IL CASO ALPI NON SI ARCHIVIA

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Il GIP rispedisce al mittente la richiesta di archiviazione: il giudice Andrea Fanelli dispone nuove indagini. L’approvazione dei familiari.

Il giudice per le indagini preliminari di Roma, Andrea Fanelli, ha rigettato la richiesta di archiviazione dell’inchiesta, presentata dalla procura, relativa all’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, in Somalia. Il giudice ha disposto ancora una volta nuove indagini. Contro l’archiviazione si erano espressi, opponendosi, i familiari della giornalista oltre alla Fnsi, Usigrai e Ordinea giornalisti difesi dall’avvocato Giulio Vasaturo.

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Il 26 giugno dell’anno scorso il giudice aveva già detto no all’archiviazione. La Procura di Roma, con il pm Elisabetta Ceniccola, aveva chiesto di chiudere il fascicolo sostenendo che era stato impossibile stabilire il movente e l’autore dell’assassinio. Ma il gip aveva detto no ordinando una nuova tranche di accertamenti. A determinare quel rigetto c’era anche la trascrizione di una intercettazione tra due cittadini somali, presente nelle carte di una inchiesta della Procura di Firenze e inviata a piazzale Clodio nell’aprile scorso, proprio alla vigilia dell’udienza davanti al gip, in cui i due parlando di quanto avvenuto a Mogadiscio affermavano che Ilaria “è stata uccisa dagli italiani”. Per la procura però quelle conversazioni captate erano “irrilevanti” e e per questo la titolare del fascicolo aveva comunque chiesto di chiudere definitivamente il caso.
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Il giudice però aveva chiesto ai pm di ascoltare i protagonisti di quella intercettazione e in particolare di ascoltare Abdi Badre Hayle “al fine di accertare da chi è partito l’ordine di versare la somma di 40mila dollari all’avvocato Duale e come egli facesse a sapere che era ‘per la questione Hashi”. Il magistrato, inoltre, chiedeva di ascoltare “Mohamed Geddi Bashir al fine di accertare da chi ha ricevuto l’informazione – si leggeva nel documento del gip – che Hashi Omar Hassan (a cui erano stati inflitti 26 anni, assolto nel processo di revisione e risarcito con 3 milioni di euro per ingiusta detenzione) era stato ingiustamente condannato per l’omicidio di Ilaria Alpi e che quest’ultima era stata invece uccisa da militari italiani”. Tra le richieste anche quella di audire l’avvocato Douglas Duale per accertare se effettivamente “gli sia stato corrisposto del denaro dal governo somalo o da altri soggetti per la difesa di Hashi Omar Hassan”.

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Infine il giudice citava una relazione del Sisde del 1997 e in particolare chiede a chi indaga di ascoltare “la fonte confidenziale” citata in quella relazione “previa nuova richiesta al direttore pro tempore in ordine all’attuale possibilità di rivelarne le generalità”. Nella relazione dei servizi segreti “emergerebbe il coinvolgimento dell’imprenditore Giancarlo Marocchino nel duplice omicidio nonché in traffici di armi”. A tal proposito il gip Andrea Fanelli citava il suo collega, Emanuele Cersosimo, che con una ordinanza del 2 dicembre 2007, aveva chiesto che venisse ascoltata quella fonte confidenziale dell’allora servizio segreto civile ma “il ministero dell’Interno aveva risposto, con nota del primo aprile 2008, che perduranti esigenze di tutela della fonte stessa non consentivano di fornire elementi atti a rivelarne l’identità“. Dopo oltre dieci anni “appare utile verificare la persistenza delle ragioni di segretezza addotte dal Sisde”, concludeva Fanelli.