mare. Devo dire che talmente rapida è stata la condivisione comune e l’entusiasmo, che in tempi record, sono state reperite le risorse economiche necessarie per procedere immediatamente alla ripulitura e alle manovre di manutenzione, atte a far risplendere questo monumento dimenticato. Ma non finisce qui. Infatti dopo questa prima fase, si passerà ad una fase successiva, attraverso la quale, si tenterà di far rivivere una fantastica tradizione che ci appartiene e che con negligenza e indifferenza era stata mandata alla deriva”.