SPIAGGE SPARITE, PALUDE A RISCHIO: TORNA L’INCUBO EROSIONE

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CERVETERI SENZA FUTURO, A LADISPOLI LA GIUNTA CHIEDE 6 MILIONI IN PIÙ ALLA REGIONE.

Le ultime mareggiate hanno inferto un altro durissimo colpo alla costa. A Ladispoli e Cerveteri si contano i danni dopo le violente mareggiate di inizio settimana. E i problemi non sono soltanto per i balneari. Anche le spiagge libere, è emerso in queste ore, sono state inghiottite dalle forti correnti. Le onde hanno scavato e lo spazio, è sotto gli occhi di tutti, è stato notevolmente ridotto. Il fenomeno degli arenili dimezzati, compresi quelli gestiti da privati, potrebbe incidere sul futuro della costa, economia compresa. Quasi nessun tratto è stato risparmiato dalla furia del maltempo.

A Campo di Mare in via Navigatori Etruschi e vicino il sito protetto della palude di Torre Flavia. L’oasi è a rischio e necessita quanto prima di barriere contenitive per impedire che le onde contaminino l’acqua paludosa decretando la fine dell’avifauna migratoria e di alcuni specie di piante. Ha rischiato grosso Ezio alla Torretta. «La nostra stagione per poco non chiudeva anticipatamente – racconta Gianluca Vannoli, il titolare – l’acqua era entrata nella veranda inondando anche le cabine, oltre agli ombrelloni». È avvenuto un sopralluogo da parte del sindaco etrusco Elena Gubetti. Nessuna richiesta però di calamità naturale al momento. Quello che la categoria chiede ormai da svariati anni è un piano per contrastare l’erosione. Mesi fa si è svolta anche una riunione importante tra tutti i comuni costieri del Lazio alla presenza del governatore Francesco Rocca. E Cerveteri non rientra in nessun finanziamento. Nonostante le richieste delle istituzioni, dell’Assobalneari e dei singoli operatori, finora il semaforo è rimasto sempre rosso con gravi ripercussioni sul turismo.

Anche a Ladispoli sono giorni duri per la categoria degli operatori balneari. «Già da tempo – testimonia Marco Lazzeri, proprietario de Il Tritone – ho dovuto rinunciare a file di ombrelloni e lettini mandando via i clienti per mancanza di spazio. Le cose qui peggiorano sempre di più». Danni anche al Molto e allo stabilimento Roma. Ulteriori mareggiate a questo punto potrebbero infliggere il colpo di grazia ad una delle parti del litorale già sotto i riflettori della Sovrintendenza. Il comune ladispolano mette fretta alla Regione Lazio che ha già finanziato 6 milioni di euro per le barriere soffolte ma né i soldi sono arrivati, né la Valutazione ambientale è stata sottoscritta. Ad agosto c’è stato un incontro tra le parti, poi non si è saputo più nulla. «Il vertice è avvenuto con il vicepresidente della Pisana Roberta Angelilli – ha confermato il delegato alle Aree protette di Ladispoli e consigliere comunale, Filippo Moretti – e abbiamo affrontato due questioni in particolare, la prima inerente proprio la Vas sperando che gli uffici velocizzino l’iter per sbloccare le ultime richieste. Sarebbe fondamentale affinché poi si possa pensare solamente con il bando vero e proprio».

Non meno importante l’aspetto legato ai costi. I rincari sul prezzo dei materiali hanno complicato non poco i piani del municipio (lo stesso è avvenuto ad esempio con l’auditorium “Massimo Freccia”). Con i 6 milioni il vecchio progetto avrebbe coperto con i cantieri l’intero tratto del litorale ladispolano, da Torre Flavia fino a Marina San Nicola. Ora, per sviluppare un intervento strutturale così imponente, di milioni ce ne vorrebbero almeno 9. «Vero – spiega sempre Moretti – la nostra richiesta però è di ulteriori 6 ai 6 già deliberati arrivando a un totale di 12 perché vorremmo anche dar vita ad un rinascimento morbido, oltre alle scogliere, e salvaguardare la parte dell’oasi protetta di Torre Flavia in modo più adeguato. Vedremo quello che accadrà, ci incontreremo nuovamente già a settembre. Nelle scorse settimane la Regione ha aperto un tavolo con tutti i comuni costieri e il nostro è l’unico ad aver in piedi un progetto già avviato. Ci sono buone possibilità ma occorre pazientare».

È la tempistica che però allarma gli operatori del settore che rischiano di non assistere ai lavori prima dell’estate 2024. Sarebbe naturalmente una beffa.