«LE NUOVE PIANTE SONO GIÀ SECCHE». L’ALLARME DEI RESIDENTI

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E LO SCONTRO TRA OPPOSIZIONE E MAGGIORANZA. POLEMICHE SUL NUOVO BOSCO URBANO DI LADISPOLI

Lanciato in primavera come il grande nuovo bosco di Ladispoli, in piena estate è entrato di diritto nell’elenco delle aree verdi critiche. Non piove da tempo, questo si sa, e di conseguenza le piante si sono seccate.

Gli oltre 3mila alberi della futura preziosa riserva però non sono state nemmeno annaffiate con una certa frequenza da chi di dovere, soltanto ogni due settimane in base al contratto stipulato tra il Comune e i privati (società Arbolia) e così i residenti della zona hanno manifestato tutti i loro dubbi perché alcune potrebbero ormai non farcela. Nel mese di marzo scorso, sulle sponde del torrente Sanguinara alla fine di viale Mediterraneo, erano stati messi a dimora migliaia di alberi di differenti specie autoctone arboree (roverella, leccio, orniello, acero campestre e ciliegio), arbustive (biancospino, mirto, alaterno, lentisco e rosa sempreverde) tutte dotate di passaporto vivaistico.

Chiarito il progetto in questo cappello introduttivo, la tematica in questi giorni ha infiammato non poco gli animi della classe politica. L’opposizione ha preteso chiarimenti immediati con un’interrogazione scritta alla maggioranza. «È molto grave che queste piante si siano seccate – attaccano Crescenzo Paliotta e Silvia Marongiu, rispettivamente consiglieri comunali di “Per Silvia Sindaco” e Partito Democratico – con spreco di denaro pubblico e danno alle risorse ambientali.

Questo nonostante i contratti prevedano per tutto il primo periodo della messa a dimora la costante irrigazione. Preoccupano le piante messe a dimora nella zona tra Cerreto e Sanguinara: la società Arbolia non sembra tener fede agli impegni presi». Paliotta e Marongiu esigono di conoscere anche le cause e domandano se «siano stati addebitati i danni alle ditte alle quali era stato affidato il compito della messa a dimora e della cura delle alberature».
A replicare è Filippo Moretti, consigliere comunale ed ex delegato alle Aree protette. «In quest’ultimo periodo maggiormente siccitoso risponde – la società è stata
più volte sollecitata ad intensificare le irrigazioni per garantire la massima sopravvivenza delle piante. Alla fine dell’estate la Arbolia provvederà al reimpianto di quelle essenze che non hanno attecchito. Inutile dire che tutte queste informazioni, per chi ha veramente a cuore l’ambiente, si potevano trovare con facilità, soprattutto se si è consigliere comunale. Da parte mia posso infine rilevare che non si ha memoria di iniziative come questa messe in campo dalle passate amministrazioni “ambientaliste” di sinistra, che pure hanno a lungo governato la città».

Secondo gli esperti, il bosco urbano consentirà di assorbire fino a 314 tonnellate di Co2 in 20 anni. «Il nostro Comune – conclude Moretti – è stato tra i primissimi in Italia ad ottenere la sponsorizzazione e per l’iniziativa è stato scelto un terreno che negli anni passati era anche stato oggetto di degrado». Discussioni politiche a parte, restano i dubbi sulla gestione di quest’area e sul fatto che mettano a repentaglio gli stessi alberi, che poi magari verrebbero anche sostituiti. Proprio la vicinanza ad un corso d’acqua dolce, tra i benefici ecosistemici del nuovo bosco, consentirebbe di sviluppare un’importante nicchia ecologica per fauna e avifauna locali. E in futuro potrebbe essere realizzato un nodo
stradale che consentirà agli automobilisti di lasciare l’Aurelia per entrare direttamente nel rione Cerreto attraversando un’area verde destinata a crescere con il passare degli anni. Discorsi prematuri, ora l’obiettivo principale è salvare le povere piante.