LADISPOLI, ARRIVEDERCI SAGRA

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LA FESTA DEL CARCIOFO ERA ATTESA PER OGGI, UNA CORSA CONTRO IL TEMPO PER CERCARE DI VENDERE I PRELIBATI ORTAGGI.

Arrivederci Sagra. L’appuntamento, salvo clamorosi colpi di scena, è rinviato al prossimo anno. E lo ha fatto capire anche il sindaco ladispolano, Alessandro Grando, alcuni giorni fa. Il Re Carciofo, pronto a soffiare le sue 70 candeline (in programma da oggi venerdì 17 fino a domenica), dovrà saltare un turno. E’ un evento sempre molto atteso.

Non solo per i numeri visto che negli ultimi anni la fiera nazionale ha fatto registrare la presenza di centinaia di migliaia di visitatori ma anche per le tradizioni popolari, il folklore e naturalmente la vendita di milioni di prelibati ortaggi. In sostanza il frutto del lavoro di un anno di decine e decine di agricoltori che per colpa dell’emergenza sanitaria e della relativa cancellazione della Sagra, non riusciranno a piazzare tutti i loro carciofi piantati con cura e amore dalle storiche famiglie.

Inevitabile allora iniziare a fare dei calcoli e ad analizzare la situazione del settore agricolo. Grazie alla generosità di alcuni, migliaia di pezzi sono comunque arrivati nelle case dei più bisognosi coinvolgendo i volontari del centro operativo comunale gestito dalla protezione civile. I banconi del mercato, frutterie e market hanno contribuito a venderne un’altra buona parte. Il 2020 però verrà cerchiato con il rosso dai coltivatori.

Chi ha esperienza nel campo prova a tracciare un bilancio.“Le perdite potrebbero superare il 30 per cento – ammette Angelo Leccesi, produttore di Ladispoli ai Monteroni – anche perché sia il cimarolo che il bracciolo ci vengono pagati la metà, ossia 40-50 centesimi. L’agricoltura comunque si difende rispetto ad altri settori. E’ importante che i cittadini sostengano i prodotti del luogo piuttosto che quelli importati da altri Paesi. Vale per i carciofi, vale per frutta e verdura. In futuro anche la grande distribuzione dovrebbe favorire l’acquisto dei prodotti locali. Questo forse sarebbe un modo per arginare la crisi”.

Non solo il mondo agricolo è in ansia. Nel Lazio ad esempio chi potrebbe patire è il settore vitivinicolo. “Il blocco di ristoranti, alberghi e agriturismi – interviene Riccardo Milozzi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori di Roma – sta inevitabilmente mettendo a rischio molte aziende. La filiera sta subendo notevoli ripercussioni. Chiederemo misure di sostegno a credito che ci garantiscano liquidità”.

Ci sono però anche delle polemiche. “Perchè negli scaffali dei grandi supermercati le bottiglie di vino di alcune realtà vitivinicole hanno registrato un prezzo più alto dopo il Coronavirus? – domanda Milozzi – Questo senz’altro non aiuta”.

Accuse sulle speculazioni. “Agricoltori e allevatori dovrebbero essere rispettati maggiormente – critica il presidente Cia – 1 litro di latte gli viene riconosciuto 40 centesimi e lo troviamo in vendita a 1,70; i carciofi di media presi a 70 centesimi e prezzati a 1,50 e gli abbacchi a 2,90 al chilo e per poi finire al cliente a quasi 4 euro. Ecco un altro motivo della crisi visto che non riescono a ricoprire le spese che affrontano quotidianamente”. Infine l’appello per sbloccare alla Pisana le domande dei giovani agricoltori. “Su mille domande riguardo al bando – conclude Milozzi – 300 sono state ammesse, quasi 600 non finanziabili per mancanza di fondi. La Regione dovrebbe risolvere anche questi problemi”.