IL GRANCHIO BLU, DIVORATORE DI VONGOLE E TELLINE

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granchio blu a Ladispoli

ALLARME ANCHE SUL LITORALE NORD E IN PALUDE A TORRE FLAVIA.

Una femmina può arrivare a deporre milioni di uova e ora l’invasione di granchi blu preoccupa non poco la costa anche a Ladispoli e Cerveteri, e di conseguenza l’oasi di Torre Flavia. Gli esemplari definiti “alieni” divorano soprattutto vongole, telline e cozze e secondo gli esperti stanno già causando notevoli problemi all’ecosistema marino e non.

Erano arrivati circa un anno fa soprattutto nel tratto ladispolano costituendo un vero e proprio problema per l’avifauna locale specialmente, come detto, a ridosso della Palude. «Lo scorso anno non arrivavano nemmeno a dieci – commenta il responsabile della palude per conto di Città Metropolitana, Corrado Battisti – avevano scaricato le uova nel canale e col passare del tempo ci siamo ritrovati i piccolini con le uova schiuse già in primavera nel mese di marzo».

A segnalarne continuamente la presenza in un’area che va da Passoscuro a Santa Marinella sono in particolar modo i pescatori di Porto Pidocchio che da questo nuovo esemplare, specie autoctona delle coste atlantiche del continente americano, potrebbero ricevere solo danni. «Il granchio blu – prosegue Battisti – ha un grosso impatto sui molluschi ma anche sugli altri granchi. Sono troppo grandi. Gli aironi ad esempio possono riuscire a mangiare i piccoli, ma gli esemplari adulti no.

A quanto pare il Governo ha deciso di intervenire per cercare di alleviare le criticità indotte da una proliferazione esponenziale». Conferme arrivano dalle pescherie della città. «I nostri pescatori – dice Massimiliano Civero, titolare di un’attività in centro a Ladispoli – ultimamente hanno notato molti gusci rotti di vongole e cozze segno che i granchi alieni sempre di più si stanno addentrando nel nostro mare. Si dovrà pensare semmai alla loro commercializzazione ma non c’è molta polpa da mangiare e non tutti potrebbero essere ingolositi da questa specie».

La proliferazione del granchio blu sta mettendo a rischio gli allevamenti di vongole e cozze, anche nel mar Tirreno. Oltre ai fondi messi a disposizione dallo Stato per fronteggiare l’emergenza che sta investendo migliaia di lavoratori del settore dell’acquacoltura, il prossimo passo sarà quello di vagliare le possibili modalità di commercializzazione del granchio blu pescato, così da poter salvaguardare la biodiversità e ottenere anche un ritorno economico. Gli ospiti, non tanto graditi a questo punto, al momento sono stati segnalati in gran parte in prossimità dei fossi Sanguinara e Vaccina dove in passato sono stati avvistati e fotografati anche da cittadini curiosi ma almeno per il momento non starebbero causando problemi all’interno dell’ecosistema dell’oasi naturale ma potrebbe essere davvero questione di settimane. Anche se un altro aspetto di cui tenere conto è l’impatto negativo che possono avere sulle secche di poseidonia, anche perché mangiano quello che trovano sul fondo.

E di certo a Ladispoli non manca la poseidonia. Ma come fronteggiare allora una invasione sempre più massiccia? Complicato secondo il giudizio degli studiosi visto che i granchi blu si sono adattati e vengono dal mare. Difficile davvero contrastare la loro presenza. In questi anni sono arrivati in Veneto, approdando un po’ ovunque in Italia, e ora minacciano pure il monumento naturale di Ladispoli già interessata da un’invasione di tartarughe alieni e gamberi cosiddetti killer che vivono ormai nelle acque salmastre.

La colpa di questa sorta di emigrazione per Legambiente, intervenuta mesi fa con un comunicato ufficiale, deve essere rintracciata soprattutto «nell’aumento della temperatura delle nostre acque» che consentirebbe di conseguenza «alle specie non autoctone di proliferare».

Tartarughe marine. Da un problema a un altro: un’altra Caretta caretta è stata trovata morta, in pochi mesi, sempre a Palo. Il fenomeno allarma non poco Marevivo Lazio. «Troppi casi – interviene Rita Paone – le tartarughe o vengono colpite dalle barche o ingeriscono plastica, un problema questo riscontrato in molte zone del mondo sul quale le nostre campagne mirate cercano sempre di ottenere risultati nella prevenzione».