L’EROSIONE CANCELLA LA FUTURA “PASSEGGIATA ARCHEOLOGICA”

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scogliere inesistenti

SCOGLIERE: SOTTO LE DUNE MEDITERRANEE DI PALO SI NASCONDE LA STORIA MA PER TUTELARLE SERVONO LE SCOGLIERE CHE ANCORA NON ARRIVANO.

È stata battezzata “passeggiata archeologica” e in un futuro, non si sa ancora se lontano oppure no, dovrebbe collegare la zona di Ladispoli sud al Castello e alla frazione di Marina San Nicola. Questo progetto l’amministrazione comunale e i rispettivi tecnici l’hanno inserito nella programmazione del Pua, piano utilizzo dell’arenile.

Insomma, un iter concreto, messo nero su bianco per riqualificare la costa, chiaro quando sarà possibile far scattare il semaforo verde dopo le varie autorizzazioni, tra cui quelle da ottenere in Regione. Ma c’è un problema: la forza della natura. L’erosione non aspetta e continua a rosicchiare la spiaggia. E questo è un bel problema anche nelle altre parti del litorale nord.

È una fascia piuttosto suggestiva quella che dopo lo stabilimento Be Bop A Lula conduce appunto a San Nicola. Le dune mediterranee nascondono i propri “tesori” ma ora sono a rischio anche perché le barriere soffolte sono ancora un miraggio, nonostante la Pisana abbia deliberato anni fa più di sei milioni per salvare il lungomare.

I ladispolani e i vacanzieri sono particolarmente affezionati a questo lembo di costa anche per i tanti ritrovamenti di scheletri degli antichi romani e di tombe a Cappuccina. Una sorta di necropoli sulla sabbia ma sempre più in balia delle onde che rischiano di trascinare tutto a largo. Un’ampia fetta della parete di falesia è stata inghiottita dall’erosione. Ulteriori mareggiate potrebbero infliggere il colpo di grazia ad una delle parti del litorale nord già sotto i riflettori della Sovrintendenza e a metà tra il demanio marittimo e la proprietà degli Odescalchi.

In piena estate, nell’agosto del 2017, nei pressi del bunker di Palo risalente al periodo post bellico, riaffiorò un altro scheletro a pochi metri da chi prendeva tranquillamente il sole. Carabinieri, guardia costiera e delegati comunali, in stretto contatto con la Sovrintendenza, intervennero per delimitare l’area scoprendo che i turisti si erano portati via la mandibola come souvenir. L’arenile diventò una specie di set cinematografico registrando un via vai incessante di villeggianti.

Il rischio che si ripeta la stessa situazione c’è. L’unica soluzione al momento, anche per salvaguardare i resti della prima età imperiale, come stabilito dagli esperti più di 5 anni fa, è la realizzazione delle scogliere, progetto sul quale nei mesi scorsi erano arrivate rassicurazioni da Palazzo Falcone. Il Comune, con le parole del sindaco, Alessandro Grando e del delegato alle Aree Protette, Filippo Moretti, aveva sostenuto come non mancasse poi molto alla presentazione del bando ad evidenza europea per l’individuazione della società che si occuperà in seguito dei cantieri sull’intera costa di Ladispoli da Torre Flavia fino a Palo.

L’iter relativo alla Valutazione impatto ambientale a quanto pare è ancora fermo in Regione. Non solo criticità a sud. Sul lungomare centrale di via Regina Elena le spiagge libere sono ridotte al lumicino e sarà sempre più difficile trovare spazio per i turisti che non vogliono affittare un lettino o un ombrellone in uno stabilimento balneare. A nord, già da via Santa Marinella in poi, analogo discorso. Le onde hanno divorato una buona parte della spiaggia pubblica. Soffre terribilmente pure la palude di Torre Flavia, oasi che necessiterebbe quanto prima delle scogliere.