“LO STATO GARANTISCA IL DIRITTO A ZONE BIANCHE SENZA ELETTROSMOG”

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CLAMOROSA SENTENZA IN FRANCIA SULL’ L’ELETTRO-IPER-SENSIBILITÀ AI CAMPI ELETTROMAGNETICI, DISABILITÀ RICONOSCIUTA IN OLANDA E SVEZIA MA NON IN ITALIA.

di Maurizio Martucci

“Non possiamo più vivere in ambienti irradiati, il che non significa che non abbiamo più il diritto di vivere.” L’obbligo dello Stato di garantire il diritto all’abitazione dei suoi cittadini, non in una casa popolare, ma in mezzo al bosco, in una zona bianca senza elettrosmog. È stato sancito in Francia nella sentenza emessa dai giudici del tribunale di Digne-les-Bains, comune nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.

La causa giudiziaria ha dato ragione a Philippe Tribaudeau, 62 anni, gravemente elettrosensibile, costretto da anni insieme alla compagna ad accamparsi nel bosco di proprietà dell’Ufficio Nazionale delle Foreste, vicino a Sisteron. L’ente forestale aveva portato in giudizio l’uomo per occupazione di suolo pubblico, anche perché in prossimità sarebbe dovuta sorgere un’antenna di telefonia mobile. Ma il giudice transalpino ha dato ragione al principio di prevenzione del danno, riconoscendo il diritto a vivere in un’area libera da radiofrequenze. “I magistrati hanno stimato che Philippe Tribaudeau correrebbe dei rischi per la sua salute, se dovesse vivere altrove che in una zona bianca.”

Non solo, perché proprio in Francia, proprio sulle Alpi, esistono anche due rifugi attrezzati per elettrosensibili. Sorgono nei pressi di Crest e Gap di Saint-Julien en Beauchéne, in mezzo ad un parco regionale ed un altro nazionale, abitati da chi scappa dalle città, dalle modernità non per moda o stile di vita alternativo ma letteralmente per sopravvivere, per sfuggire dalla morsa elettromagnetica subita sul corpo come una tortura. La recente sentenza è una piccola vittoria postuma anche per l’europarlamentare francese Michele Rivasì, morta a Bruxelles recentemente, spesa l’ultima parte della sua vita in difesa dei malati invisibili.

La questione dell’elettrosensibilità (EHS) è quindi sempre più al centro delle attenzioni, non solo dei magistrati, soprattutto in piena transizione digitale. Dopo la Svezia, infatti, anche i Paesi Bassi hanno ufficialmente riconosciuto l’elettro-iper-sensibilità ai campi elettromagnetici come disabilità funzionale, dichiarata l’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sulla disabilità applicabile alle persone che ne soffrono. “Dopo i nostri primi incontri fruttuosi con il Ministero della Salute, anche l’organizzazione ombrello olandese per le persone con disabilità, Ieder(in), ci ha confermato che le persone con EHS sono coperte dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla disabilità“, il commento di Stichting EHS, l’associazione olandese che si è spesa per la causa.

“Un altro risultato importante è stata la conferma da parte dell’Istituto olandese per i diritti umani che le persone con EHS sono coperte dalla Convenzione delle Nazioni Unite sulla disabilità. Questo istituto vigila sul rispetto della convenzione. Per dare un quadro della portata e della gravità del problema EHS, abbiamo invitato le persone elettrosensibili olandesi a rivolgersi allo stesso. L’istituto ha inviato risposte esaurienti a tutti coloro che hanno presentato segnalazioni.” In Italia la questione è invece ancora nebulosa.

Nonostante le numerose manifestazioni e istanze prodotte, compreso il dossier IO ESISTO, MAI PIU’ SENZA DIRITTI inviato all’ONU, all’OMS e al Governo italiano, lo scorso anno il Ministero della Salute ha ufficialmente respinto la domanda di riconoscimento dell’elettrosensibilità nell’inserimento dei Livelli Essenziali di Assistenza, lasciando cadere nel vuoto la rivendicazione dei diritti dei malati che adesso temono sia per l’avanzamento di nuove antenne 5G che per l’innalzamento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico, prossimo dal 30 Aprile 2024 in applicazione della Legge 214 del 30 Dicembre 2023.

Un vero e proprio pugno nello stomaco nella compressione di diritti inalienabili. Una vera e propria controtendenza rispetto alle misure più protettive adottate a livello internazionale. Italia, come al solito, fanalino di coda.