DADO: “SENZA MIA MOGLIE NON POTREI FARE L’ARTISTA!”

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Dado

IL COMICO ROMANO GABRIELE PELLEGRINI CRESCIUTO A PANE E SATIRA, FESTEGGIA CON LA REUNION BAND “PASTINE IN BROTHETS” I SUOI 50 ANNI.

Come dire: trent’anni e non sentirli! Tanti ne sono passati dai tempi di “Dado & le Pastine in Brothers” ma, a vedervi sul palco del Golden, sembra fosse ieri.

Non hai idea che sia stato rimettere tutti assieme. Ingenuamente credevo sarebbe bastato fare una chat in cui tutti fossimo dentro, o quantomeno che fosse più semplici di quando, trent’anni fa, passavo intere giornate per mettere d’accordo tutti sulle prove; e quando dico intere giornate è perché davvero era così: telefonavi e Tizio era fuori, Caio doveva rientrare, a Sempronio lasciavi il messaggio ma la madre, la nonna, la zia non capiva e lo dovevi richiamare, quell’altra che ti diceva sì e poi era no! Insomma, stavi davvero ore a chiamare.

Cose che capisce solo chi le ha vissute!
Eh, si perché all’epoca mica c’erano i cellulari o meglio, si vedevano comparire ma non esistevano né sms né whatsapp, si poteva giusto parlare e pure parlare costava quindi, anche se lo avevi, usavi il telefono di casa. Tieni conto che nel ’94 era un regalo di laurea che pochi ricevevano. Io ho preso il primo nel ’97 quando era appena iniziata l’epoca della transizione, dei primi messaggini in cui se parlavi per strada parevi uscito da Star Trek. Averlo era l’affermazione di uno stato sociale un po’ snob che io combattevo comprandomi svariate esemplari di apparecchi finti che tiravo fuori quando vedevo chi lo usava per strada come per dirgli “guarda che ce l’ho pure io”.

Pensi di portarlo in tournée?
No assolutamente, lo spettacolo è un regalo che mi sono fatto anche a conferma della splendida energia che vivevamo andando in scena. Lo spettacolo che avevamo costruito era meraviglioso, andare in scena con una band affiatata trasmette una carica che lo spettatore avverte sostenendoti con la sua partecipazione dall’inizio alla fine. Noi eravamo giovani che avevano voglia di stare sul palco ed il pubblico lo capiva e stava lì a cantare, ballare e ridere con noi. “Dado & le Pastine in Brothers” è uno spettacolo bellissimo ma difficile da portare in tour.

Quindi che farai d’estate?
Proporrò il mio “Dado a tutto tondo”, lo spettacolo presentato al Tirso De Molina dove sono in scena con un telefonino gigantesco col quale mi interfaccio e che in realtà rappresenta il nostro nemico numero uno, ovvero quell’ algoritmo che oramai sa tutto di te, perché ogni volta che hai dato il consenso per aprire una pagina che ti interessava, in realtà gli hai dato il consenso ad accedere ai tuoi dati, per cui ora sa come ti chiami, chi sono i tuoi amici, il tuo conto bancario, dove abiti, che mestiere fai e tutto quel genere di informazioni che teniamo tanto a non trasmettere avvalendoci del diritto alla nostra privacy, che quindi privacy non è. Col risultato che alla fine da una parte sei uno che si batte per la privacy, dall’altra accetti tutto per due tacche in più di rete. Chiaro no?

Chiarissimo: quindi ti vedremo scorrazzare per il nostro litorale con un enorme cellulare sulle spalle?
Assolutamente si, da giugno a settembre come di tradizione per aggiungere alla leggerezza dell’estate, la leggerezza di uno spettacolo gradevole fatto di battute che sollevino le famiglie dai pensieri legati al quotidiano. Che poi è lo stesso obiettivo di sempre, regalare una risata spontanea, immediata, scevra da riflessioni.

Vogliamo parlare di Alessia Tulipano, tua moglie e produttrice dei tuoi spettacoli? Alessia è la figura collante di ogni cosa che faccio: se non ci fosse lei, crollerebbe tutto il castello. Io mi occupo solo di creatività, Alessia è tutto il resto a partire dall’agibilità, dai contratti, dai pagamenti che sono una parte importantissima per una produzione piccola come la nostra; senza considerare che è lei che tratta la pubblicità, la promozione. Alessia Tulipano è la donna senza la quale mi sarebbe impossibile fare l’artista.

E con i tuoi figli che rapporto hai?
Per deformazione professionale, io cerco sempre di trasformare tutto quello che mi circonda in un pezzo comico e questo accade spesso anche con la mia famiglia. Invece i miei figli, e soprattutto Lucas che è l’ultimo, per una sorta di adeguamento generazionale dovuto alla loro giovane età, stanno perennemente col “muso lungo” che rappresenta la loro contrarietà verso il mondo; perciò il compito che mi sono dato da solo è quello di farli ridere nonostante la loro generazione gli imponga di avere perennemente la faccia “da fine del mondo imminente”. Quindi tutte le volte che strappo loro un sorriso, io mi sento il comico più realizzato del mondo.

Dobbiamo dedurre che la famiglia sia davvero importante per te?
Stare di fronte al pubblico avendo dietro di te la serenità famigliare, è la cosa più importante del mondo.

di Mara Fux